Gli Usa accelerano: Fiat rischia maxi-multa
Dopo la procedura d’infrazione aperta dalla Ue, l’America stringe sul “software truccato”
Forse
già oggi Fiat Chrysler Automobiles dovrà fare i conti con il procedimento che il Dipartimento federale di Giustizia Usa intende avviare nei confronti del Gruppo per le presunte violazioni sulle emissioni di 104.000 veicoli a gasolio commercializzati Oltreoceano. In gennaio, quando l'Epa, l'agenzia per la protezione ambientale americana, aveva accusato Fca di aver violato il Clean Air Act era stata ipotizzata una sanzione massima di 4,6 miliardi di dollari.
LA CONTESTAZIONE riguarda due modelli, Jeep Grand Cherooke e Dodge Ram, equipaggiati con il motore diesel da 3.0 litri. L'ipotesi è che l'ottenimento dell'omologazione sia stata agevolata dall'installazione di un software. “P er quanto conosco questa socie- tà, posso dire che nessuno è così stupido da cercare di montare un software illegale”, aveva dichiarato Sergio Marchionne, l'amministratore delegato che lascerà il gruppo nel corso del 2019.
Le autorità americane, almeno stando all'agenzia Bloomberg, la vedono diversamente. Sulla base di testimonianze confidenziali, ha riferito la denuncia contro Fca potrebbe scattare già entro la settimana. Anche se Donald Trump, ha piazzato alla direzione dell'Epa Scott Pruitt, paladino delle battaglie contro l'agenzia, il gruppo non sembra poter beneficiare del mutato e meno benevolo clima nei confronti dell'ambiente. L'a- zione potrebbe scattare nonostante siano ancora in corso le rituali trattative tra le autorità e il costruttore, che non sarebbe tuttavia riuscito a fornire spiegazioni tecniche sufficientemente convincenti sul dispositivo. “Fca Us si difenderà con forza – ha fatto sapere la società – contro qualsiasi pretesa secondo cui l'azienda abbia deliberatamente installato dispositivi proibiti per ingannare i test sulle emissioni”. Con discussioni ancora in corso, il gruppo italo americano ritiene “c ontr opro ducente” l'eventuale controversia. Il titolo è sotto pressione su entrambe le sponde dell'oceano, perché con una mossa che il ministro Graziano Delrio ha liquidato come “deludente”, la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia per le emissioni di Fiat 500X. Cioè il modello che aveva innescato un contenzioso tra Italia e Germania e che era stato chiuso solo dopo il vertice tra Angela Merkel e Paolo Gentiloni. Il Blepaese si aggiunge agli altri 7 stati a carico dei quali era scattato un provvedimento analogo in dicembre, fra i quali Germania, Gran Bretagna e Spagna. Secondo Altroconsumo, che ha aperto tre class action( due contro Volkswagen e una contro Fiat) queste “procedure di infrazione incrociate che colpiscono Germania e Italia sono volte a proteggere violazioni palesi e accertate di Vw e Fiat con la sponda dei governi tedesco e italiano”. Proprio mercoledì la stessa Commissione ha chiuso la procedura d'infrazione aperta nel 2015 contro la Germania sul pedaggio autostradale per i soli automobilisti stranieri. Dopo che Berlino ha introdotto meccanismi che premiano i veicoli meno inquinanti, le autorità di Bruxelles hanno ritenuto non più discriminatorio il balzello.
PER IL MINISTRO federale dei Trasporti, il bavarese Alexander Dobrindt, è un contributo per le infrastrutture: agli automobilisti tedeschi l'importo viene addebitato sulla tassa di circolazione, che viene nel contempo ridotta nella stessa misura. Insomma: i tedeschi non sborsano un euro in più per le autostrade. L'Austria continua a ritenere discriminatorio il provvedimento, in vigore dal 2019: Vienna è intenzionata a portare la disputa alla Corte europea di giustizia. E potrebbero farlo anche Repubblica Ceca e Paesi Bassi.
Dollari a palate A giorni potrebbe scattare la denuncia. Fca rischia di pagare 4,6 miliardi