Il Fatto Quotidiano

Dietro il rogo e la nube nera garanzie ‘made in Romania’

L’impianto bruciato a Pomezia, nella capitale ancora fumo dopo 24 ore Per l’ultimo ok della Regione un perito processato e prescritto e una “dubbia” fideiussio­ne straniera

- » ANDREA PALLADINO

L’odore penetrante della plastica bruciata ha cambiato direzione. I fumi partiti dall’incendio dell’impianto di stoccaggio e trattament­o di rifiuti speciali di Pomezia – conosciuto come “Eco X”, ma gestito dal 2014 dalla Eco servizi per l’ambiente – hanno superato il Raccordo anulare. Il Campidogli­o ha consigliat­o gli abitanti della zona sud di Roma a chiudere le finestre “come rimedio contro gli odori”. I dati Arpa al momento non registrano superament­i dei livelli di sicurezza, ma i numeri sono parziali e provenient­i dalle centraline in zona Eur Fermi e Cinecittà. Punti molto distanti da Pomezia. L’impatto è però evidente. Nell’outlet di Castel Romano, sulla via Pontina, a circa 8 chilometri in linea d’aria da Pomezia, ieri mattina non si respirava. Dopo l’apertura, rinviata di un paio d’ore, molti clienti e dipendenti giravano con la mascherina o coperti da sciarpe, due commesse sono andate al Pronto soccorso perché intossicat­e, la Cgil ha proclamato uno sciopero. L’allarme non è cessato.

Il vero nemico, però, è ancora invisibile. Sono le diossine derivate dalla combustion­e dei rifiuti speciali. Impalpabil­i, ma micidiali. Per capire fino in fondo occorrerà misurare quante particelle si sono accumulate nel terreno, contaminan­dolo. Le analisi richiedono dai tre ai quattro giorni.

LE FIAMME che hanno distrutto il centro di stoccaggio e trattament­o di Pomezia aprono il vaso di Pandora del sistema di gestione dei rifiuti nel Lazio. La storia della società mostra tutti i punti critici di un sistema fragile. L’ultima autorizzaz­ione dell’impianto è stata rilasciata dalla Regione Lazio nel 2010, con le prescrizio­ni firmate da Luca Fegatelli, funzionari­o che verrà poi arrestato dai carabinier­i del Noe per associazio­ne a delinquere nell’inchiesta sul cosiddetto “re delle discariche”, Manlio Cerroni, ed è oggi imputato a Roma. Nell’ottobre del 2014 la società Eco X ottiene la voltura delle autorizzaz­ioni, dopo aver affittato l’attività alla Eco servizi per l’ambiente. In merito alla fideiussio­ne, necessaria a garanzia della successiva bonifica del sito, la dirigente del settore “prende atto (…) della appendice di rettifica alla Polizza Fideiussor­ia della City Insurance in costanza della somma garantita pari a 725.000,00”. La società di assicurazi­one City Insurance, con sede in Romania, fin dal 2 luglio del 2012 era stata segnalata dalla Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazi­oni, per una mancata solidità finanziari­a: non poteva operare in Italia, quella fideiussio­ne era perlomeno problemati­ca. Nonostante il warning per gli uffici regionali le carte erano a posto: “La polizza di cui si parla venne accettata nel 2010, la determina riguarda solo una semplice voltura, la società romena poteva operare in quel momento perché non ancora fallita”, fanno sapere dalla Regione Lazio. “La società romena, in queste settimane, è stata ricapitali­zzata dalla Isvass romena, quindi il ‘problema’ sollevato è già superato”. In realtà fino a ieri risultava ancora vigente il “divieto di assunzione di nuovi affari”. Secondo quanto comunicato dall’autorità romena lo scorso 11 aprile la società continua rimanere in una situazione difficile, tanto da sanzionare l’ammi nistratore delegato, rimuovendo­lo dal suo ruolo. Una situazione sull’orlo del fallimento, con una garanzia presentata alla Regione Lazio che rischia di diventare carta straccia.

Nello stesso documento del 2014 viene allegata una perizia giurata sullo stato dell’i mpianto firmata dall’ingegnere Giuseppe Fabiani. Il nome è molto noto nell’ambiente: da diversi anni è amministra­tore unico della Pellini Srl, società di Acerra (Napoli) con parte delle azioni sequestrat­e lo scorso febbraio dal Tribunale di Napoli. Una relazione profession­ale che era costata anche un processo al tecnico, finito in primo grado nel 2013 con la dichiarazi­one di prescrizio­ne dei reati di associazio­ne per delinquere e falso. Ulteriore elemento, questo, che forse avrebbe dovuto far scattare il campanello di allarme.

MENTRE LA REGIONE Lazio approvava le carte, i cittadini di Pomezia guardavano con preoccupaz­ione crescere la montagna di rifiuti. Lo scorso novembre un comitato della zona ha scritto al sindaco M5s Fabio Fucci, chiedendo un intervento urgente. Dopo qualche giorno la polizia locale di Pomezia ha trasmesso la denuncia al Noe del Lazio e alla Asl, chiedendo di effettuare un sopralluog­o congiunto. “Una richiesta irrituale – commenta la Regione Lazio – in quanto non contenente elementi certi di gestione del sopralluog­o”. In altre parole non era stata fissata nessuna data per la visita agli impianti. Quattro mesi dopo l’incendio è scoppiato davvero e una nube nera si aggira a sud della Capitale.

Rischio diossina

Due commesse intossicat­e: sciopero all’outlet. Scaricabar­ile sulla prevenzion­e

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La situazione ieri mattina a 24 ore dall’inizio dell’incendio nell’impianto Eco X di Pomezia (Roma), a destra la colonna di fumo
Ansa Il fuoco continua La situazione ieri mattina a 24 ore dall’inizio dell’incendio nell’impianto Eco X di Pomezia (Roma), a destra la colonna di fumo
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