Oltre le multe : la strategia europea per arginare i big del web. E farli pagare
Il braccio armato da un lato, la strategia economica dall’altro: la partita europea per recuperare terreno su tecnologie e digitale si gioca su due livelli. “L’Ue chiuderà il caso Google nel giro di pochi mesi” ha detto ieri Tommaso Valletti, chief economist della Concorrenza europea, durante una conferenza dell’università di Oxford. Il dossier sulla posizione dominante del gigante di Mountain View va dalle imposizioni del sistema operativo Android ai vincoli sulle pubblicità online. La settimana scorsa, Facebook è stato invece multato per la fusione con Whatsapp (110 milioni) mentre è di un anno fa la richiesta di 13 miliardi ad Apple per elusione fiscale attraverso l’Irlanda. Le sanzioni sono però solo una parte della strategia europea sia contro l’abuso di posizione dominante delle multinazionali sia per lo sviluppo del settore. Il resto è il “Mercato Unico Digitale”.
CO NCORR ENZ A. Bru xel le s. “Quando lanciammo il Digital Single Market, l’amministrazione Obama non ci applaudì: c’era il sospetto che fosse un’operazione protezionistica”. A raccontarlo è Roberto Viola, a capo della direzione generale sul digitale della Commissione europea, durante una serie di seminari. L’obiettivo dichiarato del mercato digitale unico europeo è infatti garantire regole omogenee e libertà di movimento alle aziende in tutto il continente. “Cercammo di convincere i nostri partner americani che non c’era questo rischio, che l’Europa non ha l’ossessione per queste piattaforme. Investono, creano lavoro e sono le benvenute”. Poi fa una precisazione: “È però importante che chi opera in Europa rispetti le regole, paghi le tasse e non si faccia aiutare dagli Stati a creare complicati sistemi di elusione fiscale”. Parla di “nessuna fortezza Europa” e di semplici “indirizzi”. Ma la strategia ha alcuni punti fermi per evitare i monopoli.
CONNETTIVITÀ. Si parte da tre obiettivi strategici entro il 2025: che tutti i principali motori socioeconomici abbiano accesso a connettività elevata (scuole, università, centri di ricerca, poli di trasporto, servizi pubblici come ospedali e amministrazioni), che le aree urbane e i principali assi stradali e ferroviari siano coperti da reti 5g (prevedendo anche un salto generazionale là dove ancora non sia arrivato il 4g) e che il 5g sia disponibile in commercio in almeno una grande città di ogni Stato entro il 2020. Tutti i cittadini europei, nelle zone rurali o urbane, dovrebbero poi avere accesso a una connettività minima mentre dovrebbe essere garantito un sistema di Wi-fi pubblico e gratuito, per il quale sono previsti finanziamenti europei sotto forma di voucher per la realizzazione delle infrastrutture fisiche: si chiamerà WIFI4EU. Secondo i progetti della Commissione, le aziende delle telecomunicazioni dovrebbero poter estendere il loro mercato anche fuori dai confini nazionali e attenersi a tariffe e regole di gestione unificate. Il primo passo è stata l’abolizione del roaming.
HIGH COMPUTING. Il secondo tassello è rendersi indipendenti sotto il profilo della digitalizzazione dell’industria e della gestione dei dati, creando, entro il 2020, una rete infrastrutturale tra i vari paesi che garantisca una potenza di calcolo computazionale tale da permettere a industria, università ed enti di ricerca di potenziare lo sviluppo tecnologico e scientifico. Si tratta di strumenti che consentirebbero, ad esempio, di mappare il cervello umano o di elaborare enormi moli di dati, senza bisogno di appoggiarsi a infrastrutture extra europee. Oggi i maggiori playersono società americane come Intel e Ibm. Costo dell’operazione: 5 miliardi di euro.
COPYRIGHT. Il terzo punto riguarda le piattaforme e l’au-
Il dirigente della Commissione Viola: “Chi opera nel Vecchio continente deve rispettare le regole, versare le tasse senza creare con gli Stati sistemi per l’elusione fiscale”