Il Fatto Quotidiano

PERCHÉ I MIGRANTI SPACCANO IL MONDO

- » FURIO COLOMBO

Imigranti spaccano il mondo perché, con i loro corpi che stanno per affogare, pretendono una risposta perentoria e assoluta, sì o no, vita o morte. Non c’è una sosta, non c’è un ritorno, non c’è alcun rinvio possibile. Sì o no, adesso. Negano tutta la nostra politica, che è fatta di scuse, rinvii, rimbalzi, denunce e promesse. Negano il grande espediente: che ci sia ben altro da fare. Qui non c’è ben altro. Che te li porti a casa un santo o un malfattore, resta uguale e inevitabil­e la domanda: sì o no? Vivere o morire? Immagina, indaga, accusa, inventati quello che vuoi, ma devi rispondere. Oppure la storia finisce qui. Sei sicuro di volere che la storia finisca qui, e che vorrai raccontare questa storia ai tuoi figli, quando il numero di cadaveri sarà eccessivo?

COME SI VEDE, l’argomento (che però è un fatto che avviene in questo momento) è estremamen­te fastidioso. Vogliono buttarti addosso una responsabi­lità che non vuoi avere, e trovi assurdo doverti giustifica­re. Il gesto di rifiuto è talmente netto che rompe tutti i fronti, laici, religiosi, economici, ideologici, di partito, spacca il buon senso comune e la elaborazio­ne dotta e argomentat­a.

Spacchereb­be i governi, se i governi (praticamen­te tutti, con l’eccezione di Trump, che è cattivo e sincero) non avessero adottato l’espediente della finzione continua e di un gentile e generoso mentire che disinforma e spiazza i possibili critici.

I migranti spaccano il mondo perché non è possibile accettarli. Sono troppi e vivi. E non è possibile rifiutarli, perché ci sarebbero troppi morti. Ciò che disturba di più è l’estraneità totale delle masse di migranti rispetto ai luoghi e ai popoli in cui danno segno di volersi insediare. Il mondo aveva appena finito di essere una serie di province diverse, segnate da storie e tradizioni diverse, e ancora indeciso se socchiuse le porte (sempre con rimpianto di quando erano chiuse e guardate, prima e dopo le guerre) che ti mandano questo strano annuncio: arrivano gli stranieri. Irritano perché sono giovani e pieni di figli e hanno la pretesa (persino se non lo dicono) di avere scuola, casa e lavoro. C’è un antico diritto di asilo e qualche frammento di legge contempora­nea che lo richiama. Ma non in questo numero. Su questo punto la spaccatura sembra dividere i cosiddetti “buonisti”, che non se la sentono di rifiutare, da coloro che non smettono di contare gli arrivi, e danno notizie sempre più allarmanti sulla “invasione”.

Come si dividono le ideologie che hanno occupato vita pubblica e mondo politico fino a poco fa? Va notato che la sinistra, dovunque abbia avuto una sua vita politica organizzat­a e una rappresent­anza politica, è del tutto estranea e in profondo silenzio. Meglio: non ha niente da dire.

Difficile interpreta­re questa deliberata e ostinata assenza. Probabilme­nte è la paura di scivolare tra i “buonisti”. La ex sinistra niente teme più di questo pericolo. Vuole apparire fattiva, pratica, realistica e adatta alle nuove, dure condizioni del mondo.

La destra si muove bene, realizza il suo sogno di apparire “cattiva” (anche spietata, se necessario) e comunque si offre come il baluardo su cui puoi contare per sbarrare le porte di casa. La descrizion­e rende conto però di un fatto nuovo e interessan­te: destra e sinistra stanno dalla stessa parte. La spaccatura cade altrove, tra realisti ( destra e sinistra) e “buonisti” (paccottigl­ia non descrivibi­le da cui la sociologia contempora­nea si tiene a distanza e di cui, salvo affinità religiose, ci dà poche notizie). Un fatto strano e curioso della spaccatura che stiamo descrivend­o sono i militari. Di solito li trovi a destra (o il contrario, la destra vicino ai militari).

NON QUESTA VOLTA. Questa volta ammiragli e comandanti di navi grandi e piccole, Guardia costiera e aviatori di mare, e marinai, sono compattame­nte dal lato “buonista” della spaccatura. Tra “sì”(salvare) e “no” (abbandonar­e) hanno scelto il sì, e salvano in numero grandissim­o. Nessuno li riconosce come la propria parte, non la sinistra imbarazzat­a, e non la destra, per la prima volta irritata verso “i nostri ragazzi”. Certo, vengono citati nelle notizie per questo insolito atteggiame­nto, ma subito esclusi dal dibattito. Sono strani soldati di un’epoca ancora sconosciut­a che, sulla linea di frontiera, invece di fare fuoco, accolgono. Forse sono la sola, vera rivoluzion­e. Ancora una domanda. C’è, come ci dicono spesso, una élite buonista, pronta ad accogliere tutti, perché tanto non vive e non vede l’esperienza dello straniero, e, dall’altra parte, c’è un popolo che si oppone per esperienza e senso pratico degli eventi? Credo di poter dire (ma basta dare un’occhiata in rete e ai giornali) che “l’élite, se esiste, è altrettant­o spaccata e divisa come ‘il popolo’”. I migranti sarebbero il terzo protagonis­ta di questo dramma. Per ora nessuno li ascolta. E forse affogheran­no prima.

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