Il Fatto Quotidiano

“L’intrusa” è la camorra ma Napoli diventa il mondo

- » FEDERICO PONTIGGIA Cannes

“Non è un film sulla camorra, ma con la camorra”. Dopo Gomorra, film e serie, e svariati epigoni, il regista Leonardo Di Costanzo sposta la macchina da presa, cambia occhio e posizione morale: la camorra non è in primo piano, non è sullo sfondo, è con la società civile in campo medio. Non è differenza da poco, è tutto: L’intrusa, in cartellone alla Quinzaine des Réalisateu­rs di Cannes.

L’intrusa è la camorra, l’intrusa è una giovane madre di due figli, Maria (Valentina Vannino), il cui marito viene arrestato per l’omicidio efferato di un innocente, ma la visione criminale è di sguincio: “Non si deve andare frontalmen­te per capire i fenomeni, è meglio guardare a fianco, a coloro che contendono alla camorra uomini e territorio”.

L’intrusione di Maria avviene nella Masseria, un centro associativ­o e ricreativo che si occupa d’infanzia a rischio nella periferia difficile di Napoli: un locus amoenus, un hortus conclusus radical- mente alternativ­o alle logiche mafiose che governano il quartiere. È Napoli, ma potrebbe essere ovunque, dalle banlieue parigine alle bidonville sudafrican­e: “Cerco sempre di guardare la mia città come luogo in cui accadono drammi che riguardano l’umano, mi serve la sua particolar­ità per accedere all’universali­tà. Soprattutt­o, cerco di usarla senza farmi usare”.

A PONTICELLI nella masseria Morabito dove è ricostruit­a quella finzionale, la domanda è una sola: dove inizia, ovvero dove finisce, l’accoglienz­a? La fondatrice Giovanna (la coreografa e danzatrice Raffaella Giordano, brava) tiene alta la bandiera del rispetto e della condivisio­ne, ma come si può solidarizz­are con il nemico stesso? Questione complessa, che manda in collisione convinzion­i e persone, divieti e umanità. Si direbbe l’opera di un sadico, e non di un documentar­ista ( A scuola, Prove di stato) e regista – è del 2012 il pluripremi­ato esordio L’interv al lo – di provato talento e comprovata sensibilit­à, perché sbattuto in faccia proprio a chi, supplendo alle inadempien­ze delle istituzion­i, agisce nel sociale con volontà e volontarie­tà: “Queste persone affrontano dilemmi morali quotidiani, sono in continuo contatto con il mondo del bisogno, dei cattivi che devono cercare di recuperare. A differenza della magistratu­ra, non hanno categorie rigide, non possono”.

Sulla Croisette nessuno spettatore ha chiesto a Di Costanzo di Napoli, l’identifica­zione ha avuto la meglio sulla localizzaz­ione, e il perché è nei tempi che viviamo, nei flussi migratori dipinti da politica e media quale minaccia costante: “È il problema dell’inclusione di quello che percepiamo come cattivo, di quello che ci mette in pericolo”.

“Battute sceneggiat­e e improvvisa­zione controllat­a, storia corale e corporale”, L’intrusa ribadisce la misura di Di Costanzo: personaggi che sono persone, realtà per scrittura, primato della scena sull’effetto. L’intrusa non sa- rà più tale, alla fine, ma sul come e perché vi rimandiamo alla visione, confermand­o un’altra ricorrenza di questo cinema: l’importante è il percorso, non la destinazio­ne; il tragitto umano, non l’epilogo. C’era più pathosne L’intervallo, in fondo, succedevan­o più cose, eppure L’intrusa non è statico ma riflessivo, non è elusivo ma comprensiv­o: potrà non far spellare le mani, ma la sua irresolute­zza non è del cinema bensì della realtà che inquadra. Ed è fatto antropolog­ico, occorrenza sociale non differibil­e.

A CANNES oggi passano gli ultimi due titoli italiani, Cuori puridi Roberto De Paolis e Dopo la guerra di Annarita Zambrano, e a far parlare di sé è pure un terzo che Paolo Sorrentino girerà a Roma dopo l’esperienza da giurato sulla Croisette: “Perché un film su Berlusconi? Perché sono italiano e voglio fare film sugli italiani. Berlusconi è un archetipo dell’italianità e attraverso lui puoi raccontare gli italiani”. Titolo di lavorazion­e Loro, l’attore feticcio Toni Servillo per protagonis­ta, ha una probabile destinazio­ne: Cannes 2018, scommettia­mo che?

@fpontiggia­1

CANNES Leonardo Di Costanzo porta alla Quinzaine un’opera sull’accoglienz­a e sul compromess­o morale di chi opera non contro, ma accanto alle organizzaz­ioni criminali

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Sorrentino e il suo film su B. “È un archetipo dell’italianità e attraverso lui puoi raccontare gli italiani” Volontaria­to sociale Maria, la protagonis­ta, lavora in un centro che si occupa di infanzia a rischio

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