BOE LUMINOSE E UE AL BUIO
Mettiamo per ipotesi, e forse qualcosa di più di un’ipotesi, che una o due Ong piazzino boe luminose davanti alla costa libica, così da segnalare agli scafisti la rotta sulla quale troveranno ad attenderli la nave che metterà in salvo i migranti: dovremmo scandalizzarci o chiudere un occhio? Invocare severe punizioni o accettare come inevitabile la convergenza di interessi tra chi vuole garantire alla clientela lo sbarco in Europa (gli scafisti) e chi vuole evitare che altri esseri umani muoiano in mare ( le Ong)? Al netto di polemiche e schiamazzi, lo scontro di questi giorni sulla correttezza delle ong ricalca ‘il dilemma della boa lum i no sa ’ – cioè un complicato problema etico nel quale entrambe le soluzioni possibili hanno ciascuna una sua dignità. Non per questo si equivalgono. Né escludono una terza soluzione. Ma per venirne a capo occorre innanzitutto rispettare la complessità della questione.
Piazzare in mare boe luminose, o comunque attendere in mare i barconi diretti a Lampedusa, salva vite umane. Ma è anche un poderoso incentivo al traffico di migranti.
Le mafie libiche possono infatti utilizzare natanti sempre più economici ( perché quelle imbarcazioni dovranno fare solo un breve tratto di mare, nella previsione che poi saranno soccorse dagli ‘umanitari’). Risparmiando sulle spese, i trafficanti riescono a moltiplicare l’offerta di trasporti comunque insicuri. Ora ricorrono a inaffidabili gommoni di produzione cinese. Di fatto i naufragi continuano.
Il “dilemma della boa luminosa” non è diverso dal dilemma dell’Italia, l’unico Paese mediterraneo che cerca di salvare in mare le vite dei migranti, e di conseguenza fa la fortuna degli scafisti, diventati rapidamente la principale industria libica. Da tempo gli europei cercano metodi, anche molti disinvolti, per fermare i flussi. È un obiettivo realistico? Soltanto condizioni di vita intollerabili possono spingere esseri umani ad affrontare, spesso insieme ai propri figli, il rischio di morire nel Sahara, diventare schiavi degli scafisti o annegare nel Mediterraneo. Ne consegue che l’unico modo per fermare le migrazioni è modificare il livello di rischio: rendere più sicura la vita nei Paesi di origine oppure rendere ancora più pericolosi i viaggi verso l’Europa.
LA PRIMA SOLUZIONEp resuppone una robusta politica estera europea, cioè qualcosa di cui al momento non si vede neppure l’ombra. La seconda soluzione richiede una sequenza di catastrofi esemplari, affinché la morte di migliaia sia di monito agli altri. Non dispiacerebbe a molti tra governi e partiti europei: ma non possono dirlo.
Le politiche europee sull’immigrazione sono dettate dalle televisioni. Dove morte e sofferenza danno spettacolo, i governi intervengono. Dove restano invisibili, i governi calpestano i principi che proclamano. Non hanno mai preso in considerazione la possibilità di ingaggiare milizie libiche affinché liberino i migranti (invisibili) schiavizzati nei lager creati sulla costa dagli scafisti. Però vogliono rimettere in piedi la Guardia costiera (il progetto è italiano) libica perché impedisca le partenze dei barconi. Risultato prevedibile: per raggiungere l’Europa i clandestini dovranno pagare e rischiare molto di più; resteranno schiavi per un periodo più lungo; o dovranno affrontare i pericoli di una nuova traversata del Sahara per tornare da dove sono venuti.
Contromossa possibile: sfruttare la dipendenza dei governi dai media. Rendere visibili volti e storie terribili di migranti-schiavi e migranti-bambini. Un buon modello è ht tp s: // tw it te r. co m/ stl_manifest, ispirato alle vicende dei 930 ebrei europei che nel 1939 raggiunsero in nave le coste americane ma non furono lasciati sbarcare e dovettero tornare indietro. Vale cento boe luminose.
Secondo recenti proiezioni Istat, da qui al 2065 la popolazione italiana diminuirà di 7 milioni, con uno spopolamento drammatico del Meridione, dove gli abitanti si ridurranno al 29% del totale. Questa caduta sarà in parte limitata dal saldo tra stranieri immigrati e italiani emigrati all’estero (+ 2,5 milioni). Tra qualche lustro potremmo dover chiedere ai clandestini che arrivano in Italia di non andare via. In ogni caso è evidente che il “dilemma della boa luminosa” rimanda a questioni ben più complicate dei problemi di ordine pubblico che trascina. Come da tempo tentano di spiegare i pochi centri di ricerca che ne studiano (per esempio www.Cestim.it). Inascoltati, suggeriscono procedure legali per l’ingresso di migranti in Italia. Risparmieremmo, dicono, denaro e vite umane. Oltreché, potremmo aggiungere, tonnellate di ipocrisia.
guido.rampoldi@hotmail.com