Il pistola con la pistola
La legge Pd-Alfano-Monty Python sulla legittima difesa si candida al premio speciale per la miglior gag comica del secolo, a pari merito con il “Sarchiapone” di Walter Chiari, il “Vieni avanti cretino” dei fratelli De Rege e il “Che so’ Pasquale io?” di Totò e Mario Castellani. La maggioranza Pd-Api si accorda per modificare la norma Berlusconi- Castelli del 2006, che spingeva un po’ più a destra il Codice fascista di Alfredo Rocco, dunque per il centrosinistra è troppo sovversiva perché consente al rapinato di sparare al rapinatore che lo minaccia o lo aggredisce, ma non a quello che scappa (purtroppo, trattandosi di legittima difesa, implica pur sempre l’esigenza di difendersi da qualcosa). Alla Camera, il relatore del testo concordato dal trust di cervelli governativi è il responsabile Giustizia del Pd, il renziano David Ermini, ovviamente toscano, di professione avvocato. Il noto giureconsulto ha però nozioni approssimative della lingua italiana, oltre a manifestare gravi lacune in materia di diritto e soprattutto di logica. Risultato: “Si considera legittima difesa la reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero a seguito dell’introduzione nei luoghi ivi indicati con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno”. Le parole chiave sono “n ot te ” e “ovvero” ( due volte). La congiunzione “ovvero”, nella lingua italiana, può voler dire “oppure” (disgiuntiva) o “cioè” (esplicativa). Ma in linguaggio giuridico, per evitare ambiguità, la Consulta ha già stabilito che vuol dire soltanto “oppure”, per separare due ipotesi alternative.
Quindi il testo Ermini va letto così: di notte si può sparare sempre, invece di giorno solo in caso di violenza o minaccia o inganno. Non è cosa da poco, visto che per fortuna la gran parte dei topi d’appartamento si presenta armata solo di grimaldelli o altri aggeggi per forzare porte, blindature e antifurti, cioè per rubare, non per uccidere o ferire. Dunque vanno arrestati, processati e condannati, non ammazzati. A meno che intendano ferire o uccidere, nel qual caso chi è armato ha tutto il diritto (in base al Codice Rocco corretto da B. & Castelli) di sparare. La licenza di uccidere di notte scatena tsunami di risate sui social e soprattutto nelle gang di rapinatori. “Entra nella sede del Pd di notte e Renzi gli spara: grave Ge nt il on i” ( L er ci o. it ). “N el le notti di luna piena si vede meglio che nei giorni di uragano” (Carlo Nordio). “Soddisfatto il sindacato ladri: ‘Finalmente si potrà lavorare a orari decenti’” ( Bufalanews). “Quindi, se qualcuno vi sta sui coglioni, sapete a che ora invitarlo” ( Forum Spinoza).
“Di notte si spara, di giorno si spera nell’eclissi”. “Ma se di giorno abbasso la tapparella, posso sparare lo stesso?”. “Sono preoccupato per la Befana e Babbo Natale”. “All’ingresso delle ville ci saranno due cartelli: ‘Attenti al cane’ e ‘Occhio all’orario'...”. Alcuni citano Arbore (“Ma la notte no”). Mattia Feltri riprende Uno sparo nel b ui o di Blake Edwards. Solo Renzi, impermeabile al ridicolo, non ci fa caso fino all’altroieri, quando i suoi social vengono invasi da lazzi, moccoli e pernacchie cui si associa persino il deputato Francesco Bonifazi che, essendo il tesoriere del Pd, ha un gran senso dell’umorismo: “Non facciamoci coprire di ridicolo, la differenza tra notte e giorno non la capisce nessuno”. Così l’altra sera, un minuto dopo l’approvazione della boiata alla Camera, il neo-ri-segretario realizza e si dissocia da se stesso: “Va bene una nuova legge sulla legittima difesa. Però scritta così è un pasticcio. Vista da fuori è incomprensibile”. Ecco: se B. veniva sempre frainteso dai giornalisti comunisti, lui viene continuamente equivocato dal suo partito (il che fra l’altro spiega quel 69% alle primarie). E ora? “Inviterò i senatori a correggere la legge”. Cioè gli tocca sperare nel Senato, che il 4 dicembre voleva trasformare in un passacarte della Camera, spacciandolo per un inutile doppione. Anzi, dovrà ringraziare chi ha votato No alla sua schiforma, salvandolo ora dall’ennesima figura barbina. Il presidente Grasso lo prende per il culo: “Meno male che il Senato c’è”.
Naturalmente, anche se i giornaloni fingono di cascarci, nessuno può credere che una legge voluta da Renzi che insegue Alfano che insegue B. che insegue la Meloni che insegue Salvini che al mercato mio padre comprò sia stata scritta, discussa e approvata dopo mesi di dibattito all’insaputa di Renzi. Ma è sempre meglio “Ermini, chi era costui?” e“Pd chi?” dello sputtanamento in corso. E poi il pistola con la pistola quelle cose le ha dette di notte, quando si può sparare di tutto, anche cazzate. Nel frattempo però gli scudi umani governativi si erano già scatenati a magnificare la “riforma equilibrata” (Severgnini), la “legge giusta e proporzionata che risponde alla sacrosanta esigenza di sicurezza dei cittadini” (Battista), “Ok a una difesa più ampia e legittima” ( l’Unità). E ora chi glielo dice ai trombettieri che il capolavoro non piace neanche a lui e non passerà mai (se lo cambiano al Senato coi voti di B., cioè lo peggiorano ancora, non ci sarà più tempo per tornare alla Camera)? E che fine avrà fatto il povero Ermini? Si sarà tolto la vita irrompendo nottetempo in casa di un nemico? Niente paura: fischiettando come se nulla fosse, si attesta sulla trincea del suo personalissimo “ovvero” purtroppo incompreso; poi, lievissima contraddizione in termini, si dice pronto a cancellare il riferimento alla notte: “Se non piace, lo leviamo”. Ma sarebbe un peccato. La sua norma, oltre a regalare a un Paese depresso un po’ di buonumore, è la migliore smentita a chi accusa il Pd di non voler fare una legge elettorale e una legge sul fine-vita. Le ha fatte entrambe in un colpo solo e non se n’è neppure accorto.