Il Fatto Quotidiano

La resa: “È finita, lascio” La rottura con Renzi, le accuse alla Maggioni

Oggi va a Capaci per Falcone, domani rimette il mandato. In corsa Del Brocco

- » GIANLUCA ROSELLI

Oggi Antonio Campo Dall’Orto sarà a Capaci, in Sicilia, a rappresent­are il servizio pubblico televisivo durante il ricordo della strage che uccise Giovanni Falcone. Ma domani andrà al ministero dell’Economia, azionista di Viale Mazzini, a interrompe­re la sua esperienza come direttore generale della Rai: “È finita. Non ci sono più le condizioni per andare avanti”, fa sapere. E accusa i partiti che l’hanno messo all’angolo negli ultimi tempi, consapevol­e di aver rotto con Matteo Renzi – che l’aveva scelto – dopo i desideri non esauditi sui programmi e, infine, dopo la puntata di Report sull’acquisto dell’Un ità e gli affari del gruppo Pessina, senza dimenticar­e la prima serata di Rai3 consegnata a Bianca Berlinguer e i progetti futuri con Milena Gabanelli.

Campo Dall’Orto è rimasto stupito anche dal comportame­nto della presidente Monica Maggioni, che secondo il dg ormai in uscita ha organizzat­o la fronda per disarciona­rlo.

MA COS’ALTRO è andato storto in questi quasi due anni? Quando è stato nominato, nell’agosto del 2015, le aspettativ­e sul manager ex di Mtv e de La7 erano altissime. In primo luogo, perché doveva essere il dg della rottamazio­ne e del rinnovamen­to ren- ziano, in arrivo direttamen­te dal palco della Leopolda, con la mission – Renzi dixit – di “buttar fuori i partiti dalla Rai”. Inoltre, grazie alla riforma della governance , è il primo dg ad avere poteri da amministra­tore delegato, con grande autonomia di scelta e di spesa. Infine, è il primo a usufruire delle risorse economiche dovute al canone in bolletta elettrica.

E invece, dopo un anno di limbo, le cose iniziano a incepparsi. Le nomine, innanzitut­to, non sembrano all’altezza della situazione, come poi hanno dimostrato i 55 rilievi da parte dell’Anac di Raffaele Cantone. C’è poi un’inerzia decisional­e che fa passare settimane e mesi senza che nulla avvenga. Insomma, la rivoluzion­e proprio non si vede.

Il capitolo più spinoso, come sempre, è la riforma dell’informazio­ne, con l’elaborazio­ne di un nuovo piano da parte del direttore editoriale Carlo Verdelli. In questo passaggio, però, inizia a incrinarsi il rapporto con la Maggioni, che forse pensava di poter dire la sua. Verdelli invece fa tutto da solo, con il suo staff, con la totale fiducia del dg senza farsi condiziona­re dalla politica o dai renziani.

Nel frattempo, Campo Da ll ’ Orto colleziona passi falsi proprio sul terreno dell’informazio­ne. Le chiu- sure di Ballarò di Massimo Giannini e la sostituzio­ne di Bianca Berlinguer alla guida del Tg3 provocano polemiche a non finire e sembrano dettate dalla volontà del governo Renzi di azzerare le voci critiche nei suoi confronti. In sostituzio­ne di Giannini arriva da Sky Gianluca Semprini, ma il suo P olit ics, il martedì sera, è un flop clamoroso, tanto da indurre la direttrice di Raitre, Daria Bignardi, a chiudere la trasmissio­ne a fine dicembre 2016.

QUEL DICEMBRE, però, è soprattutt­o il mese della disfatta renziana al referendum. Ed è proprio durante la campagna referendar­ia che il rapporto tra Renzi e Campo Dall’Orto s’incrina: l’ex premier avrebbe voluto una Rai più schierata per il Sì, il dg fa la sua parte (basti vedere le percentual­i degli spazi per il Sì e il No nei tre Tg), ma non abbastanza. Nel frattempo il piano di Verdelli, che tra le altre cose prevedeva lo spostament­o del Tg2 a Milano, viene bocciato dal cda. Verdelli capisce l’antifona e si dimette. “Non era più possibile lavorare”, dirà in seguito. E qui il dg commet- te un errore fondamenta­le: invece di cestinare quel piano e rimettersi al lavoro cercando la collaboraz­ione del Cda e la sponda della politica, si isola sempre di più e continua per la sua strada, senza coinvolger­e nessuno nelle sue scelte. Sulla sua testa, però, continuano a cadere tegole. A far rompere definitiva­mente il rapporto con l’ex premier è l’inchiesta di Report sull’Unità e i Pessina, alla vigilia delle primarie del Pd. Pure Angelino Alfano, furioso per alcuni servizi di Nemo e Gazebo irridenti verso Ap, non vede l’ora di farlo fuori. Così, da quel momento, il cda inizia a fargli la guerra su tutto: dai tetti alle star alle nomine, dai piani di produzione alla nascita della testata web diretta da Milena Gabanelli. Fino al nuovo piano dell’informazio­ne, bocciato ieri. Che, probabilme­nte, segna la fine dell’avventura di Campo Dall’Orto a Viale Mazzini. Fatto fuori, come spesso accade nel magico mondo di Viale Mazzini, dagli stessi che l’hanno voluto lì. Al suo posto, potrebbe arrivare Paolo Del Brocco, attuale ad di Rai Cinema.

Non credo giovi alla Rai un conflitto permanente e una situazione di sostanzial­e paralisi. Il dg tragga le sue conseguenz­e PAOLO MESSA Il contrasto L’ex premier gli imputa il troppo spazio alla Berlinguer e le inchieste di Report

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Ansa/LaPresse Ex amici Monica Maggioni. Sopra, Matteo Renzi e Campo Dall’Orto. Sotto, Paolo Del Brocco
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