L’onorevole Abrignani e il comma ad hoc per favorire Marroni
Pressioni dell’Ad della centrale acquisti per nuove regole sulla retribuzione dei manager
Aleggere il verbale di Luigi Marroni, le intercettazioni delle sue telefonate e le conversazioni in Consip effettivamente ci sono degli elementi importanti che i magistrati dovranno approfondire in un nuovo interrogatorio per capire come sono andate le cose sulla gara FM4. (...) Marroni dice che Denis Verdini spingeva per il raggruppamento di Cofely. Non basta ci sono anche gli incontri di Ignazio Abrignani. “Alla fine del 2015 – ha dichiarato Marroni ai magistrati – venne da me in Consip Abrignani, deputato di Ala e amico di Verdini, il quale mi disse espressamente e senza mezzi termini che lo aveva mandato Verdini e, per suo tramite, mi chiedeva di intervenire per favorire la Cofely nell’appalto FM4, e segnatamente in relazione al lotto Roma centro”.
ABRIGNANI NEGA: “Io sono andato come avvocato del Csel solo a chiedere quando avrebbero aggiudicato la gara. Noi siamo primi nel lotto di Roma centro e i partner francesi di Cofely del mio cliente erano stufi di aspettare (...)”. Il 23 novembre l’ad di Consip cerca di sapere dalla sua collaboratrice quando sarebbe stato aggiudicato il lotto 10. Marroni dice: “Mi chiedono tutti quando aggiudichiamo Roma Centro per tutti i ministeri... tutti i senati, che Cofely ha vinto emi sem- bra che non c’erano questi qui (…): è anche delicata la cosa più che altro perché esce Romeo e ti entra e hai a che fare con tutti i ministeri quindi... la chiedono... (...) ora sto andando alla Camera e sicuramente incontrerò 3 o 4 persone che (...) mi chiederanno quando va via Romeo (...)”.
Appena mezz’ora dopo Marroni e Abrignani si incontrano nella Galleria Sordi. (...) Anche l’ad di Consip in quel periodo chiede una mano all’avvocato su due cose: lo stipendio e la sua carriera. Marroni chiede al deputato di fare attività di lobby nella commissione della Camera per fare approvare due modifiche al Testo Unico sulle partecipate (...). Marroni voleva che si calcolassero i contributi previdenziali in modo da alzare per i manager non dipendenti dalle società pubbliche come lui, il tetto della retribuzione. Inoltre, voleva una modifica alla disciplina delle incompatibilità per i nuovi incarichi di un manager in uscita da una società come Consip. C’era in quel momento in votazione alla Camera il Testo Unico sulle partecipate e sarebbero bastate due norme ad hoc (...).
Il 28 giugno 2016 contatta via sms Abrignani. “(...) Ti ho inviato una nota sulla questione (...), sul T.U partecipate, ti sarei grato se tu potessi leggerla (...)”. Il giorno dopo al Senato doveva essere approvato il parere sul Testo Unico per il governo. E il 30 giugno toccava alla Camera. I relatori erano rispettivamente Linda Lanzillota e Mauro Guerra, entrambi Pd. Il
27 giugno Marroni e Abrignani si erano sentiti al telefono.
SCRIVE IL NOE: “Marroni gli chiede se lui riesce a sapere qualcosa. Abrignani gli risponde prova a vedere, poi gli dice che lì Marroni ha Linda Lanzillotta (la senatrice che si occupava della materia in quel ramo del parlamento, nda). Marroni gli risponde che gli ha già parlato. Ignazio gli dice che prova a guardare”. I due pareri di Lanzillotta e Guerra riportano le osservazioni richieste da Marroni ma come non vin- colanti per il governo che poteva approvare il decreto delegato senza tenerne conto. (...) Il 25 luglio l’ad di Consip va a studio di Abrignani (...). Il 26 luglio scrivono i Carabinieri “M a rroni Luigi chiama Abrignani e questi riferisce che ha parlato con Guerra il quale rivedrà la norma. Marroni Luigi gli riferisce che ha visto a pranzo Fiorentini e anche questi si informerà per la ‘norma’”.
Chi era Fiorentini? “Potrebbe trattarsi di un funzionario di Palazzo Chigi. Ci eravamo informati ma poi Palazzo Chigi aveva dato parere negativo” spiega Abrignani. “Il problema di Marroni era soprattutto che in veste di amministratore della Consip aveva fatto in precedenza gare in ogni settore, (...) quando sarebbe uscito da Consip, avrebbe avuto tutti i settori chiusi perché incompatibile (...)” spiega Abrignani. “Marroni e altre persone mi chiesero di inserire nel parere un’osservazione per suggerire al governo di introdurre una modifica alla legge. La norma avrebbe evitato disparità di trattamento nelle retribuzioni dei manager. (...) Ne parlai con Marroni ma mai con Abrigani” conclude la Lanzillotta.
“LA QUESTIONEche mi hanno posto Abrignani e Marroni a luglio 2016 – racconta Guerra – era quella dell’incompatibilità. (...)”. E ancora Guerra: “Marroni mi chiese un incontro per parlare dell’at t iv it à della Consip e colse l’occasione per pormi la questione che interessava a lui. Abrignani mi ha avvicinato una volta in aula e mi ha detto ‘in questo parere nel Testo Unico c’è una questione da sistemare che riguarda l’amministratore della Consip vedi se ci puoi mettere mano’. A me sembrava una cosa sensata e l’ho inserita nel parere come osservazione (...). Il governo non ha mai recepito nessuna delle due osservazioni” (...). Il precedenza, il 27 luglio, Marroni aveva parlato del Testo Unico con Verdini, come è annotato sui brogliacci: “Conversazione di lavoro sul Testo Unico: generica, nominano l’on. Guerra”.
L’intercettazione Il politico di Ala dice al dirigente di aver “parlato con Guerra (Pd) il quale rivedrà la norma”