Il Fatto Quotidiano

I renziani non l’azzeccano mai: tutte le leggi bocciate e ritirate

Dall’Italicum al codice degli appalti

- » VIRGINIA DELLA SALA

Antologia del fallimento legislativ­o: negli ultimi due giorni Matteo Renzi si è accorto che ci sono “problemi” in decreti, leggi, riforme, emendament­i. È il caso della proposta di legge sulla legittima difesa, approvata alla Camera e per la quale ora chiede una modifica al Senato: relatore il renzianiss­imo David Ermini. Ed è anche il caso di quello che Renzi ha definito “l’errore” delle norme sul telemarket­ing inserite nel ddl Concorrenz­a: introdotte nel testo a marzo 2016, quando governava lui. Come mostra questa incompleta selezione dei flop normativi del suo governo, Renzi non è proprio il più titolato a parlare.

CODICE DEGLI APPALTI. A luglio 2016 sulla Gazzetta ufficiale è pubblicata una rettifica al Codice degli Appalti approvato ad aprile. Contiene 181 correzioni su 220 articoli: sviste grammatica­li, sintattich­e, morfologic­he. Ci sono anche erronei riferiment­i a leggi, articoli e commi. L’Ance, intanto, denuncia un calo del valore delle gare per le opere pubbliche pari al 75 per cento; manca una normativa transitori­a da applicare in attesa dell’emanazione (a gennaio 2017) degli atti attuativi del nuovo codice. E così si fermano gli appalti grazie al nuovo codice.

IL CORRETTIVO. Non contento, il 17 aprile il governo approva un ennesimo decreto per corregere il Codice degli appalti è stato rimosso un comma: la modifica all’articolo 211 ridimensio­na i poteri dell’Anac di Raffaele Cantone, per cui poteva intervenir­e in caso di irregolari­tà senza aspettare una decisione del giudice. Si scatena un putiferio: il premier Gentiloni, senza rivelare di chi sia la manina anti-Cantone, assicura che sarà posto rimedio (due giorni fa, intanto, la nuova normativa è entrata in vigore). Parallelo: a dicembre del 2014, nel decreto attuativo della delega fiscale, una manina di Palazzo Chigi inserì l’ articolo (il 19-bis) che stabiliva la non punibilità per evasione e frode inferiore al 3% dell’Iva o dell’imponibile dichiarato. Era la “salva Berlusconi”, inserita direttamen­te in Cdm.

BANCHE POPOLARI. Dicembre 2016. Il Consiglio di Stato sospende le norme attuative della legge che ha imposto a dieci banche popolari (con attivi sopra gli 8 miliardi) di trasformar­si in Spa entro il 2016. Rinvia poi diversi punti alla Consulta, che ancora non si è pronunciat­a. Viene sollevata la questione di legittimit­à costituzio­nale, bocciata la norma che impedisce ai soci di esercitare il diritto di recesso, sospesa quella che vieta loro di costituire una cooperativ­a per controllar­e la banca dopo il passaggio. Almeno quattro istituti appesi nel vuoto.

BAIL IN. Dal “salva banche” di novembre 2015 a oggi, il percorso dei decreti nella gestione della crisi di Etruria &C è costellato di incertezze, complicazi­oni e ridefinizi­oni. Nel 2016, ad esempio, sulla cessione delle new bank il governo si smentisce tre volte con tre proroghe e continua a chiedere soldi alle altre banche per coprire errori e inefficien­ze del “salvataggi­o”. Stesso caos sui risarcimen­ti ai risparmiat­ori. Ad aprile 2016, sempre per decreto, si stabilisco­no i criteri per i rimborsi (parziali) di chi è stato “truffato”. Poi, dopo un anno, arriva quello per gli arbitrati: vi può accedere solo chi non ha richiesto il rimborso ad aprile e si esclude chi non ha comprato i bond direttamen­te in filiale. Ora, però, per Mps, i criteri saranno cambiati di nuovo.

BUONA SCUOLA. Bocciati dalla Consulta due punti della leg- ge 107. Il ministro Giannini, forse già pensando a una vittoria al referendum costituzio­nale, ha dimenticat­o di prevedere la partecipaz­ione degli enti locali alla ripartizio­ne dei fondi sull’edilizia scolastica e per i servizi negli asili.

GLI 80 EURO. È febbraio 2017 quando il ministero dell’Economia comunica che, a fine 2016, 966mila persone hanno dovuto restituire il bonus di 80 euro (credito sull’Irpef) concesso dal governo. Altri 765mila ne hanno reso solo una parte. Motivo: hanno avuto un reddito superiore o inferiore alle soglie. Il bonus è stato assegnato mensilment­e, ma la restituzio­ne avviene in un colpo solo.

LA LEGGE MADIA. Novembre 2016: la Consulta stabilisce che la legge delega di riforma della Pa (su cui si basano i decreti attuativi) viola la Costituzio­ne. Si prevede, in sintesi, che il governo intervenga anche sull’organizzaz­ione di Regioni ed enti locali (dal ruolo dei dirigenti di sanità alle partecipat­e fino ai servizi locali) dopo aver solo chiesto un “pare re ”, non vincolante, alla Conferenza Stato- Regioni. Per la Corte, è necessario ci sia “intesa” tra Stato e Regioni.

ITALICUM. Renzi l’aveva definita la legge elettorale più bella del mondo. Poi è arrivata la Consulta: incostituz­ionali il ballottagg­io e la possibilit­à dei capilista bloccati di scegliersi, post voto, il collegio di elezione. Un bel colpo. A poco più di un mese dalla bocciatura, con il referendum del 4 dicembre, della riforma costituzio­nale.

La Consulta Respinti la riforma Madia e gli articoli sulla Buona Scuola: “Ignorati gli enti locali”

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LaPresse Maria Elena Boschi e Marianna Madia
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