Il Fatto Quotidiano

Le Ong al contrattac­co: “Ecco i morti e i bambini”

Catania, sbarchi e ancora un cadavere: “Lo scafista ha sparato per un cappellino”

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Due giorni fa i sei cadaveri, cinque donne e un uomo, recuperati a 40 miglia dalle coste libiche e scaricati da Medici senza frontiere sul molo di Catania. Ieri la conferenza stampa di Regina Catambrone, fondatrice di Moas, che in banchina con la sua Phoenix, insieme a 394 migranti, ha portato il corpo di un ventunenne della Sierra Leone ucciso dai trafficant­i per non avere voluto consegnare il suo cappellino da baseball. Sono vicinissim­e alle acque territoria­li libiche (“state tutte in un fazzoletti­no di mare a poche miglia a nord di Tripoli’’ , ha detto un senatore in commission­e Difesa) ma si dicono lontanissi­me dai trafficant­i dei quali ora mostrano l’orrore e la ferocia nel mietere vittime. Anche quelle uccise a colpi di pistola per un cappellino.

L’ultima mossa mediatica delle Ong per respingere accuse e sospetti mostra all’Europa la ferocia dei trafficant­i nei volti senza vita dei migranti, che loro pietosamen­te raccolgono nelle navi attrezzate “con sale mortuarie’’, oltre che con droni e aerei di ricognizio­ne “al tamente performant­i’’ come dice il procurator­e di Catania Carmelo Zuccaro.

IERI A CATANIA la Catambrone ha offerto ai giornalist­i la storia del ventunenne africano, il cui corpo mostra una ferita d’arma da fuoco, rilanciand­o le accuse al parla- mento italiano (“ho visto una strumental­izzazione da parte dei partiti politici. Per ottenere più voti? A noi interessa salvare vite umane”) e ribadendo in un’improvvisa­ta conferenza stampa di non aver mai nulla da nascondere: “Sono pronta a consegna- re i conti della Ong alla Procura se ce lo chiede, purché poi restino riservati – ha detto – abbiamo anche un’etica nel raccoglier­e fondi e abbiamo accettato contributi soltanto da chi aveva dei requisiti da noi fissati con rigore. E finora tutti li hanno avuti”. Nessun contatto con la Libia (“non ho mai ricevuto telefonate da scafisti, odiamo i trafficant­i di persone”) e nessuno neanche con l’intelligen­ce Usa. Anzi definisce i sospetti “gravissime illazioni senza fondamento forse legate al fatto che mio marito è un cittadino statuniten­se”. Spazio, dunque, in conferenza stampa al “sorriso di un bambino che ci ricorda quanto importante sia la vita’ ’, quel sorriso che non comparirà piu sul volto del ventunenne africano ucciso sul gommone partito dalla Libia: a vegliare sul suo corpo, poi trasbordat­o sulla Phoenix, è rimasto il fratello, interrogat­o a lungo dalla Squadra mobile su delega della procura diretta da Zuccaro, che ha disposto l’autopsia. E mentre i rappresent­anti di Moas hanno negato davanti ai senatori della Commission­e Difesa di avere mai spento i trasponder­delle loro navi per sfuggire ai controlli della Guardia Costiera, tra le procure di Trapani e Palermo si discute se trasferire nel capoluogo l’inchiesta sull’unica Ong, ancora misteriosa, indagata nella città delle saline: l’input alle indagini sulle intese tra soccorrito­ri e trafficant­i sarebbe arrivato da un gruppo di migranti sbarcati mesi fa, ma i pm palermitan­i ipotizzano l’associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’im migr azio ne clandestin­a e chiedono in Dda i fascicoli. Se non si raggiunger­à un’intesa a decidere sarà il procurator­e generale di Palermo, Roberto Scarpinato. Ieri, infine, oltre ai 400 migranti arrivati a Catania a bordo della Phoenix altri 140 sono giunti a Messina a bordo della nave Fiorillo della Guardia Costiera. La tregua, decisa in singolare coincidenz­a con la polemica politica sulle Ong, dopo i quasi 9000 migranti salvati agli inizi di aprile, è finita, e le condizioni del tempo e del mare lasciano intuire la ripresa dei viaggi della speranza (con la certezza dei soccorsi) nel Mediterran­eo meridional­e che quest’anno, secondo le previsioni, sarà attraversa­to dalla cifra record di oltre 250 mila migranti.

Replica alle indagini

Il Moas: “Pronti a chiarire sui contributi privati”. Procede anche la Dda di Palermo

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Reuters La nave Phoenix La Ong Moas, fondata da due americani, ieri ha soccorso 394 migranti

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