“L’intrusa” è la camorra ma Napoli diventa il mondo
“Non è un film sulla camorra, ma con la camorra”. Dopo Gomorra, film e serie, e svariati epigoni, il regista Leonardo Di Costanzo sposta la macchina da presa, cambia occhio e posizione morale: la camorra non è in primo piano, non è sullo sfondo, è con la società civile in campo medio. Non è differenza da poco, è tutto: L’intrusa, in cartellone alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes.
L’intrusa è la camorra, l’intrusa è una giovane madre di due figli, Maria (Valentina Vannino), il cui marito viene arrestato per l’omicidio efferato di un innocente, ma la visione criminale è di sguincio: “Non si deve andare frontalmente per capire i fenomeni, è meglio guardare a fianco, a coloro che contendono alla camorra uomini e territorio”.
L’intrusione di Maria avviene nella Masseria, un centro associativo e ricreativo che si occupa d’infanzia a rischio nella periferia difficile di Napoli: un locus amoenus, un hortus conclusus radical- mente alternativo alle logiche mafiose che governano il quartiere. È Napoli, ma potrebbe essere ovunque, dalle banlieue parigine alle bidonville sudafricane: “Cerco sempre di guardare la mia città come luogo in cui accadono drammi che riguardano l’umano, mi serve la sua particolarità per accedere all’universalità. Soprattutto, cerco di usarla senza farmi usare”.
A PONTICELLI nella masseria Morabito dove è ricostruita quella finzionale, la domanda è una sola: dove inizia, ovvero dove finisce, l’accoglienza? La fondatrice Giovanna (la coreografa e danzatrice Raffaella Giordano, brava) tiene alta la bandiera del rispetto e della condivisione, ma come si può solidarizzare con il nemico stesso? Questione complessa, che manda in collisione convinzioni e persone, divieti e umanità. Si direbbe l’opera di un sadico, e non di un documentarista ( A scuola, Prove di stato) e regista – è del 2012 il pluripremiato esordio L’interv al lo – di provato talento e comprovata sensibilità, perché sbattuto in faccia proprio a chi, supplendo alle inadempienze delle istituzioni, agisce nel sociale con volontà e volontarietà: “Queste persone affrontano dilemmi morali quotidiani, sono in continuo contatto con il mondo del bisogno, dei cattivi che devono cercare di recuperare. A differenza della magistratura, non hanno categorie rigide, non possono”.
Sulla Croisette nessuno spettatore ha chiesto a Di Costanzo di Napoli, l’identificazione ha avuto la meglio sulla localizzazione, e il perché è nei tempi che viviamo, nei flussi migratori dipinti da politica e media quale minaccia costante: “È il problema dell’inclusione di quello che percepiamo come cattivo, di quello che ci mette in pericolo”.
“Battute sceneggiate e improvvisazione controllata, storia corale e corporale”, L’intrusa ribadisce la misura di Di Costanzo: personaggi che sono persone, realtà per scrittura, primato della scena sull’effetto. L’intrusa non sa- rà più tale, alla fine, ma sul come e perché vi rimandiamo alla visione, confermando un’altra ricorrenza di questo cinema: l’importante è il percorso, non la destinazione; il tragitto umano, non l’epilogo. C’era più pathosne L’intervallo, in fondo, succedevano più cose, eppure L’intrusa non è statico ma riflessivo, non è elusivo ma comprensivo: potrà non far spellare le mani, ma la sua irresolutezza non è del cinema bensì della realtà che inquadra. Ed è fatto antropologico, occorrenza sociale non differibile.
A CANNES oggi passano gli ultimi due titoli italiani, Cuori puridi Roberto De Paolis e Dopo la guerra di Annarita Zambrano, e a far parlare di sé è pure un terzo che Paolo Sorrentino girerà a Roma dopo l’esperienza da giurato sulla Croisette: “Perché un film su Berlusconi? Perché sono italiano e voglio fare film sugli italiani. Berlusconi è un archetipo dell’italianità e attraverso lui puoi raccontare gli italiani”. Titolo di lavorazione Loro, l’attore feticcio Toni Servillo per protagonista, ha una probabile destinazione: Cannes 2018, scommettiamo che?
@fpontiggia1
CANNES Leonardo Di Costanzo porta alla Quinzaine un’opera sull’accoglienza e sul compromesso morale di chi opera non contro, ma accanto alle organizzazioni criminali