Il Fatto Quotidiano

“L’immaginazi­one è erotica, la peggiore politica è pornografi­a”

L’INTERVISTA scrittore racconta il suo ultimo romanzo, “Prendiluna”, appena arrivato in libreria

- » SILVIA TRUZZI

La vecchiaia, come la notte, elimina i particolar­i superflui E i rapporti con le persone diventano più importanti, unici

“I oe lei leggiamo libri diversi ma sono quasi tutti libri di morti”: diciamo che l’affermazio­ne di Dolcino è quasi sempre vera, ma non sempre.

Per esempio adesso non vale, perché noi abbiamo appena letto P ren dil un a, ultimo romanzo di Stefano Benni, autore vivacissim­o e vivissimo non solo perché ha appena scritto un libro, ma soprattutt­o perché ci sta parlando. Se il romanzo avesse un sottotitol­o potrebbe essere “l’imaginatio­n au pouvoir”, anche se bisogna subito dire che Prendiluna è una persona: una vecchia maestra, splendida settantenn­e portatrice in gioventù di un gran bel lato B. A lei viene affidata ( da uno “st re ga tt o”) una missione cui sono appese le sorti dell’umanità.

Così inizia un viaggio in cui incontriam­o molti strambi personaggi, bipedi e quadrupedi, tutti però terribilme­nte umani (guasti e crudeltà compresi): tenere commesse di sexy shop che no, non hanno fatto la suora ma hanno solo sposato l’uomo sbagliato; haters che assomiglia­no al Napalm51 di Crozza; un commissari­o di polizia gaddiano e molto incazzoso; un gatto telepatico e perfin filosofo (“La verità è un fiato nel buio. Bisogna avere la pazienza di ascoltare, poco alla volta distingui le parole, e lei appare”); un pianista obeso che si chiama Hamlet ma “è tutte le tragedie di Shakespear­e messe insieme”.

Partiamo dalla fantasia, di cui tutto il libro si nutre con la costruzion­e di un mondo davvero “favoloso”. Nella società dell’i mm ag in e, l’immaginazi­one è perduta? O si può “allenare”? L’immaginazi­one è una dote che hanno tutti, e nessuna tecnica o dittatura razionale può abolirla. È parte necessaria di ogni pensiero, dall’artistico allo scientific­o. Bisogna avere fiducia nella nostra immaginazi­one: non è una fuga dalla realtà, è una ricchezza utile ogni giorno. Chi ci rinuncia vive peggio, il mondo delle possibilit­à e delle invenzioni si restringe. L’immaginazi­one è erotica, senza di lei ci resta la pornografi­a della peggior politica.

Tra i protagonis­ti ci sono due matti (uno è Dolcino, che non a caso porta il nome di un eretico) che evadono dalla clinica perché vogliono dare un cazzotto a Dio. Una strana dimostrazi­one di fede, ma pur sempre fede.

Quando mi chiedono : “Sei credente ?”, io rispondo: sono molto, molto credente, credo in tantissime cose che mi legano al miei simili, credo nei sentimenti, nelle passioni, nei fantasmi e nei marziani. Non credo per nulla alle religioni monoteiste. Sono un credente che non scomunica, non chiama gli altri infedeli o eretici, e rispetta il loro credo, se non è un credo spietato e omicida. Il fil rouge del libro è l’indicibile, cioè la ragione del Male dal punto di vista di chi non può farsene una ragione ( qualcuno che ha perso la persona amata). Un tema enorme, in un contesto leggero come è il generale tono del romanzo. Non sempre è leggero. Ci sono il comico e il drammatico insieme, come in tanti libri. L’ironia è l’arma con cui la letteratur­a parla col dolore fino al limite estremo, e lo affronta senza essere schiacciat­a. E spesso riesce anche dare sollievo e allegria.

A un certo punto Prendiluna incontra un vecchio amore. “Il latino e il greco vanno bene per i sentimenti nobili”. Non è più tempo di sentimenti nobili? O non è più tempo per le lingue morte?

Per me una lingua morta è la lingua televisiva, che puzza di stantio, perché non cambia mai, è meccanica, ripetitiva. Il latino e il greco hanno influenzat­o tutta la mia scrittura. Sono lingue vive, perché hanno attraversa­to i secoli, arricchend­o culture diverse. L’italiano è meraviglio­so perché è meticcio, ha una storia bastarda di idiomi e dialetti che di sovrappong­ono, si influenzan­o, fanno musica insieme. Anche chi non ha studiato greco o latino, usa parole in cui risuonano quelle lingue.

Prendiluna è un libro pieno di sogni : qual è il suo peggior incubo?

Pensare che un giorno non sognerò più.

È anche un romanzo politico, se per politico intendiamo ciò che riguarda la dimensione civica e comune, l’organizzaz­ione dei rapporti tra le persone. O no? Questo lo devono dire i lettori. Qualcuno sostiene che esagero con l’immaginazi­one, qualcuno che sono troppo critico della realtà ed eccessivam­ente “pol it ico ”. Forse sono tutte e due le cose insieme. La vecchiaia, come la notte, elimina i particolar­i superflui. E i rapporti di affetto con le persone diventano più importanti, unici. Il mio libro è un invito a ringraziar­e chiunque ti ha insegnato qualcosa. Se la sua letteratur­a fosse musica, sarebbe jazz: è d’accordo? Sarebbe un concerto in cui si alternano sul palco generi diversi, pop, rock, jazz, musica classica e banda di paese. Ma è vero che in teatro io lavoro moltissimo insieme a musicisti jazz.

 ??  ?? L’autore Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Scrittore, autore televisivo, battutista, i suoi libri sono tradotti in 30 lingue
L’autore Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Scrittore, autore televisivo, battutista, i suoi libri sono tradotti in 30 lingue
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