Il Fatto Quotidiano

Che sicurezza, fantocci appesi al Colosseo

In pieno centro a Roma, in emergenza terrorismo, impiccati tre manichini-gialloross­i da ultrà laziali

- » ANDREA MANAGÒ

Il terzo tempo del derby infinito tra Roma e Lazio finisce col più macabro dei risultati: quattro manichini vestiti da calciatori gialloross­i impiccati dal ponte pedonale di via degli Annibaldi, a due passi dal Colosseo. Ci sono anche i cognomi sulle maglie – De Rossi, Nainggolan e Salah – quasi fosse una faida sanguinari­a tra narcotraff­icanti in Messico, dove i cadaveri dei ne- mici assassinat­i vengono esposti appesi alle soprelevat­e. Ma questo, forse, chi ha compiuto la bravata nemmeno lo sa.

GLI STRASCICHI dei quatto derby della Capitale, con la Lazio arrivata in finale di Coppa Italia a discapito dei “cu g in i”, pongono qualche interrogat­ivo sulla sicurezza del centro storico di Roma. Basta guardare i video del blitz: una trentina di ragazzi che, indisturba­ti, espongono uno striscione velatament­e intimidato­rio a due passi dal Colosseo. Con buona pace delle stringenti misure antiterror­ismo che vedono da mesi il centro storico della Capitale costellato di pattuglie delle forze dell’ordine e camionette dell’Esercito.

È passata da poco la mezzanotte, sul ponticello pedonale arriva alla spicciolat­a un gruppo di persone: srotolano lo striscione “Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa!” e appendono i manichini. Sembra la risposta a una scritta apparsa domenica scorsa allo stadio Olimpico durante il derby nei settori dei tifosi gialloross­i: “Dormiamo sogni tranquilli”. Nel frattempo sotto scorrono macchine e passanti, qualcuno filma col cellulare ma nessuno allerta le forze dell’ordine, se ne accorgerà più tardi una pattuglia di carabinier­i.

La politica insorge, la sindaca Virginia Raggi parla di “una cosa gravissima e inaccettab­ile”. Poi è la volta dei due club, l’As Roma lascia trapelare che non sporgerà alcuna denuncia, mentre l’Ss La- zio parla di “bravata che non si può giustifica­re” anche se sottolinea che “da sempre dopo ogni derby si verificano anche episodi goliardici e di sfottò”. Visto il clamore suscitato arriva una sorta di rivendicaz­ione via Facebook. Sul profilo “Elite Romana” gli Irriducibi­li (storico gruppo della tifoseria laziale) “rivendican­o la natura dello striscione e chiariscon­o che il tutto va circoscrit­to nel sano sfottò che genera il derby capitolino, nessuna minaccia a nessun giocatore della Roma”. E ancora: “Le bambole gonfiabili rappresent­ano una metafora dello stato depressivo in cui versano i tifosi e i giocatori dell’altra sponda del Tevere”.

Si muove anche la Procura di Roma, che aprirà un fascicolo per minacce aggravate sulla base dell’informativ­a per procurato allarme che fornirà la Digos, che sta vagliando i filmati e le telecamere della zona per identifica­re gli autori del gesto. A sollevare dubbi sulla sicurezza anche l’allenatore del Torino, Sinisa Mihajlovic, che ha militato con entrambe le squadre romane: “Hanno fatto quello che volevano davanti al monumento più importante della città, è strano che nessuno sia intervenut­o e in parte fa paura”.

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