Addio Roger, Roger Moore gentleman 007 suo malgrado
IL LUTTOÈ morto a 89 anni, sette volte James Bond dal 1973 al 1985, venuto subito dopo il mito di Sean Connery. Gli sceneggiatori: “Un signore che scartava il peggio delle battute”
“I l mio nome è Moore, Roger Moore”. L’altro James Bond. Il secondo, anzi, forse il terzo James Bond, dopo Sean Connery e – la dura legge della contemporaneità – lo 007 in carica Daniel Craig. Roger Moore se n’è andato a ottantanove anni in Svizzera, non senza lottare: “È morto – hanno dichiarato ieri i tre figli – dopo una breve ma coraggiosa battaglia contro il cancro”. Lascia la moglie Kristina Tholstrup, i funerali si terranno a Monaco in forma privata.
A FOCALIZZARE la sua immagine vengono in mente riserbo, pudicizia, nonchalance e sprezzatura. Ufficiale e gentiluomo, non fosse il titolo di un film con Richard Gere, gli si attaglierebbe alla perfezione: elegante, non sensuale; distinto, non travolgente; rassicurante, non temerario. Inglese fino al midollo, inglese negli abiti a tre pezzi, inglese nell’autoironia e nell’u nderstatement, virtù rara per un attore. “Nei primi anni della mia carriera mi dicevano che per avere successo serve personalità, talento e fortuna in egual misura. Non sono d’accordo. Per me è stata fortuna al 99%. Non va bene avere talento ma non essere al posto giusto nel momento giusto”.
Non per dargli smentita postuma, ma difficilmente la fortuna dura dodici anni filati, quelli serviti a farne il James Bond più longevo di sempre: tra 1973 e 1985 lo interpreta per ben sette volte.
Succedendo al mito Sean Connery e all’incolore George Lazenby, Moore ha bisogno di tutta la fortuna del mondo: il predecessore era stato linciato a furor di critica e pubblico, a qualsiasi altro sarebbe tremata la fondina ascellare, lui si schernisce e tira dritto. L’esordio nei panni dell’Agente 007 ha un titolo che per Moore è un programma, con un occhio a Connery, d’intenti: Vivi e lascia morire. Si regala addirittura il salto d e ll ’ auto di uno sceriffo in motoscafo, stampa e spettatori gli regalano l’insperato: il successo.
Pensi ancora a Connery, ma pensi anche a Moore, capace di dare alla creatura di Ian Fleming la dote più preziosa: se stesso. “Ho speso la mia vita a interpretare eroi perché gli assomigliavo. Qualsiasi cosa mi sia stata offerta non richiedeva altro che essere me stes- so”. Eppure, 007 Roger lo è suo malgrado, sembra sempre sul punto di cedere la parte alla prima richiesta, quasi scusandosi, ma è un diesel a discapito dei bolidi a benzina – Chevrolet, Lotus e Alfa Romeo – che gli mettono sotto le terga: L’uomo dalla pistola d’oro , La spia che mi amava, Moonraker – Operazione spazio, Solo per i tuoi occhi, ne gira quattro d’un fiato.
A uno così signore gli sceneggiatori possono mettere in bocca di tutto, tanto – confidano – Moore scarterà sempre il pecoreccio. Ne La spia che mi amava, lo script di Richard Baubam lo infila nel letto della collega Anya Amasova (Barbara Bach) e lo fa sorprendere da M, il generale Gogol e il ministro della difesa Gray: “Bond, che sta facendo?”. La risposta è in quota Bagaglino: “Cerco di tenere su la bandiera inglese!”. Un suddito leale di Sua Maestà, Roger, che non ha mai nasco- sto la simpatia per la regina Elisabetta: ne ha lodato pubblicamente “le bellissime gambe, pur temendo di finire decapitato” e l’ha eletta “partner perfetta per una cena”.
IL SESTO Octopussy - Operazione piovra (1983) gli dà la possibilità di misurarsi con Sean Connery, che nello stesso anno riprende il ruolo di 007 nell’apocrifo Mai dire mai: il box office arride a Roger. Con l’omologo Connery i rapporti, in verità, sono sempre stati cordiali, nell’intorno “Un Bond deludente, essendo scozzese” e “Lui e Craig sono i migliori ad averne indossato il tuxedo”.
Un colpo alla magnanimità e uno alla concorrenza. Avrebbe fatto un ultimo 007, Bersaglio mobile, nel 1985: aveva 58 anni, lo strapagarono, se ne pentì comunque.
Non finisce qui, Moore – proprietario di una villa in Maremma, a Castiglione della Pescaia –, in tv è stato Il Santo dell’omonima serie e con Tony Curtis ha fatto gridare Attenti a quei due, poi ambasciatore Unicef e… un tenero amante. Già, “Sean ha interpretato Bond come un killer, io come un amante”.
@fpontiggia1