Il Fatto Quotidiano

“Rouhani sta sfidando la Guida Suprema”

Il politologo e le presidenzi­ali iraniane tra riformisti e conservato­ri fedeli all’ayatollah Khamenei

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Nicola

Pedde è direttore d el l ’ Institute of Global Studies di Roma ed esperto di Iran.

Perché le elezioni di oggi sono importanti?

Perché è necessario consolidar­e il programma politico ed economico del presidente Hassan Rouhani, nell’i nteresse dell’Iran ma anche di quello della comunità internazio­nale. Un Iran che cresce economicam­ente e che vede la propria economia produrre risultati utili in termini di occupazion­e e stabilità sociale, sarà un Paese sempre più propenso a interagire in modo costruttiv­o con la comunità internazio­nale, a mitigare le tensioni e a cercare soluzioni alle tante crisi regionali.

Il suo giudizio sui 5 anni di Rouhani? Complessiv­amente molto positivo, sia per la politica in- terna che internazio­nale: è riuscito a portare a casa un accordo con la comunità internazio­nale, facendo concession­i sul programma nucleare. Anche perché rappresent­ava un enorme costo, sia monetario che politico, per Teheran.

Eppure si critica la lentezza della crescita economica… È la maggior fonte di scontento: la disoccupaz­ione com- plessiva resta molto alta (il 13% circa) e quella giovanile quasi il triplo. Però dal 2013 a oggi, l’inflazione è passata dal 40% ora al 7,5%, il Pil da -6% a +7,2%. Gli investimen­ti esteri hanno toccato i 19 miliardi di dollari e il commercio del petrolio più che raddoppiat­o. Rouhani può essere definito un riformator­e nel senso occidental­e del termine? Ovviamente no. È piuttosto un “pragmatico modernista”, che porta avanti alcuni temi del riformismo di Rafsanjani, pur non aderendovi completame­nte: è sostenitor­e dell’apertura sul piano economico ma mantiene una certa rigidità su quello sociale.

Si vota per eleggere il presidente. Chi detiene veramente il potere nella Repubblica islamica ?

Nei primi 10 anni dopo la rivoluzion­e del 1979, l’ayatollah Khomeini aveva un fortissimo ruolo guida. Alla sua morte, non si è trovati un erede di pari autorevole­zza e oggi Alì Khamenei è una figura molto meno potente, un moderatore di potere di un insieme di interessi eterogenei e conflittua­li. Sarà pure il decisore ultimo, ma se si schierasse contro una maggioranz­a politica, non verrebbe riconferma­to nel proprio ruolo. Basti considerar­e che Khamenei, pur non avendo mai approvato la politica di Rouhani, soprattutt­o sul versante internazio­nale, ha sempre rispettato il mandato politico del leader scelto dalla maggioranz­a dei cittadini.

Il maggior successo rivendicat­o da Rouhani è l’accordo sul nucleare del 2015. Trump ha cambiato radicalmen­te posizione rispetto a quando in campagna elettorale proclamava di voler fare a pezzi il peggior accordo della storia Usa. Invece, nei primi centro giorni ha riconferma­to lo stop alle sanzioni, come previsto dal suo predecesso­re Obama.

Chi sono i contrari all’accordo?

In Iran sono contrari solo gli ultra-conservato­ri e quei poteri economici nazionali che si sono arricchiti con il protezioni­smo. Fuori dall’Iran, gli oppositori si chiamano Israele e Arabia Saudita.

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LaPresse/Ansa Lunga succession­e La Guida suprema Ali Khamenei (77 anni) e i contendent­i Rouhani e Raisi
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