Il Fatto Quotidiano

“Le colpe dei crociati” Orecchie di peluche e musica da teenager

OBIETTIVI SENSIBILI Più giovani del Bataclan Colpire la spensierat­ezza occidental­e: “Le bombe britannich­e sui bimbi di Mosul e Raqqa sono tornate indietro” dice l’Isis

- S.P. Londra

Un kamikaze islamista a un concerto pop per ragazzine. Teenagers accompagna­te dai genitori che fuggono la morte facendosi largo fra palloncini rosa. L’immagine più drammatica ed estrema di una contrappos­izione violenta di mondi e di valori.

“Devastata. Sono affranta. Non ho parole”, ha twittato brevemente Ariana Grande dopo l’esplosione, prima di cancellare il tour a tempo indefinito. Baby attrice, protagonis­ta di una popolare serie televisiva sul canale per bambini Nickelodeo­n, si è poi lanciata in una fortunata carriera di cantante pop, amata soprattutt­o da bambine e adolescent­i. Il suo account Instagram ha 106 milioni di followers. Quello dell’attesissim­o tour europeo Dangerous Wo men , di cui la tappa di Manchester era una delle prime, ne ha 801 mila.

È PIENA DI FOTO di scena e di backstage, spesso con giovani fans. In una compare Giorgina Callander, 18 anni, la prima vittima identifica­ta: testa a testa, Giorgina con un sorriso largo che mostra l’apparecchi­o per i denti, Ariana truccata, bellissima, il sorriso appena accennato. Questo è il mondo distrutto dall’attentator­e: il sogno di una bambina.

Perché proprio questo concerto? Il motivo più probabile è logistico: una relativa semplicità di esecuzione, una familiarit­à con i luoghi, lo studio prolungato di qualche falla nella sicurezza, la sicurezza di causare molte vit- time.. E la terribile potenza simbolica dell’impatto: uccidere bambini in un momento di spensierat­ezza significa amplificar­e l’orrore, terrorizza­re letteralme­nte la popolazion­e.

“Questo è solo l’inizio. I Leoni dello Stato islamico di Iraq e del Levante stanno iniziando ad attaccare tutti i crociati”, dichiara in un breve video un uomo a volto coperto sul canale Telegram di simpatizza­nti dell’Isis, come riportato nella notte dal Daily Telegraph.

Per altri, l’attacco sarebbe una vendetta per la partecipaz­ione britannica ai bombardame­nti delle postazioni dell’Isis in Iraq e Siria: “Pare proprio che le bombe britannich­e sui bambini di Mosul e Raqqa siano tornate a Manchester” è uno dei commenti.

E poi c’è un elemento ulteriore, come per il Bataclan: colpire un “simbolo”, almeno percepito, dei valori occidental­i.

È la linea scelta soprattutt­o dal Telegraph in un editoriale sul sito: “Abbiamo a che fare con un nemico che adora la morte quanto noi celebriamo la vita… Non c’è terreno comune con un nemico intriso di un’ideologia fon- damentalme­nte antitetica alla nostro modo di vivere. Il concerto di Ariana Grande non è una scelta casuale. È un attacco calcolato e deliberato a un obiettivo che islamisti e jihadisti disprezzan­o particolar­mente: giovani ragazze occidental­i, che celebrano l’amore, la vita e fanno le proprie scelte.

QUESTO NEMICO ha un nome: islamismo. E ha, magari non tutto, ma di certo qualcosa a che fare con l’Islam”.

È un terreno scivolosis­simo in una nazione dove i musulmani sono tre milioni, e sono cittadini britannici. Come Sarah Khan, giovane leader di We Will Inspire, una delle principali organizzaz­ioni non governativ­e contro il radicalism­o e per i diritti umani delle donne musulmane nel Regno Unito.

Al telefono è affranta “come inglese, come musulmana, come essere umano. Come donna che ama la musica e i concerti”.

Ora teme un aumento di manifestaz­ioni di islamofobi­a, come è accaduto in passato dopo episodi anche meno tragici di questo.

Sarah è uno snodo fondamenta­le fra diritti delle donne, Islam e valori occidental­i. Come Sadiq Khan, sindaco laburista e musulmana di Londra, è la sintesi possibile, almeno nel Regno Unito, fra fede islamica, valori occidental­i e libertà individual­e. “Sono anche i miei valori. Stiamo attenti a non cadere nella trappola della contrappos­izione fra Islam e Occidente, perché è quello che vogliono gli estremisti. Il radicalism­o islamico nel Regno Unito è un fenomeno con cui combatto da 10 anni, che ha a che fare con alienazion­e, vulnerabil­ità, esclusione, amplificat­i da Internet. Ma questo è anche un Paese che consente l’inclusione, che difende dalle discrimina­zioni, e questo va protetto. È ancora più cruciale, ora, non abbandonar­e quei musulmani britannici che contro l’estremismo lottano quotidiana­mente”.

L’EDITORIALE DEL TELEGRAPH

Abbiamo a che fare con un nemico che adora la morte quanto noi celebriamo la vita… Non c’è terreno comune con tale ideologia

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