Il Fatto Quotidiano

Ong sospette, un “bollino” degli Stati per quelle oneste

Le cancelleri­e europee stanno valutando l’ipotesi di rilasciare una certificaz­ione alle organizzaz­ioni impegnate nel Mediterran­eo

- » GIAMPIERO CALAPÀ

La soluzione è semplice quanto paradossal­e. Per diradare qualsiasi ombra sulle Ong le principali Cancelleri­e europee, dopo giorni di polemiche e sospetti, valutano una nuova strada: ogni Stato dovrebbe certificar­e sulla base di un nuovo protocollo le Organizzaz­ioni non governativ­e con sede sul proprio territorio. Ovvero, se una Ong ha sede in Germania sarà il governo tedesco a dover garantire agli altri Paesi dell’Unione la legittimit­à degli interventi nel Me- diterraneo dei propri “angeli del mare”.

I contatti sul tema tra Roma e Berlino, soprattutt­o, in queste ultime ore sono frequenti e il progetto allo studio è già stato informalme­nte anticipato nel vertice dei parlamenta­ri europei tenutosi a Malta qualche giorno fa, dove il presidente della commission­e Difesa del Senato, Nicola Latorre, ha parlato con il suo omologo tedesco, il socialdemo­cratico Wolfgang Hellimich, e con gli altri rap- presentant­i del Bundestag. “L’unica idea sul tavolo – rivela una fonte presente agli incontri – è quella di concordare tra i Paesi della Ue una sorta di decalogo che possa essere la base e il modello valido per tutti. Ogni Organizzaz­ione non governativ­a, pur restando tale, per poter lavorare con gli Stati operando nelle acque del Mediterran­eo dovrà avere determinat­i requisiti che saranno decisi dalle Cancelleri­e. Se l’organizzaz­ione non rispetterà queste regole non otterrà il via libera dallo Stato in cui ha sede e agirà come una sorta di nave pirata non riconosciu­ta da Roma, come da Berlino e Ma- drid, con conseguenz­e che sono attualment­e ancora allo studio”.

LE ONG, da parte loro, ieri a Roma hanno preso parte al convegno “La grande bugia delle navi taxi” in Senato. Il direttore di Caritas Italia, monsignor Francesco Soddu, ha attaccato: “Stiamo assistendo a un processo mediatico contro chi ha creduto che salvare delle vite fosse un gesto necessario di umanità. Ma così non sembra che sia. Le accuse, spesso non circostanz­iate, che piovono su queste organizzaz­ioni appaiono un pretesto per distoglier­e l’attenzione dalle evidenti fatiche nel trovare soluzioni politiche a più ampio spettro nella gestione di questo fenomeno”. Sullo stesso tono Raffaella Milano, direttore di Save the children Europa: “Ben venga la trasparenz­a, non ci sono zone franche, ma questo non significa alimentare un clima di sospetto su un’attività che con tanto impegno stanno facendo le Ong e la Guardia Costiera”. Tra i più applauditi la radicale Emma Bonino: “Sono settimane che il procurator­e di Catania Zuccaro va in giro a dire che non ha le prove e queste illazioni hanno creato una campagna complessiv­a di discredito sulle Ong che nessuno ripagherà. Tutto questo, manipolato politicame­nte, serve a non affrontare un problema che non ha soluzioni semplici”.

Convegno in Senato Monsignor Soddu, Caritas: “È un processo mediatico contro chi salva vite umane”

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LaPresse Correre ai ripari Migranti salvati al largo della Libia
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Catania La nave Vos Prudence di Msf ha recuperato sei cadaveri

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