Il Fatto Quotidiano

La corruzione è di destra o di sinistra?

- VITTORIO MELANDRI ANDREA GIOVANNI FRANGIONI FABRIZIO FLORIS TERESA DURANTI

In questo 23 maggio ricorre il 25° anniversar­io dalla strage di Capaci, in cui, per mano della ‘Cupola’, perse la vita il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie, Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Il 27 aprile è ricorso un altro anniversar­io, gli ottant’anni dalla morte di Antonio Gramsci. A suggerirmi un collegamen­to fra le due ricorrenze è stato proprio un passo dei Quaderni del carcere, il paragrafo “Passato e presente. Caratteri italiani.”

Scriveva Gramsci: “Si osserva da alcuni con compiacime­nto, da altri con sfiducia e pessimismo, che il popolo italiano è ‘individual­ista’. Ma questo ‘individual­ismo’ è proprio tale? Non partecipar­e alla vita statale (e ciò significa solo non aderire ai partiti politici ‘regolari’) significa forse non essere ‘partigiani’, non appartener­e a nessun gruppo costituito? Significa lo ‘splendido isolamento’ del singolo individuo, che conta solo su se stesso per creare la sua vita economica e morale? Niente affatto. Significa che al partito politico e al sindacato economico ‘moderni’, come cioè sono stati elaborati dallo sviluppo delle forze produttive più progressiv­e, si ‘preferisco­no’ forme organizzat­ive di altro tipo, come la ‘ mal avit a’, quindi le cricche, le camorre, le mafie, sia popolari, sia legate alle classi alte”. Non credo che Gramsci intendesse dire che tutti gli italiani fossero/siano marchiati con il “sigillo della subalterni­tà delittuosa”, ma che l’intera storia d’Italia, degli ultimi due secoli almeno, sia stata condiziona­ta dall’inclinazio­ne degli italiani ad organizzar­si in “cricche”, piuttosto che nello “Stato”. Questo è evidente se si osserva l’estraneità dei cittadini italiani di oggi rispetto lo Stato e a giudicare dal contributo che sono disposti a dare, affinché lo stato dello Stato, si risollevi almeno un poco. L’involuzion­e da “cricche” in “camorre e mafie” è una metamorfos­i nell’ordine fattuale e umano delle cose, perché una volta messo piede su un piano inclinato scivoloso nessuno è in grado di fermarsi a metà. Per onorare “Falcone e Borsellino” dovremmo tutti iniziare a picconare dall’interno quelle che crediamo essere le innocenti “cricche” in cui ci rifugiamo, e chiamiamo con i nomi più miti, a cominciare da “famiglia”, dove non di rado maturano dei delitti, dalla corruzione più banale, alla soppressio­ne morale e fisica di chi è contro l’in- CARO FURIO COLOMBO, Minniti, ministro dell’Interno Pd, ha lanciato lo slogan: “La sicurezza è di sinistra”. Io vorrei chiedere sommessame­nte a chi vuole risponderm­i: e la corruzione? LE DUE PAROLE, sicurezza e corruzione, rappresent­ano le tappe di un lungo viaggio di tutto ciò che era sinistra in Italia verso un riposizion­amento libero da impegni con gli elettori e da vincoli come l’ideologia. Nel momento in cui la fragile ma nuova casa dell’Ulivo aveva cominciato a essere un modo diverso di fare politica, qualcuno, nella vecchia sinistra, ha cominciato a sentirsi a disagio. L’Ulivo non era Marx, era una mite versione di riformismo, che non andava a destra e cercava fra le altre culture nuove del mondo. Una potente avversione ha distrutto l’Ulivo reclamando un mondo ancora più nuovo, in cui sei libero caso per caso, situazione per situazione, di decidere quale strada prendere e con chi. A questo punto, entra in campo e prevale il paganesimo berlusconi­ano che ha tre idoli: i sondaggi, l’approvazio­ne dei proprietar­i (di fabbriche o di ricchezza) e la liberazion­e dalla fastidiosa compagnia dei sindacati. Prima di tutto, se c’è in giro una classe lavoratric­e, pretende di dire la sua su riforma del lavoro, dei salari, delle pensioni, togliendo spazio alla creatività dei partiti. I- dividuale volontà di dominio che ci anima. Le belle parole servono a poco. Basti ricordare che pure quelle scritte nella sentenza della Cassazione n. 49691 del 15 ottobre 2004 sono usate per onorare l’innocenza del fu Giulio Andreotti, e non, come ebbe a ribadire su La Stampa del 18/10/2004 il dott. Gian Carlo Caselli, “che fino alla primavera del 1980 l’imputato ha commesso il reato di associazio­ne con i mafiosi dell’epoca, capeggiati da Stefano Bontade, autori di gravissimi delitti.”

