Sulla tomba di De Gaulle, cuore del paese che si sente smarrito
EREDITÀIN FRANTUMI Passato addio
La tomba di Charles De Gaulle si trova ai piedi della severa ma bella chiesa di Notre-Dame, a l c e n t r o d i C o l o mbey- les- deux- églises, nella Haute-Marne. È in un piccolo cimitero, sulla destra dell’ingresso. La lapide bianca è appoggiata al muro, soverchiata da centinaia di targhe commemorative, portate da ogni parte della Francia. È, come dicono i francesi, un “haut-lieu ” della memoria nazionale. Ma anche l’alibi di quei politici che associano la loro coerenza ideologica associandola alla memoria di De Gaulle. Colombey è diventata nel tempo, dopo la morte del Generale (9 novembre 1970), un luogo di culto simbolico e morale: quello del gollismo. Della fierezza patriottica. E della destra repubblicana: incarnata, sino a pochi giorni fa, da François Fillon, il Grande Perdente di queste presidenziali.
È un uggioso sabato 6 maggio: piove, fa freddo, le nubi schiacciano il cielo sulla magnifica campagna che circonda Colombey, le strade sono deserte. La gente ha poca voglia di parlare delle elezioni. Il silenzio di riflessione della vigilia? Forse. Ma è difficile decifrare cosa succederà oggi: il villaggio del Generale difende la figura colossale (e controversa) del “padre della Patria” ma non sa chi scegliere per guidare il paese salvato da De Gaulle. Opterà per l’estrema destra della Le Pen che nel dibattito in tv ha rinfacciato a Macron di avere tradito il lascito morale di De Gaulle e di voler svendere la Francia agli interessi della globalizzazione e della grande finanza? O sceglierà il leader di En Marche!, perché “altrimenti è un disastro?” (lo dice una ragazza che serve al Comptoir de Martine , accanto all’uf f i ci o del Turismo).
Dietro le porte chiuse delle case di Colombey, villaggio di gente tranquilla e agiata - qui il tasso disoccupazione è del 5,6%, mentre la media nazionale è del 9,08 - percepisco un certo malessere, un’inquietudine che non avrebbe ragione d’essere in un paesello dove la criminalità è zero, dove gli immigrati sono appena 17 ma non si vedono in giro, dove 4 dei 7 gendarmi di stanza sono donne giovani e bene integrate ( le chiamano affettuosamente le “gen darme ttes ”). Dove un bellissimo Memorial dedicato al Generale attira ogni anno più di 80mila visitatori, il che vuol dire fatturati cospicui per negozi, i 7 ristoranti e i 4 alberghi, nonché le due aziende locali che produ- Si
sono fronteggiati due modelli antropologici. Ed è emersa una Francia che con la crescita del Front National è diventata più visibile, più televisiva”. Alberto Castelvecchi è docente di Comunicazione Efficace e P ubl ic Speaking presso l’università Luiss di Roma.
Quanto pensa sia stato importante il confronto tv di mercoledì?
È stato molto interessante, perché ha fatto emergere la spaccatura netta nel pubblico francese. Da un lato Marine Le Pen ha una gestualità contadina, che si richiama alla Francia non urbana soprattutto della parte est e sud del Paese. Quando parte all’attacco, Marine è formidabile: nel discorso pompa adrenalina e testosterone. Emmanuel Macron si esprime all’opposto con modi garbati
CHARLES DE GAULLE Nato nel 1890; con il grado generale ripara a Londra durante il regime filonazista di Vichy come rappresentante del governo in esilio
V REPUBBLICA Presidente dal 1959 al 1969, in quegli anni avviene l’indipendenza dell’Algeria: Muore nel 1970 cono champagne, Dove le cerimonie che ricordano la guerra e la Resistenza diventano sempre occasioni per rilanciare il mito della Patria in piedi, sublimato dall’appello immortale del 18 giugno 1940 a“tous les français”, quando da Londra il Generale invitava a resistere e ribellarsi al nazismo e ai suoi servi collaborazionisti, “la Francia ha perso una battaglia ma la Francia non ha perso la guerra”?
IL MUNICIPIO, che qui chiamano “le Grand Chateau”, è chiuso. Aprirà stamani, perché è lì l’unico seggio elettorale. Il villaggio, con altri 8 minuscoli comuni associati, conta appena 668 abitanti. Di essi, 621 hanno diritto al voto. Se ne deduce che i minori di 18 anni sono 47, ossia il 7%. Insomma, giovani pochi.
Il sindaco Pascal Babouot, direttore della fabbrica locale Alpha Laser, non rilascia commenti. La legge glielo impedisce. Però sappiamo che in questo baluardo della purezza repubblicana, alle primarie del 23 aprile Fillon non ha trionfato, ma è comunque stato colui che ha raccolto più consensi: il 38,54%. Subito dietro, lo ha incalzato Marine Le Pen, col 31,23, e questo risultato ha irritato (e spaventato) molti abitanti. Come la proprietaria di un negozio di souvenir, sempre nella piazza della Chiesa. Si chiama Marinette Piot, ma accostare il suo nome a quello della Le Pen la indigna: “Negli ultimi anni sono venuti a vivere a Colombey un sacco di persone nuove”, commenta, “il Generale non avrebbe mai votato una come lei. Il fatto è che Fillon ci ha deluso, con quella storia dei soldi Ue della moglie...”. Altrimenti avrebbe avuto più consensi. Sarà. Ma alle ultime regionali, dicembre 2015, il Front National aveva inaspettatamente battuto gli avversari, col 42,72%, davanti all’Unione della Destra che aveva preso il 39,16.
Non lontano dalla piazza della Chiesa, passa l’itinerario francigeno che porta alla casa natale di Giovanna d’Arco, in quel di Domremy-la-Pucelle: altro luogo in cui si celebra il mito fondante dell’i de nt it à francese. Dista da Colombey 79 chilometri, e una settimana fa il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, l’ha osannata come l’unico “vero uomo della storia francese”. Gli intrecci geografici e storici sono linfa della storia e della cultura: a 17 chilometri dalla Boisserie, la residenza di De Gaulle, c’è il castello di Cyrey-sur Blaise, che fu abitato da Voltaire, altro pilastro dei valori fondanti francesi. Ai quali tutti, oggi, cercheranno di appigliarsi: “Sempre da quelle parti - mi dice un paesano di de Gaulle offrendomi un bicchiere di dolce Ratafia - hanno costruito parti della Statua della Libertà regalata poi all’America”. La pietra simbolica della democrazia.
La scheda Fillon idolo mancato È stato il più votato al 1° turno, poi la Le Pen ma ora i 700 abitanti pensano a Emmanuel