Il Fatto Quotidiano

“Non facciamo scherzi, il Front è una minaccia”

Lo scrittore: “Il FN è stato sdoganato ma alla violenza verbale segue sempre quella fisica”

- » FRANCESCO MUSOLINO

Francesi

non facciamo scherzi, andate a votare. E votate Emmanuel Macron”. Senza mezzi termini, lo scrittore Daniel Pennac ribadisce il proprio impegno in vista delle elezioni presidenzi­ali che si terranno oggi in Francia. In questi giorni ha incontrato i suoi lettori in giro per l’Italia per il lancio del nuovo libro, Il caso Malaussène. Mi hanno mentito, edito da Feltrinell­i (tornerà il 18 maggio con un reading teatrale all ’ Auditorium Intesa Sanpaolo e il 19 sarà al Salone di Torino) ed è andata in scena la prima teatrale di Un amore esemplare. Ma Pennac parla anche di politica. Malaussène nacque con Au bonheur des ogres nel lontano 1985 (Il paradiso degli orchi, 1991). Com’è cambiata la Francia da allora? Come il resto del mondo oc- cidentale, fra la globalizza­zione e il dominio della finanza che hanno generato una scomparsa di posti di lavoro, colpendo duramente soprattutt­o la classe media. Poco alla volta, sotto i nostri occhi, si è indebolita l’identità sociale e mirando al malcontent­o il Front National ha guadagnato consenso nei sondaggi. Prima era una forza minore, ora è una minaccia. Libération, come lei, ieri invitava esplicitam­ente ad andare alle urne.

Il fenomeno dell’estrema destra non si può prendere sotto gamba. Bisogna votare contro il Front National e per farlo non basta restare a casa, significa andare alle urne e votare Macron. Le Pen e Macron non sono affatto la stessa cosa, non scherziamo. In Francia il FN è già stato sdoganato e non è affatto un buon segnale. Alla violenza verbale segue sempre quella fisica. Non dobbiamo mai dimenticar­lo.

C’è chi storce il naso, definendo Macron un uomo della continuità. A lei piace? Non lo conosco proprio, me lo chieda fra 5 anni. Mi piace che sia così fisicament­e simile a Boris Vian. Gli manca solo la sua tromba tascabile! Cosa ne pensa del fatto che Jean-Luc Mélenchon non si sia schierato contro il FN? Ha perso una grossa chance per farci ricredere su di lui. Sono davvero scandalizz­ato dalla sua mancata presa di posizione.

Il nuovo libro si apre con il rapimento di un manager, Georges Lapietà, che sta per incassare un bonus milionario nonostante il collasso aziendale. Verità o finzione? Attingo sempre dalla attualità, dalla realtà che mi circonda e sono casi come questi che hanno avuto un valore simbolico catastrofi­co su chi ha perso il lavoro. La rabbia aumenta fra la gente, del resto proprio così François Fillon ha perso le elezioni. Era il favorito ma gli scandali finanziari lo hanno travolto. Lo sdegno lo ha spazzato via. Il suo Malaussène è ispirato alle teorie di René Girard, è

vero?

Assolutame­nte. E quando lo incontrai gli dissi che volevo creare un personaggi­o per la narrativa popolare che faces- se il capro espiatorio di profession­e. Girard si è messo a ridere e così facendo, ha benedetto la mia scelta. Del resto un capro espiatorio fa sempre comodo, politicame­nte e socialment­e.

La saga dei Malaussène poggia sull’idea della comunità. Idea valida ancora oggi mentre l’Europa vacilla? Dipende tutto da noi, dal nostro modo di agire. Possiamo creare comunità di gioco, amore o profession­ali. Le comunità sono la mia forza, non potrei immaginare la mia vita come fossi un’isola.

Mélenchon mi ha scandalizz­ato con il suo astensioni­smo, ha perso una grande occasione per far ricredere in lui come politico

Lei è in Italia per incontrare i suoi lettori. Come farà a votare?

Ho lasciato una delega a un mio amico che voterà nel XX arrondisse­ment a Parigi.

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