LEGGE ELETTORALE, NUOVI CONTORSIONISTI
D’accordo: la discussione sulla legge elettorale provoca noia, fastidio, irritazione. Per il suo tecnicismo, per gli oscuri tatticismi, per la ipocrisia con la quale tutti predicano che essa deve rispondere all’i nt er es se generale nel mentre perseguono caparbiamente il proprio tornaconto di parte. Ma la legge elettorale è la più politica delle leggi. Vi sottende una visione del sistema politico. Quello attuale e soprattutto quello futuro, cioè la sua linea evolutiva.
ECCO PERCHÉsconcerta constatare come si possa, d’un tratto, estemporaneamente, passare da una proposta al suo opposto, da una idea del sistema politico a una idea tutt’altra. E di riflesso cambiare sino a sovvertire il profilo identitario del proprio partito che sposa appunto una legge elettorale per poi accedere al suo opposto. Di Berlusconi neppure merita rimarcarlo.
Nei suoi venti anni e più di vita politica, sulla legge elettorale ha cambiato cento volte opinione.
Dopo avere per primo e più prontamente interpretato la legge maggioritaria, ora è il più strenuo cultore del proporzionale. Semplice: ieri mirava a federare egemonizzandolo il campo del centrodestra, ora si contenta di “esserci”, di portare in Parlamento una sua pattuglia di rappresentanti, un sindacato di blocco decisivo per quale che sia maggioranza e per... vigilare sulla “roba”. Tutto chiarissimo.
Più intrigante il caso di Renzi. Nelle ultime ore ha fatto filtrare la sua disponibilità alla proposta avanzata da Berlusconi di un cosiddetto modello tedesco, di fatto un proporzionale puro.
Dopo avere sempre giurato che la sua opzione era per una legge a impianto maggioritario. Il Mattarellum intero o, come male minore, il Mattarellum dimezzato. Giudicando il proporzionale sinonimo di palude, di abdicazione alla esigenza della governabilità.
Che dire? Primo: pur di avere ciò che più gli preme, cioè elezioni anticipate, che gli consentano di non accollarsi una legge di Stabilità lacrime e sangue, Renzi è pronto a tutto. A sacrificare il governo Gentiloni, ma soprattutto a revocare la sua conclamata opzione per una democrazia maggioritaria e governante. Mi piacerebbe conoscere, al riguardo, il giudizio dei politici e dei tecnici che hanno sempre sostenuto Renzi in quanto supposto coerente cultore della democrazia governante (Veltroni, A. Parisi, Salvati, D’Alimonte, i costituzionalisti di corte). Se si voleva conferma che Renzi antepone il suo personale interesse (a elezioni ravvicinate e a una candidatura a premier non contendibile dentro una coalizione) all’interesse del Paese e persino del suo partito, nonché della sua totale indifferenza a questa o quella visione del sistema politico eccola squadernata. Secondo: abbiamo la prova del Pd quale partito personale di Renzi. Nessuno fiata nel Pd a fronte di una svolta che ne altera identità e missione? La conversione estemporanea e “au” su un punto tanto cruciale si produce a valle delle cosiddette primarie per la leadership, che evidentemente non hanno tematizzato e sciolto nessuno di tali decisivi nodi politici. A cominciare dalla disputa circa coalizioni sì, coalizioni no e dal loro perimetro. Prima sì con il Mattarellum, poi no in dialettica con Orlando schierato per un’alleanza di centrosinistra, poi forse con il Rosatellum (con il cauto apprezzamento di Prodi e Pisapia), infine no, implicito nel proporzionale proposto da Berlusconi.
ED ECCOCI al terzo punto: di nuovo l’aura del Nazareno. Che, intendiamoci, ci può stare se limitato alla scrittura delle regole. Ma qui, chiarissimamente, c’è altro e Berlusconi, più sincero (!), lo ha dichiarato: un futuro governo sull’asse Pd-FI. Inutile girarci intorno. Con la proporzionale esso è scritto nei numeri, è nelle cose. È giusto che lo si sappia in modo da regolarsi. Così che lo sappiano gli altri attori politici e soprattutto gli elettori. “Competition is competition” dovrà essere il motto di chi non ci sta a dare per fatto il “governo del Nazareno”.