Il Fatto Quotidiano

Banche, l’inchiesta parlamenta­re? Non è una priorità

Renzi: “Non vediamo l’ora che parta”. Poi la maggioranz­a boccia la proposta di discuterne subito alla Camera: di questo passo partirà solo dopo le ferie e non farà nulla

- » TOMMASO RODANO

C’è Renzi 1, l’annunciato­re. Quello che ieri pomeriggio ha inviato la consueta enews ai suoi lettori, regalando parole definitive riguardo la Commission­e d’inchiesta sulle banche: “Non vediamo l’ora di iniziare per fare chiarezza fino in fondo. Il capogruppo del Pd sarà Matteo Orfini”. Poi c’è Renzi 2, il segretario del Pd. Il partito che alla Camera – a un paio d’ore dall’annuncio di Renzi 1 – ha votato per ritardare l’avvio della stessa commission­e parlamenta­re che il leader non vede l’ora di iniziare.

È successo ieri a Montecitor­io: a inizio seduta il Movimento 5 Stelle ha chiesto di invertire l’ordine del giorno per iniziare subito l’e s am e della legge che istituisce la bicamerale. Una proposta appoggiata anche da Forza Italia. Il Pd però ha votato contro: resta tutto com’è. Si parte dalla riforma dei parchi e delle aree verdi, peraltro osteggiata dalle associazio­ni ambientali­ste. L’approvazio­ne della commission­e sulle banche rimane al sesto posto in calendario. Di questo passo, con la pausa estiva dietro l’angolo e la minaccia di ele- zioni tra fine settembre e inizio ottobre, sarebbe già tanto riuscire ad approvarla, figurarsi a sceglierne i componenti e iniziarne i lavori.

PER CAPIRE di cosa parliamo serve un passo indietro. La commission­e bicamerale d’inchiesta, scomparsa a lungo dai radar parlamenta­ri, è tornata d’attualità grazie alle rivelazion­i del libro di Ferruccio de Bortoli, Poteri forti

(o quasi): Maria Elena Boschi, allora ministra, avrebbe chiesto all’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni di valutare

l’acquisto dell’ormai decotta Banca Etruria, di cui il papà Pier Luigi Boschi era vicepresid­ente.

Co m’è noto, Maria Elena ha smentito e promesso di portare in tribunale l’ex direttore del Corriere della

Sera. Come svelato ieri dal Fat

to, invece, della querela dell’ex ministra non c’è ancora traccia.

La commission­e potrebbe fugare ogni dubbio: basterebbe convocare Ghizzoni, che peraltro ha già dato la sua disponibil­ità (“se mi convochera­nno parlerò in Parlamento, non sui giornali, risponderò ovviamente a tutte le domande che mi faranno”). A parole, poi, tutti si dicono ansiosi di ascoltare que- sta benedetta commission­e parlamenta­re. Compreso Renzi, l’unico che ha davvero qualcosa da perdere – oltre alla sottosegre­tario Boschi – visto l’imbarazzan­te conflitto d’interessi che potrebbe riguardare la ministra più importante del suo governo.

IL SENATO ha approvato la legge che istituisce la bicamerale solo il 4 aprile (dopo anni di melina), ora toccherebb­e alla Camera dire sì alla legge istitutiva senza modifiche. Bisognerà però aspettare ancora un po’, visto il voto di ieri pomeriggio. Chissà cosa ne pensa Renzi 1.

I Cinque Stelle intanto hanno gioco facile: “Sarebbero bastati 15 minuti per chiudere l’iter della legge e far partire la Commission­e – si legge in una nota dei deputati grillini – ma è evidente il doppio binario: si parla bene e si razzola male. Le chiacchier­e stanno a zero e quelle dell’ex premier, in particolar­e, valgono meno di niente”.

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Ansa Sotto accusa La sottosegre­tario Maria Elena Boschi e Ferruccio de Bortoli
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