PERCHÉ I MIGRANTI SPACCANO IL MONDO
Imigranti spaccano il mondo perché, con i loro corpi che stanno per affogare, pretendono una risposta perentoria e assoluta, sì o no, vita o morte. Non c’è una sosta, non c’è un ritorno, non c’è alcun rinvio possibile. Sì o no, adesso. Negano tutta la nostra politica, che è fatta di scuse, rinvii, rimbalzi, denunce e promesse. Negano il grande espediente: che ci sia ben altro da fare. Qui non c’è ben altro. Che te li porti a casa un santo o un malfattore, resta uguale e inevitabile la domanda: sì o no? Vivere o morire? Immagina, indaga, accusa, inventati quello che vuoi, ma devi rispondere. Oppure la storia finisce qui. Sei sicuro di volere che la storia finisca qui, e che vorrai raccontare questa storia ai tuoi figli, quando il numero di cadaveri sarà eccessivo?
COME SI VEDE, l’argomento (che però è un fatto che avviene in questo momento) è estremamente fastidioso. Vogliono buttarti addosso una responsabilità che non vuoi avere, e trovi assurdo doverti giustificare. Il gesto di rifiuto è talmente netto che rompe tutti i fronti, laici, religiosi, economici, ideologici, di partito, spacca il buon senso comune e la elaborazione dotta e argomentata.
Spaccherebbe i governi, se i governi (praticamente tutti, con l’eccezione di Trump, che è cattivo e sincero) non avessero adottato l’espediente della finzione continua e di un gentile e generoso mentire che disinforma e spiazza i possibili critici.
I migranti spaccano il mondo perché non è possibile accettarli. Sono troppi e vivi. E non è possibile rifiutarli, perché ci sarebbero troppi morti. Ciò che disturba di più è l’estraneità totale delle masse di migranti rispetto ai luoghi e ai popoli in cui danno segno di volersi insediare. Il mondo aveva appena finito di essere una serie di province diverse, segnate da storie e tradizioni diverse, e ancora indeciso se socchiuse le porte (sempre con rimpianto di quando erano chiuse e guardate, prima e dopo le guerre) che ti mandano questo strano annuncio: arrivano gli stranieri. Irritano perché sono giovani e pieni di figli e hanno la pretesa (persino se non lo dicono) di avere scuola, casa e lavoro. C’è un antico diritto di asilo e qualche frammento di legge contemporanea che lo richiama. Ma non in questo numero. Su questo punto la spaccatura sembra dividere i cosiddetti “buonisti”, che non se la sentono di rifiutare, da coloro che non smettono di contare gli arrivi, e danno notizie sempre più allarmanti sulla “invasione”.
Come si dividono le ideologie che hanno occupato vita pubblica e mondo politico fino a poco fa? Va notato che la sinistra, dovunque abbia avuto una sua vita politica organizzata e una rappresentanza politica, è del tutto estranea e in profondo silenzio. Meglio: non ha niente da dire.
Difficile interpretare questa deliberata e ostinata assenza. Probabilmente è la paura di scivolare tra i “buonisti”. La ex sinistra niente teme più di questo pericolo. Vuole apparire fattiva, pratica, realistica e adatta alle nuove, dure condizioni del mondo.
La destra si muove bene, realizza il suo sogno di apparire “cattiva” (anche spietata, se necessario) e comunque si offre come il baluardo su cui puoi contare per sbarrare le porte di casa. La descrizione rende conto però di un fatto nuovo e interessante: destra e sinistra stanno dalla stessa parte. La spaccatura cade altrove, tra realisti ( destra e sinistra) e “buonisti” (paccottiglia non descrivibile da cui la sociologia contemporanea si tiene a distanza e di cui, salvo affinità religiose, ci dà poche notizie). Un fatto strano e curioso della spaccatura che stiamo descrivendo sono i militari. Di solito li trovi a destra (o il contrario, la destra vicino ai militari).
NON QUESTA VOLTA. Questa volta ammiragli e comandanti di navi grandi e piccole, Guardia costiera e aviatori di mare, e marinai, sono compattamente dal lato “buonista” della spaccatura. Tra “sì”(salvare) e “no” (abbandonare) hanno scelto il sì, e salvano in numero grandissimo. Nessuno li riconosce come la propria parte, non la sinistra imbarazzata, e non la destra, per la prima volta irritata verso “i nostri ragazzi”. Certo, vengono citati nelle notizie per questo insolito atteggiamento, ma subito esclusi dal dibattito. Sono strani soldati di un’epoca ancora sconosciuta che, sulla linea di frontiera, invece di fare fuoco, accolgono. Forse sono la sola, vera rivoluzione. Ancora una domanda. C’è, come ci dicono spesso, una élite buonista, pronta ad accogliere tutti, perché tanto non vive e non vede l’esperienza dello straniero, e, dall’altra parte, c’è un popolo che si oppone per esperienza e senso pratico degli eventi? Credo di poter dire (ma basta dare un’occhiata in rete e ai giornali) che “l’élite, se esiste, è altrettanto spaccata e divisa come ‘il popolo’”. I migranti sarebbero il terzo protagonista di questo dramma. Per ora nessuno li ascolta. E forse affogheranno prima.