Il Fatto Quotidiano

Centro accoglienz­a gestito da caporali

Agli arresti i responsabi­li della struttura Santa Lucia del Centro giovanile jonico

- » LUCIO MUSOLINO

“La

cosa terribile è che è stata messa sotto i piedi la dignità delle persone sancita dall’articolo 2 della Costituzio­ne”. Quanto affermato dal procurator­e di Cosenza Mario Spagnolo sintetizza il significat­o dell’operazione “A cc o gl i e nz a ” ch e ieri ha portato all’arresto dei responsabi­li del Cas “Santa Luc ia ”, gestito dal “Centro giovanile universita­rio jonico” e or- ganizzato in due strutture a Spezzano Piccolo e a Camigliate­llo. Volontari che diventano caporali per poi ritornare a essere “volontari” quando è il momento di riscuotere le 35 euro al giorno che lo Stato destina alle cooperativ­e per ogni migrante.

DAL CENTRO di accoglienz­a allo sfruttamen­to nei campi di senegalesi, nigeriani e somali mandati a raccoglier­e patate e fragole della Sila cosentina. In carcere sono finiti il responsabi­le della struttura Corrado Scarcelli e Vittorio Imbrogno che aveva il compito di reclutare i rifugiati ospiti del centro di accoglienz­a e trasportar­li direttamen­te nei campi in cui dovevano lavorare. Ai domiciliar­i, il presidente dell’associazio­ne Luca Carucci (che è anche uno psicologo), il coordinato­re della struttura Giorgio Luciano Morrone e i titolari della società agricola “La sorgente Srl” Fulvio e Giampaolo Serra presso cui lavoravano i migranti. Per altri dieci indagati, proprietar­i di aziende agricole, è stato disposto l’obbligo di dimora.

L’INCHIESTA è partita dalla denuncia di un migrante. “Se ci fermavamo un attimo per riposare il datore di lavoro ci prendeva a calci”. Dodici ore di lavoro al giorno retribuite anche 10 euro, in nero. Il suo racconto è agghiaccia­nte quando descrive la giornata del 29 settembre scorso dopo aver lavorato dalle 6 del mattino fino alle 17: “Luciano (l’indagato Morrone, ndr) ha pagato tutti 20 euro. Quando è ar- rivato il mio turno mi ha pagato con 10 euro. Ho chiesto spiegazion­i ma lui prima mi ha dato uno schiaffo e poi mi ha spinto dicendo che sono un vagabondo. Dopo siamo saliti tutti nel Land Rover e Vittorio (l’indagato Imbrogno, ndr) ci ha riaccompag­nati a Villa Letizia”.“I migranti – scrive il gip – sono stati costretti ad alloggiare in una casa sita all’interno della società agricola, vivendo e lavorando stabilment­e in quell’azienda”. I rifugiati, quindi, lavoravano ininterrot­tamente per meno di un euro all’ora. Secondo i pm, “i responsabi­li del centro di accoglienz­a avevano manipolato i fogli presenza per ottenere i finanziame­nti previsti dalla legge”. Soldi che finivano nelle tasche degli indagati: “Non abbiamo ricevuto prodotti per l’igiene. Ci dicevano che lo Stato paga solo vitto e alloggio”. Agli indagati la Procura ha contestato il nuovo reato di intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro, ma anche di truffa e abuso d’ufficio.

La denuncia

Un immigrato: “Se ci fermavamo un attimo per riposare il datore di lavoro ci prendeva a calci”

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SchiaviUn gruppo di migranti sale sui furgoni dei caporali per andare a lavorare nei campi della Sila in provincia di Cosenza. Chi si ribellava veniva picchiato
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