Manovra d’autunno, Renzi può salvarsi solo col voto
La Commissione Ue: “Serve uno sforzo sostanzioso per il 2018, rimettete l’Imu”
“Le elezioni non interrompono gli impegni dell’Italia”, dice Pierre Moscovici, il commissario Ue agli Affari economici. Perché a Bruxelles sanno che le raccomandazioni inviate ieri ai Paesi membri per l’Italia verranno interpretate in chiave elettorale. E hanno ben chiaro che l’urgenza di Matteo Renzi di trovare un accordo con Silvio Berlusconi è dovuta al tentativo di votare prima di dover approvare una legge di Bilancio 2018 che richiede “uno sforzo sostanzioso”, per usare le parole della Commissione, se l’Italia vuole evitare la procedura di infrazione.
LA SITUAZIONE oggi è questa: con le raccomandazioni di ieri, elaborate dalla Commissione e approvate dal Consiglio (i governi), si certifica che per il passato l’Italia è a posto. Con un po’ di creatività burocratica, la Commissione considera sufficiente la “manovrina” appena varata, perdona anche il fatto che gli ultimi governi abbiano chiesto flessibilità sul deficit per gli investimenti e poi questi siano diminuiti di 1,6 miliardi nel 2016. Le attenuanti: il nuovo codice degli appalti che ha ingessato le gare e l’inizio del nuovo settennato di bilancio europeo che ha rallentato l’utilizzo dei fondi comunitari (-1,1 miliardi). Tutto è perdonato. Ma per il futuro è un’altra storia.
La situazione è delicata: l’Italia si è impegnata a portare il deficit 2018 dal 2,1 per cento all’1,2 ma non ha spiegato come. Il governo Gentiloni vuole rispettare l’indicazione di Renzi e disinnescare la “clausola di salvaguardia” (introdotta dallo stesso Renzi) che prevede un aumento dell’Iva per raggiungere quell’obiettivo. “L’incertezza sulla composizione e l’implementazione di una strategia di bilancio di medio termine del programma di stabilità comportano rischi al ribasso per le previsioni di crescita e il raggiungimento degli obiettivi di bilancio”, scrive la Commissione. Tradotto: finora sono soltanto chiacchiere, non c’è alcun impegno preciso da parte del governo. Proprio ieri l’Istat ha previsto per il 2017 una crescita dell’1 per cento, in rialzo, ma comunque sotto l’1,1 su cui il governo ha impostato i conti 2017.
Vista la vaghezza del governo italiano, Bruxelles suggeri- sce alcune misure da adottare: ripristinare la tassa sulla prima casa, l’Imu, che l’Italia ha prima abolito (governi Prodi e Berlusconi tra 2006 e 2008), poi ripristinato (Monti 2011) e poi di nuovo abolito (Letta 2013 e Renzi 2015). Almeno per “i contribuenti ad alto reddito”, in coerenza con l’approccio europeo per cui vanno tassate le cose, la ricchezza improduttiva, e non il lavoro. Anche gli altri consigli vanno in direzione opposta alle ultime scelte di politica economica del governo Renzi: limitare l’uso del contante e rendere obbligatorio il pagamento elettronico nei negozi (Renzi ha alzato il tetto), fare la riforma del catasto (Renzi la bloccò perché temeva le reazioni di chi avrebbe pagato di più), e rafforzare i contratti nazionali per gestire le situazioni locali più complesse (Renzi ha depotenziato i sindacati).
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che da economista all’Ocse era contrario all’abolizione dell’Imu, reagisce: “Cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea”. Renzi non glielo permetterebbe mai.
I problemi sono rinviati all’autunno: l’impianto della legge di Bilancio 2018 va mandato, come ogni anno, a Bruxelles entro il 15 ottobre. La scommessa di Renzi sembra quella di chiudere un accordo con Berlusconi sulla legge elettorale e andare a votare prima, per non risultare zavorrato nelle urne dal peso di misure impopolari inevitabili o da una censura drastica della Commissione, con possibile procedura d’infrazione. Passate le elezioni francesi, sui mercati tutta l’attenzione è per l’Italia: il primo dei rischi per il 2018 indicato dall’agenzia di rating Fitch di ieri è il voto in Italia, con la possibilità di un governo Cinque Stelle.
LA COMMISSIONE chiede anche di ripulire in fretta i bilanci dalle banche dai crediti in sofferenza. Ma da anni l’Italia prova, senza successo, a progettare una “bad bank” di sistema. E ora Padoan è impegnato a negoziare con la Commissione europea “24 ore su 24” per salvare Mps. In autunno si sommeranno incertezza politica, i guai delle banche e le scelte inevitabili sull’Iva e il bilancio 2018. Renzi quindi ha fretta. Ma sa anche che in caso di forti tensioni sui mercati in stile 2011, il Quirinale potrebbe anche decidere di non sciogliere le Camere e seguire la strada di un governo tecnico. E questo, per Renzi, è l’unico scenario peggiore rispetto al voto dopo la manovra.