Coalizioni variabili: così Renzi vuole tenere dentro tutti
Grandi trattative L’ex premier punta a far passare la sua legge elettorale prima dell’estate. La partita si giocherà in Senato
Obiettivo: prendere i voti di tutti, a destra e a sinistra, da quelli di Denis Verdini a quelli di Pier Luigi Bersani, passando per quelli di Giuliano Pisapia e Angelino Alfano. Grazie a tante coalizioni “variabili” da Nord a Sud. È questo il risultato al quale Matteo Renzi punta con il testo di legge elettorale, presentato ieri dal Pd alla Camera. La proposta, denominata “Rosatellum”, dal nome del capogruppo dem Ettore Rosato, ricalca quella portata avanti con Verdini (il “Verdinellum”). Una “creatura” tarata sulle esigenze del segretario Pd. Un mix di proporzionale e maggioritario sulla carta che, non prevedendo il meccanismo dello “scorporo”, risulta un iper-maggioritario.
ECCOLO: 303 deputati eletti in collegi uninominali maggioritari, altrettanti eletti con metodo proporzionale in circa 80-100 circoscrizioni con in liste bloccate di due-quattro nomi. Prevista una sola scheda: l’elettore a sinistra, vota il candidato del collegio (e può scegliere di votare solo lui) e a destra uno dei listini bloccati che lo appoggiano (i voti andranno automaticamente anche al candidato nel collegio). Spiega Emanuele Fiano, ora relatore del provvedimento: “Non si possono fare alleanze diverse nello stesso collegio uninominale”. Quindi, in collegi diversi sì. E per di più consente alle segreterie dei partiti di scegliere chi deve correre nei posti garantiti, chi deve essere messo nei listini, che sono molto corti. Da sottolineare che la possibilità di stabilire coalizioni penalizza i Cinque Stelle. Ad ammetterlo è lo stesso Rosato: “Non avvantaggia i Cinque Stelle, è vero. Ma è colpa loro se non si alleano. E poi, non hanno candidati spendibili nei collegi”. Intanto, i piccoli partiti già lamentano poco rispetto della rappresentanza, per il fatto di aver eliminato lo scorporo, il meccanismo che toglieva ai partiti che vincevano nei collegi una parte dei voti proporzionali, così da fa- vorire i piccoli. E anche per la soglia di sbarramento: il testo la prevede al 5% su base nazionale, mentre nel Mattarellum era al 4% e nell’Italicum al 3%. Nella proposta del Pd si prevede una delega al governo a disegnare le circoscrizioni (con tanto di tempistica obbligata: massimo 45 giorni).
È EVIDENTE che la trattativa è aperta e le modifiche di questo impianto sono possibili: per portare a casa questo sistema, che nelle sue intenzioni gli permetterebbe di fare una sorta di coalizione della nazione e anche di poter quantificare i voti presi dal Pd, più che in una coalizione classica, Renzi ha ingranato la quinta. E ha già iniziato a promettere collegi blindati a tutti, da Alfano a Pisapia. Ieri Andrea Mazziotti, il relatore, ha lasciato, do pola“bocciatura” dell’Italicum bis. E, in quanto pre- sidente della Commissione, ha designato Fiano. In dissenso con il metodo, che ancora una volta prevede un Renzi che decide, non cerca convergenze, ma casomai fa trattative parallele. Alla Camera la legge è appoggiata da Pd, Lega Nord, Ala, Svp. Spiega Pino Pisicchio: “In ogni territorio si realizza uno schieramento funzionale all’elezione del candidato uninominale. Ma questo potrebbe non favorire la governabilità: con 3 competitor principali, si potrebbe non avere modo di formare un governo”. Ma l’ex premier accelera: “Dopo mesi di rinvii, la Camera ha deciso di andare in aula il 29 maggio. Questo permetterà – per regolamento – di avere tempi contingentati e di approvare la nuova legge nei primi giorni di giugno”. L’idea poi è chiudere in Senato prima dell’estate. Ed è lì che ci sono i problemi. Per dire, Mdp ha condizionato il suo appoggio al governo proprio al fatto che nella manovrina non vengano reintrodotti i voucher. I voti del Pd sulla carta sono 148. Adesso, bisognerà vedere se qualche voto in più arriva, soprattutto da Forza Italia che sul tema non è compatta. L’ex premier però ha deciso: o porta a casa il tedesco ( magari prima dell’estate in modo da lasciarsi aperta la possibilità di votare in autunno), o a quel punto dirà di aver fatto tutto il possibile e chiederà il decreto per armonizzare i sistemi usciti dalla Consulta. E il Quirinale? Si fa filtrare, che il paletto sono le sentenze della Corte: se il nuovo sistema dovesse replicare qualche errore del passato, non passerà al vaglio di Mattarella.
Effetti collaterali
Poca rappresentanza e rischio ingovernabilità Penalizzato il M5s che non ha facilità di alleanze