I vescovi accontentano il Papa Bassetti il più votato dalla Cei
Bergoglio deve scegliere il presidente: il preferito è proprio il cardinale di Perugia
Ivescovi italiani avranno presto un nuovo presidente “bergogliano”, nel senso di espressione del papato di Francesco. Finirà così un’era durata più di venti anni, quella dei cardinali Camillo Ruini prima e Angelo Bagnasco poi. E a quel nuovo presidente sarà affidato soprattutto il compito evocato l’altroieri dal pontefice, nella riunione a porte chiuse con i presuli. “Ho provato a cambiare la Chiesa italiana - avrebbe detto Bergoglio - ma ho ricevuto resistenze. Adesso lascio a voi, prov at ec i. . .”. E ieri in Vaticano, nell’aula del Sinodo, l’assemblea generale dei vescovi ha provato a dargli la prima risposta: proponendo al Francesco la terna di nomi per la scelta del capo della Conferenza episcopale italiana.
Dopo il voto elettronico sono stati scelti tre nomi, quelli del cardinale Gualtiero Bassetti, di monsignor Franco Giulio Brambilla e del cardinale Francesco Montenegro. Probabilmente Bergoglio renderà nota la sua decisione domani. L’ultima scelta resta a lui sebbene nel 2014 abbia deciso di modificare lo statuto della Cei dando più “rappresentatività” ai presuli: finora in Italia il presidente della Cei veniva nominato dal pontefice, a differenza da quanto avviene nelle altre conferenze episcopali in cui sono i vescovi a eleggere il proprio capo. Così ieri gli italiani hanno selezionato i candidati, tutti molto simili allo stile di Bergoglio, il quale però lunedì aveva sottolineato ironicamente che potrà rimandare indietro le proposte. Difficile, visto i rapporti che ha con alcuni di loro.
IL PRIMO ELETTO con 134 preferenze è stato Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, vicepresidente della Cei dal 2009 al 2014, è stato nominato cardinale proprio da Bergoglio con un gesto innovativo - un altro - che ruppe la consuetudine secondo la quale la berretta cardinalizia viene assegnata a chi guida diocesi prestigiose come quella di Venezia o di Torino. Il 7 aprile scorso ha compiuto 75 anni, età alla quale i vescovi si devono dimettere. Questo non è avvenuto perché il pontefice ha prolungato il suo incarico “donec aliter provideatur” (fino a nuova decisione), atto che sembrava preannunciare la sua ascesa. Da tempo, infatti, viene ritenuto il candidato più quotato a sostituire Bagnasco. D’altronde, a differenza dell’arcivescovo di Genova, un conservatore, Bassetti si è speso per le riforme volute dal pontefice sul tema della famiglia.
Immediatamente dopo di lui è stato eletto (con 115 voti alla seconda votazione) monsignor Brambilla, 68 anni, teologo, vescovo di Novara e vice presidente Cei per l’Italia settentrionale, in passato vicario del cardinale Carlo Maria Martini all’arcidio- cesi di Milano.
Infine, con 126 preferenze alla terza votazione, è stato scelto monsignor Montenegro, 71 anni, vescovo di Agrigento e Lampedusa e presidente della Caritas Italiana. Nel dicembre 2008, al suo primo Natale da arcivescovo di Agrigento dopo la nomina di Benedetto XVI, Montenegro tolse i re Magi dal presepe sostituendoli con un cartello “Respinti alla frontiera”, come i migranti. È stato lui l’8 luglio 2013 ad accompagnare Bergoglio nella sua prima visita pastorale sull’isola, approdo di molti profughi.
CHIUNQUE SIA il nuovo presidente della Cei, andrà a ridimensionare il ruolo del segretario Nunzio Galantino, nel 2013 chiamato da Papa Francesco a Roma per sostituire monsignor Mariano Crociata, autore di una gaffe (il comunicato con cui la Cei salutava l’elezione dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola a nuovo Papa) nominato vescovo di Latina. Da allora Galantino, con i suoi interventi a tutto campo, è stato quasi un “commissario bergogliano” opposto all’ormai ex presidente della Cei. Un “commissariamento”, però, che a volte è parso persino eccessivo. Dopo la presidenza di Ruini, vicino ai governi di Berlusconi, la nomina di Bagnasco da parte di Joseph Ratzinger nel 2007 si poneva in contrasto con le politiche del governo Prodi, impegnato a sostegno dei “Dico”, antesignani delle unioni civili uccisi.
Fu soltanto il primo fronte sul quale la Cei si schierò contro alcune proposte del centrosinistra in materia di bioetica. Nel suo ultimo messaggio di ieri Bagnasco, da alcuni mesi presidente delle Conferenze episcopali europee, si è scagliato contro il “marcato populismo” che si fa “interprete di una democrazia solo apparente”, ma che “non può essere snobbato” perché “raccoglie sentimenti che non nascono sempre da preconcetti, ma da disagi reali e, a volte, gravi”.
Bagnasco e Galatino
Il nuovo numero uno dovrà dire addio all’èra conservatrice e togliere potere al segretario La frase di Francesco ”Ho provato a cambiare la Chiesa italiana, ma ho ricevuto resistenze. Ora lascio a voi, provateci...”