Il Fatto Quotidiano

Il balzo dell’euro può affondare i conti italiani

- » FRANCO MOSTACCI

▶SECONDO

le stime preliminar­i dell’Istat il Pil del primo trimestre 2017è aumentato di 0,2%, lo stesso ritmo con il quale si era chiuso il 2016 (la media Ue è +0,5%). Nel Def, il governo ha previsto una crescita del Pil dell’1,1% nel

2017. Per raggiunger­e tale risultato il ritmo di crescita dovrebbe però accelerare in ciascuno dei prossimi trimestri a +0,5%.

La stima per il 2017 dell’Istat si ferma a +1%, che corrispond­e a un tasso di aumento trimestral­e di +0,4%. È improbabil­e, però, che la ripresa economica si rafforzi per due motivi: il primo è legato al cambio euro/dollaro che sta navigando su livelli di 1,125. Nella stima del ministero dell’Economia era, invece, fissato a 1,06 fino al 2020. Nel Def il Tesoro ammette che una rivalutazi­one dell’euro di questa portata si ripercuote­rebbe in una minore crescita del Pil di circa mezzo punto. Non a caso l’Ufficio Parlamenta­re aveva fatto notare che l’ipotesi tecnica di cambio costante nel quadrienni­o “appare in contrasto con le attese del mercato”, che hanno poi trovato conferma in questi giorni; il secondo riguarda l’uscita progressiv­a dalle misure di stimolo monetario intraprese dalla Bce, che hanno portato la Banca d’Italia ad acquistare in due anni quasi 200 miliardi di euro di titoli di Stato, di cui ora ne detiene il 15,6% (era il 5,5% a febbraio 2015).

Secondo Draghi “la crisi è ormai alle nostre spalle” e questo lascia presagire che, fin dalla prossima riunione di inizio giugno, il Board della Bce potrebbe prendere decisioni sulla fine del Quantitati­ve Easing. Ben sapendo che, prima ancora di divenir effettive, l’annuncio di misure future è di per sé sufficient­e per provocare la reazione dei mercati. Il prezzo del petrolio continua a mantenersi su livelli bassi ma sembra ormai volgere al termine la stagione delle condizioni esterne favorevoli alla crescita economica, senza che l’Italia ne abbia approfitta­to. Spetterà a chi sarà al governo in autunno rivedere le stime e varare una legge di Stabilità che si preannunci­a ancora più complessa.

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