“Così fallisce pure l’assetto Rai voluto dal capo del Pd”
RobertoZaccaria L’ex presidente: “Il dg Campo dall’Orto è stato fatto fuori da una congiura di Palazzo: l’uomo solo al comando non funziona”
Sfiduciare di fatto un direttore generale poco prima delle Politiche non è mai un buon segnale. È come esonerare un allenatore a tre giornate dalla fine del campionato, proprio come ha fatto l’Inter con Pioli...”. Roberto Zaccaria, interista doc ma soprattutto ex presidente della Rai dal 1998 al 2002, non ci gira attorno: “A Viale Mazzini c’è stata una congiura di palazzo.
Ma non ha fallito Campo Dall’Orto, ha fallito un assetto dell’azienda: quello voluto da Matteo Renzi”. Perché il direttore generale è caduto in disgrazia? E perché mandarlo a sbattere in questo modo?
Visto da fuori, il quadro è molto confuso. In passato ci sono stati presidenti della Rai che hanno mandato via direttori generali, come Letizia Moratti, che ne mandò via due. Ma aveva il Cda con sè. Era una situazione lineare.
E ora invece?
Si assiste a un tutti contro tutti, ma senza una dinamica di maggioranza e minoranza dentro il Consiglio, e senza una sfiducia in senso tecnico. Se vogliamo usare un paragone, questa è una crisi extraparlamentare.
Con un dg che toglierà il disturbo.
Ai miei tempi sarebbero andati a casa tutti, consiglieri compresi. D’altronde noto altre anomalie.
Per esempio? Il presidente della Rai è sempre stato una figura di garanzia. E invece in questo caso Monica Maggioni si è schierata contro Dall’Orto.
È bizzarro anche che un dirigente messo lì da Renzi con pieni poteri finisca così dopo
appena due anni.
È strano soprattutto che una figura che aveva così tanto potere sia così debole. Molto di più rispetto a passati direttori generali. La forza di un dg della Rai si è sempre misurata sulla capacità di avere un rapporto forte con la politica, di confronto. E su quella di portare nuove risorse economiche.
Dall’Orto non aveva queste capacità? Secondo il consigliere Carlo Freccero “non conosce i trucchi della mediazione”.
Il potere i dg passati se lo prendevano. E gestivano assieme ai Cda, trovando un’intesa.
Mentre Dall’Orto...
Sul tetto agli artisti, a cui io sono contrario, ha risentito dell’influenza della politica. Negli anni ottanta, quando era presidente della Rai, il socialista Sergio Zavoli seppe opporsi a Bettino Craxi che non voleva il ri- torno in azienda di Raffaella Carrà, perché troppo costoso. E diede un segnale chiaro: la Rai doveva stare sul mercato.
Sia sincero, che giudizio dà della gestione di Dall’Orto? Lo conosco poco, ma provo simpatia per lui. D’accordo. Ma il suo operato? Gli hanno molto rimproverato le consulenze esterne. Pretesti. Il tema delle consulenze era sul tavolo da tempo. Tecnicamente, gli hanno respinto il piano sulle news.
Il Cda non ha deciso per il no dopo una serie di contestazioni che alla fine si sono accumulate. Ma ha calato questa decisione tutta assieme.
Perché il governo e Renzi volevano staccare la spina?
La decisione non ha una lettura chiara. Quindi ha sicuramente un’origine esterna a Viale Mazzini.
E si torna alla domanda di partenza: perché?
Non lo so nel dettaglio. Ma di certo è fallito l’assetto previsto dalla presunta riforma del 2015, che prevede per la Rai un uomo solo al comando. Ovvero una figura designata dal governo, che attualmente assomma i poteri del dg e dell’amministratore delegato. Non ci sono analogie o precedenti del genere in Europa.
Lei aveva definito la riforma della Rai incostituzionale.
Di sicuro ha fallito. Dopo appena due anni, c’è un dg in questa situazione. Ricorda quanto successo con l’Italicum, la legge elettorale bocciata dalla Consulta.
Tradotto: le forzature renziane finiscono male.
Per un presidente del Consiglio non è un obbligo occuparsi della Rai. Enrico Letta non l’aveva fatto, e Mario Monti in modo limitato. Renzi lo ha fatto, con grande protervia.
E ora, che succederà? Dovranno trovare un successore, che dovrà reggere almeno fino alle Politiche. Non so come.
Siamo al tutti contro tutti, non c’è nessun progetto dentro al consiglio La presidente? Un tempo era figura di garanzia, oggi è schierata