Il Fatto Quotidiano

Quelli che “meno male che c’è il Senato”

Dal presidente Grasso in giù, tutti irridono Matteo: “Pensa se lo abolivi...”

- » LUCIANO CERASA

Ma non era proprio lui che voleva abolire il Senato – tanto non serve a niente, rallenta e basta, diceva – e che per essere sicuro di dare un colpo di spugna definitivo al bicamerali­smo perfetto aveva organizzat­o 5 mesi fa addirittur­a un referendum che ha spaccato il paese in due?

La domanda rimbalza ironicamen­te sul web e sulle agenzie da questa mattina, da quando Matteo Renzi invoca il giudizio della seconda Camera per mettere una toppa a un disegno di legge che 12 ore prima aveva fatto votare da Montecitor­io. E non è la prima volta.

IL GOVERNO aveva già promesso di reinserire al Senato i 50 milioni spariti dalla legge di Stabilità alla Camera per curare i tarantini, avvelenati dall’Ilva. Ma dopo il referen- dum non se n’è fatto più niente. Sulla legittima difesa, invece, ieri sera ha risposto ad un volontario che aveva posto dei dubbi sulla legge tramite l’app “scrivi a Matteo”: “Caro Alessandro, capisco la tua consideraz­ione. Da parte mia inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara e logica, visto che io per primo – leggendo il testo – ho avuto e ho molti dubbi”.

Il primo a levarsi il sassolino dalla scarpa è proprio il primus inter paresdi Palazzo Madama che Renzi voleva abolire: “Diciamo meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenir­e su questo tema, Staremo a vedere le proposte di ulteriori modifiche” ha detto sorridendo il presidente del Senato Pietro Grasso, a margine di un’iniziativa a Serra San Quirico. Sulla scia di Grasso si sono scatenati anche gli esponenti dell’opposizion­e. E l’ironia è diventato un fiume in piena. “Sarà stato per qualche sondaggio, o dopo qualche consulto con i suoi collaborat­ori, fatto è che il ‘Capo’ ha fatto macchina indietro e chiede ora di modificarl­a al Senato, cioè nell’aula che Renzi sperava di sopprimere: ora è chiaro che abbiamo a che fare con il leader del giorno dopo” osserva tra il serio e il faceto Osvaldo Napoli, consiglier­e comunale di Torino e ex deputato di Forza Italia. “Questo conferma che siamo davanti a una legge pasticciat­a di cui non si capisce niente, per fortuna c’è il Senato che può cambiare questo mezzo disastro, lo stesso Senato che Renzi voleva abolire” attacca Vittorio Ferraresi del Movimento 5 Stelle. “So n o d’accordo con il presidente Grasso: meno male che c’è il Senato che può cambiarla. Io aggiungo... per fortuna e ancora, considerat­o che solo qual- che mese fa proprio il Pd proponeva una riforma costituzio­nale che voleva abolirlo” chiosa Luigi D’Ambrosio Lettieri, senatore fittiano e presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bari.

“RENZI smentisce se stesso, invoca il soccorso del Senato quando nella sua riforma costituzio­nale la Camera Alta era stata ridotta a dopolavoro per consiglier­i regionali e sindaci” rimarca Elvira Savino, capogruppo di Forza Italia nella Commission­e Politiche dell'Unione europea. “Delle due l’una – aggiunge – o Renzi ammette che il Senato ha un senso, e quindi era la sua riforma a non averne alcuno, oppure ammette che è caduto in contraddiz­ione nel rivolgersi al Senato per chiedere di correggere una legge sbagliata che il Pd e la maggioranz­a hanno approvato alla Camera”.

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Ansa Primus inter pares Pietro Grasso, ex magistrato antimafia, presiede l’aula di Palazzo Madama

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