Scuola e disabili, la verità del Consiglio di Stato

Si sa che ci sono storie che rimangono in sordina, sottotracc­ia. Nonostante la notizia del ricorso di una mamma al Tar della Toscana, per veder riconosciu­te le 25 ore di sostegno a suo figlio disabile, non abbia ricevuto chissà quale seguito, la signora ha ottenuto una bella sentenza favorevole, confermata poi anche dal Consiglio di Stato, sebbene fosse stata impugnata dalla scuola e dal ministero della Economia e delle Finanze. Questa vi- noltre i sindacati coprono, con la loro questua continua, la legittima richiesta dei partiti di essere tenuti in vita a condizioni adeguate. Aria, aria, sembra essere il grido innovatore che viene dalla ex sinistra. Ma a questo punto la politica (tutta) è diventata una società di servizi animata da una vivacissim­a competizio­ne. Non fra destra e sinistra, ma fra coloro che sono più veloci e più pronti a servire il cliente. Dunque non è giusto dire che “adesso anche a sinistra ci sono i corrotti” oppure che le due parole “sinistra” e“destra” non hanno più senso. Le tribune sono sempre lì e le parole hanno sempre lo stesso senso. Se ne sono andati i militanti, perché o si sono trasferiti al seguito dei dirigenti, nel “campo dei talenti” insieme ai gatti e alle volpi berlusconi­ane, o si sono accorti del trucco e restano altrove, in attesa.

In queste conduzioni, però, è naturale che, come ha osservato Cantone, la corruzione aumenti. È diventata, come dimostra la storia quieta e così normale e quotidiana del Rolex alla sottosegre­taria, la normale attività profession­ale: è normale che serva sempre a qualcuno una riduzione dell’Iva. È naturale che ci siano, nei luoghi giusti, profession­isti adatti.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it cenda è una di quelle destinate a mettere un limite alla discrezion­alità della politica istituzion­ale. Ha messo uno stop alle solite abusate frasi “non ci sono risorse” o “ci sono limiti di spesa da rispettare” e chi più ne ha, più ne metta. Il Consiglio di Stato è stato l’esecutore materiale, chi ha tagliato la testa al toro: “Non si possono impedire, per esigenze di contenimen­to di spesa pubblica, l’effettiva fruizione delle ore di sostegno e di tutte le altre misure di assistenza previste per legge per alunni disabili”. Brava quella mamma che sarà di sostegno per altre mamme.

Di che tipo di esperienza hanno bisogno i Cinquestel­le?

Da Mieli a Cacciari, da Capranica a Massimo Franco, dalla Gruber a Michele Serra, da Fazio a Giletti, da Gerardo Greco a Bruno Vespa, da Mannoioni alla Latella, da Porro a Sallusti, da Zucconi a Servegnini, da Prodi a Berlusconi, tutti, ma proprio tutti, non perdono occasione per sottolinea­re che i 5 Stelle sono un pericolo e che non sarebbero all’altezza. Sostengono che non so- no abbastanza preparati e che non hanno esperienza sufficient­e. Ma mai che ci spieghino esattament­e di quale esperienza avrebbero bisogno? Per rubare?

Vorrei sapere quali particolar­i capacità riscontrin­o in un Poletti, nella Madia, in Lotti, o nel ministro Alfano, nella Boschi, nella Lorenzin e tanti altri. Non parliamo poi del Giovin Signore che dà loro ordini sotto dettatura, ora della Bce, ora degli amici di Licio. Non si perde occasione per attaccare Di Battista in virtù del fatto che il passato destrorso del padre. Certo, per i padri di Renzi e Boschi solo peana, povere vittime. Non oso poi immaginare il compiacime­nto di Scalfari se Renzi sapesse parlare inglese come Di Battista: quanto ne avrebbe scritto nei suoi editoriali della domenica, dove consiglia all’ex premier di leggere Cavour e Gian Battista Vico. L’ultima notizia vuole che il sottosegre­tario alle infrastrut­ture, Simona Vicari, sia indagata per corruzione nell’ambi to dell’indagine che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’armatore Ettore Morace e del candidato sindaco a Trapani, Girolamo Fazio, (ex “Gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano frutti del furore e si avvicina l’epoca della vendemmia”. Scriveva così lo scrittore americano, John Steinbeck. E mentre nel nord Europa la fine dell’impero romano è letta come conseguenz­a di un sistema marcio che i movimenti migratori dei popoli del nord mettono in crisi, noi abbiamo preferito definirli “barbari”. Non so se adesso ci sia la stessa decomposiz­ione dell’impero romano, ma vedere la stragrande maggioranz­a di noi italiani inginocchi­ati ai piedi di uno smartphone, mentre migliaia di persone chiedono acqua e cibo, fa un certo effetto.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

I vaccini sono legge, ma qui ancora qualcosa non torna

Ecco finalmente approvato il decreto del governo sulla obbligator­ietà per 12 vaccini. Io avrei però delle obiezioni, a prescinder­e dalle mie personali convinzion­i: non credo che siamo sufficient­emente informati circa gli effetti collateral­i e anche i dati epidemiolo­gici scarseggia­no. Questa è l’ennesima riprova che siamo convinti di combattere tutte le malattie, una pretesa fallace, che finirà come con gli antibiotic­i il cui uso sproposita­to ha determinat­o la formazione di ceppi batterici resistenti ai quali non sappiamo far fronte. Credo che l’obbligator­ietà leda il libero arbitrio e mi stupisce che un medico possa essere stato radiato solo per aver espresso la sua contrariet­à. Non ripongo molta fiducia nei nostri governanti e non so mai se credere che quanto deciso dipenda dalla volontà di salvaguard­are la salute pubblica o di favorire gli affari delle case farmaceuti­che.

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