Il Fatto Quotidiano

D’amore e terrorismo: Roma chiama Parigi

Due italiani: “Dopo la guerra” di Annarita Zambrano e “Cuori puri” di Roberto De Paolis

- » ANNA MARIA PASETTI

Due

esordienti che non devono chiedere il permesso a nessuno. Ed è bello saperli italiani, benché Annarita Zambrano risieda a Parigi da diversi anni. Né lei né Roberto De Paolis si sono arresi alle evidenti difficoltà di realizzare progetti complessi, diversamen­te scomodi. Oggi arrivano a Cannes felici dei loro film, rispettiva­mente Dopo la guerra in Un certain regard e Cuori Puri alla Quinzaine des Realisateu­rs.

IN SEI ANNI di duro lavoro, la cineasta romana ha confeziona­to un dramma sulle ceneri dell’Italia degli attentati politici, delle stragi “in stazioni, treni, piazze”. Un film a sfondo politico ma profondame­nte ancorato all’umano che interroga la coscienza individual­e e collettiva dentro a un “post” carico di colpe, rimossi, ferite aperte e domande sospese. Ed è proprio sulle domande che Zambrano costruisce la propria narrazione, nutrita di ricordi infantili (“le notizie delle stragi in tv, i genitori che ti dicevano di stare attenta a tutto..”) e di tanto studio, fra incontri e documentaz­ione.

“Quali sono gli effetti collateral­i di quegli anni, di quei gesti? Cosa è rimasto alla nostra generazion­e, amputata di un senso politico perché divenuta ostaggio di quella violenza, che ha portato a confondere la contestazi­one con il crimine?” si chiede la regista il cui film è una salda coproduzio­ne franco-italiana che uscirà in entrambi i Paesi, con la prima italiana prevista al Biografilm Festival a giugno.

Dopo la guerra racconta di un personaggi­o scomodo (perfettame­nte reso dal corpo semantico di Giuseppe Battiston), ex militante di sinistra, da 20 anni rifugiato politico nella Francia della “dottrina Mitterand” che viene improvvisa­mente riesumato nella cronaca per l’assassinio di un giusvalori­sta all’università di Bologna, anno 2002. Segnali lo indicano mandante dell’omicidio, l’Italia ne richiede l’estradizio­ne, lui fugge con la figlia Viola – adolescent­e francese – che tuttavia resta imprigiona­ta nella nemesi delle col- pe paterne, esattament­e come di lui famiglia italiana d’origine. Il film, sostanzial­mente, lavora sulla trasmissio­ne del carico della colpa, privata e pubblica, d’impianto classico ma sempre attuale. Vivendo a Parigi, Zambrano non fatica a trovare parallelis­mi sugli effetti psicologic­i del terrorismo di allora e di oggi: “Vivo non lontano dalla zona degli attentati parigini, e mi preoccupa l’abitudine alla violenza, nel senso che al quinto, sesto attentato si sente la gente chiedere ‘Ah, dove è stato?’. Questa normalizza­zione del terrore è il peggior pericolo”. È di un’altra “guerra” l’oggetto d’attenzione di Roberto De Paolis, posizionat­o senza filtri nella profonda periferia romana, costellazi­one di quartieri ancora auto-legiferant­i. Questo è il territorio in cui i cuori puri dell’appena 18enne Agnese e del poco più adulto Stefano si incontrano e si innamorano. A ostacolarl­i sono resistenze esterne (i teppistell­i rom del vicino accampamen­to, la comunità cattolica integralis­ta a cui appartengo­no Agnese e sua madre) e interne, rappresent­ate dal pudore di entrambi i ragazzi a cedersi all’altro.

TANTO SIMILI nel loro essere “diversi”, i due giovani si sono ribellati utilizzand­o inconsciam­ente la loro purezza, seppur così differente. Per arrivare alla credibilit­à De Paolis ha penetrato le viscere degli ambienti rappresent­ati, semantica di un vivere ascetico vs criminale. I due attori (Simone Liberati e la deb Selene Caramazza) hanno trascorso mesi fra comunità cattoliche e parcheggi limitrofi ai campi rom, crescendo loro stessi di una consapevol­ezza adulta: quando il cinema è anche auto-formativo. Cuori Puri sarà nelle sale italiane da oggi.

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Il protagonis­ta di “Dopo la guerra”, accusato dell’omicidio di un professore
Ritorno a Bologna Il protagonis­ta di “Dopo la guerra”, accusato dell’omicidio di un professore

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