L’attentato
SONO LE 17.58 del 23 maggio ‘92 quando i sismografi della stazione dell'Istituto Nazionale di Geofisica di Monte Cammarata registrano un sussulto della terra. Non è il terremoto; è l'esplosione di un quintale di tritolo che scava un cratere profondo quasi quattro metri e solleva in aria un intero tratto dell'autostrada Palermo-Punta Raisi, all'altezza di Capaci, uccidendo Giovanni Falcone, 54 anni, direttore degli Affari penali al ministero della Giustizia. Con lui, perdono la vita la moglie Francesca Morvillo, magistrato, e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. I mafiosi avevano eseguito il loro piano di morte. Quel giorno appena il corteo delle blindate del giudice partì da Punta Raisi verso Palermo, Gioacchino La Barbera si spostò con la sua auto in una stradina parallela alla corsia della A29 e seguì il corteo, restando in contatto telefonico per 3-4 minuti con Antonino Gioè, che era appostato con Brusca sulle colline sopra Capaci adiacenti al punto autostradale concordato. Alla vista del corteo delle blindate, Giovanni Brusca attivò il telecomando che causò l’esplosione. Nessuna verità definitiva fu acquisita in sede processuale sull’identità della fonte che aveva comunicato alla mafia la partenza di Falcone da Roma e l’arrivo a Palermo per l’ora stabilita.