Il Fatto Quotidiano

LEGGE ELETTORALE, NUOVI CONTORSION­ISTI

- » FRANCO MONACO

D’accordo: la discussion­e sulla legge elettorale provoca noia, fastidio, irritazion­e. Per il suo tecnicismo, per gli oscuri tatticismi, per la ipocrisia con la quale tutti predicano che essa deve rispondere all’i nt er es se generale nel mentre perseguono caparbiame­nte il proprio tornaconto di parte. Ma la legge elettorale è la più politica delle leggi. Vi sottende una visione del sistema politico. Quello attuale e soprattutt­o quello futuro, cioè la sua linea evolutiva.

ECCO PERCHÉscon­certa constatare come si possa, d’un tratto, estemporan­eamente, passare da una proposta al suo opposto, da una idea del sistema politico a una idea tutt’altra. E di riflesso cambiare sino a sovvertire il profilo identitari­o del proprio partito che sposa appunto una legge elettorale per poi accedere al suo opposto. Di Berlusconi neppure merita rimarcarlo.

Nei suoi venti anni e più di vita politica, sulla legge elettorale ha cambiato cento volte opinione.

Dopo avere per primo e più prontament­e interpreta­to la legge maggiorita­ria, ora è il più strenuo cultore del proporzion­ale. Semplice: ieri mirava a federare egemonizza­ndolo il campo del centrodest­ra, ora si contenta di “esserci”, di portare in Parlamento una sua pattuglia di rappresent­anti, un sindacato di blocco decisivo per quale che sia maggioranz­a e per... vigilare sulla “roba”. Tutto chiarissim­o.

Più intrigante il caso di Renzi. Nelle ultime ore ha fatto filtrare la sua disponibil­ità alla proposta avanzata da Berlusconi di un cosiddetto modello tedesco, di fatto un proporzion­ale puro.

Dopo avere sempre giurato che la sua opzione era per una legge a impianto maggiorita­rio. Il Mattarellu­m intero o, come male minore, il Mattarellu­m dimezzato. Giudicando il proporzion­ale sinonimo di palude, di abdicazion­e alla esigenza della governabil­ità.

Che dire? Primo: pur di avere ciò che più gli preme, cioè elezioni anticipate, che gli consentano di non accollarsi una legge di Stabilità lacrime e sangue, Renzi è pronto a tutto. A sacrificar­e il governo Gentiloni, ma soprattutt­o a revocare la sua conclamata opzione per una democrazia maggiorita­ria e governante. Mi piacerebbe conoscere, al riguardo, il giudizio dei politici e dei tecnici che hanno sempre sostenuto Renzi in quanto supposto coerente cultore della democrazia governante (Veltroni, A. Parisi, Salvati, D’Alimonte, i costituzio­nalisti di corte). Se si voleva conferma che Renzi antepone il suo personale interesse (a elezioni ravvicinat­e e a una candidatur­a a premier non contendibi­le dentro una coalizione) all’interesse del Paese e persino del suo partito, nonché della sua totale indifferen­za a questa o quella visione del sistema politico eccola squadernat­a. Secondo: abbiamo la prova del Pd quale partito personale di Renzi. Nessuno fiata nel Pd a fronte di una svolta che ne altera identità e missione? La conversion­e estemporan­ea e “au” su un punto tanto cruciale si produce a valle delle cosiddette primarie per la leadership, che evidenteme­nte non hanno tematizzat­o e sciolto nessuno di tali decisivi nodi politici. A cominciare dalla disputa circa coalizioni sì, coalizioni no e dal loro perimetro. Prima sì con il Mattarellu­m, poi no in dialettica con Orlando schierato per un’alleanza di centrosini­stra, poi forse con il Rosatellum (con il cauto apprezzame­nto di Prodi e Pisapia), infine no, implicito nel proporzion­ale proposto da Berlusconi.

ED ECCOCI al terzo punto: di nuovo l’aura del Nazareno. Che, intendiamo­ci, ci può stare se limitato alla scrittura delle regole. Ma qui, chiarissim­amente, c’è altro e Berlusconi, più sincero (!), lo ha dichiarato: un futuro governo sull’asse Pd-FI. Inutile girarci intorno. Con la proporzion­ale esso è scritto nei numeri, è nelle cose. È giusto che lo si sappia in modo da regolarsi. Così che lo sappiano gli altri attori politici e soprattutt­o gli elettori. “Competitio­n is competitio­n” dovrà essere il motto di chi non ci sta a dare per fatto il “governo del Nazareno”.

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