Sánchez, doppia vendetta: dopo il Psoe mette nel mirino Rajoy
Siamo l’av an gu ardia democratica del sistema politico in Spagna”, esordisce Ped r o Sá nchez davanti ai m i li t a nt i accorsi nella sede del Psoe di Madrid per celebrare il suo ritorno alla guida del partito. Nella stessa sala in cui, lo scorso 1° ottobre, fu costretto a dimettersi dalla carica di segretario generale. Ci torna da vincitore, avendo ottenuto oltre il 50% dei voti dei 187 mila iscritti (80% di partecipazione) nelle primarie di domenica. Il risultato è tutto merito suo, ottenuto nonostante l’apparato, la cupola socialista e i principali mezzi d’informazione sostenessero Susana Díaz, che ha vinto solo nella sua Andalusia, fermandosi a poco meno del 40% dei consensi. Terzo Patxi López, con quasi il 10%. “Facciamo un congresso per unire e fare un nuovo Psoe”: appuntamento al 17 e 18 giugno.
Con lui ha vinto il partito dei militanti che si riconosce nel suo elettorato e che non aveva digerito l’astensione al governo Rajoy e scommetteva su un’intesa della sinistra per sconfiggere il PP.
Il nuovo corso socialista si troverà presto a fare i conti con i problemi più urgenti della politica spagnola. Dalla mozione di sfiducia al premier del partito popolare Rajoy presentata da Podemos venerdì per i numerosi ed estesi casi di corruzione che vedono coinvolto il partito di governo, alla questione catalana che in questi giorni macina iniziative per la celebrazione di un referendum di autodeterminazione.