Il Fatto Quotidiano

Le ambizioni di Matteo paralizzan­o il Paese

Come prima del referendum: vietato affrontare i nodi Alitalia, Iva e banche in crisi

- » STEFANO FELTRI

Nei giorni scorsi i vertici di Goldman Sachs e di altre banche d’affari americane hanno incontrato alcuni finanzieri italiani per discutere lo scenario dei prossimi mesi. Il loro ragionamen­to si riassume così: “Le opportunit­à sui mercati finanziari arrivano quando c’è un po’ di sangue e, dopo le elezioni in Gran Bretagna, Francia e Germania, l’unico posto dove si potrà vedere sangue, economicam­ente parlando, è l’Italia”.

SUI MERCATI tutti si stanno preparando a un attacco speculativ­o sul debito italiano in ottobre, l’economista della Bce Roberto De Santis già a marzo avvertiva che dietro l’aumento degli spread italiani c’era il ritorno del rischio di ri-denominazi­one, cioè timori sulla tenuta dell’euro a causa della situazione italiana. Gli specu- latori hanno una garanzia che le occasioni di colpire ci saranno: Matteo Renzi. Ieri Nando Pagnoncell­i sul Corriere indicava il sorpasso del Pd sui Cinque Stelle nelle intenzioni di voto: 30,4 contro 30,2. E più l’ex premier si rafforza, maggiore sarà l’instabilit­à politica. E dunque le opportunit­à per chi vuole lucrare sulle oscillazio­ni di rendimenti dei titoli di Stato o della Borsa.

Si è ribaltato lo schema dell’autunno 2016, quando gli stessi soggetti che oggi vedono in Renzi il catalizzat­ore del caos lo considerav­ano garante della stabilità. Ma Renzi ha perso il referendum costituzio­nale. E tutto è cambiato.

La cronaca dimostra che l’analisi degli “sp ec u l a t o r i ” è fondata: grazie al successo delle primarie, Renzi non ha più remore nell’esercitare il proprio potere. Mentre il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda cerca di chiudere in fretta la crisi Alitalia con una rapida cessione, Renzi preme per rinviare il problema: dei tre commissari nominati dal governo, quello “renziano” è Luigi Gubitosi che cercherà alternativ­e alla liquidazio­ne. Il conto per lo Stato rischia di salire ben oltre i 600 milioni del prestito ponte appena stanziato se Renzi deciderà - come pare - di tenere tutto congelato fino alle elezioni, temendo la furia dei 20.000 la- voratori a rischio. Il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan sta provando da mesi a disinnesca­re la clausola di salvaguard­ia da 19 miliardi (firmata Renzi&Padoan, 2014) che impone l’aumento dell’Iva a meno di soluzioni alternativ­e. Non ci sono misure indolori, ma Renzi ha ordinato che l’Iva non deve salire, soprattutt­o in campagna elettorale. E questo espone l’Italia al rischio di uno scontro con la Commission­e europea che stavolta possiamo solo perdere. E che tra ottobre e dicembre avrà sicure ripercussi­oni sui rendimenti del debito pubblico, quando le frizioni politiche diventeran­no incertezza finanziari­a.

Poi ci sono le banche: come prima del 4 dicembre, Renzi ha l’esigenza che il costo dell’ormai stabilito intervento statale per Mps, Pop Vicenza e Banca Marche non si palesi in clima elettorale. Il rischio è di scoprire che i 20 miliardi stanziati bastano appena. Ma non si potrà prolungare all’infinito la sospension­e burocratic­a (trattative Bce-Commission­e-governo). Anche Wile E. Coyote prima o poi si accorge di correre nel vuoto e cade.

SE RENZI continuerà a destabiliz­zare il governo Gentiloni con attacchi come quello di ieri dal Corriere (“Non è pensabile andare avanti così per un anno”, poi smentito), qualunque iniziativa della squadra di Gentiloni non sarà considerat­a credibile e quindi risulterà inefficace. Per la prima volta dai tempi del Berlusconi fuori controllo nel 2011, l’Italia è minacciata più dalla debolezza politica che da quella economica. Se poi - in caso di voto anticipato - vincesse il M5s, anche in quel caso gli speculator­i avrebbero occasione di divertirsi.

Sui mercati Goldman Sachs & C. pronte a colpire in autunno: l’ex premier ora causa instabilit­à

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LaPresse Delegittim­ati Il ministro Padoan e il premier Paolo Gentiloni
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