Montalbano va a caccia di bulli
IL ROMANZO Esce oggi l’indagine numero trenta del commissario ideato da Camilleri Una storia tra reale e virtuale, bullismo e computer, naturalmente con un mistero
I pescatori gettano le reti tra le onde. Dove tutto naviga: barche, spazzatura e morti. Andrea Camilleri venuto dal mare di Porto Empedocle conosce la fatica dei reziari (non i gladiatori, ma i pescatori) e in questo suo libro che esce oggi, La Rete di protezione, impegna Montalbano in un salto d’e p oc a : nell’oggi degli adolescenti. Il pollice prensile dell’homo sapiens si aggiorna n el l’abilità digitante del web, il mondo di tutti e di nessuno e il commissario che ha solo la sapienza del “perché”– il battito di ciglia di Andromaca, uguale a quello di Penelope – nel vociare delle scuole, nell’apnea delle camerette dei ragazzini, nella lesta volatilità globale dove tutto naviga scova il futuro.
Quello che vale per il mare aperto regola, infatti, Internet. E le rotte nell’oceano della conoscenza – gli interrogativi cui trovare risposte – si risolvono in una sola domanda, anzi, in una richiesta: help!.
Un ragazzino cerca aiuto in rete per sfuggire ai bulli ma anche il computer – soggetto all’assalto dei virus – chiede protezione e s’a ggrappa a ciò che nel mare grande dei pirati, dei vascelli senza bandiera e degli anonimi, precetta e regola. Reclamano una bussola, sia l’hardware, sia l’alunno della scuola “Pirandello” di Vigata e nel navigare è sempre e solo una la domanda, appunto, una la richiesta: protezione.
QUINDICI secondi sott’a cqua, avvolti dalla profondità – a occhi chiusi – accendono di risposte tutti i perché, e cioè tutte le possibili protezioni, e Camilleri, portando il suo Montalbano a scandagliare l’esistenza più che la contingenza, offre in questo libro un inedito canone di letteratura, non certo un capitolo d’intrattenimento.
C’è la famosa scrittura di Camilleri in Rete di Protezione ma c’è ancora di più: la costruzione di una pagina letteraria per la prima volta non scritta ma dettata. Lo attesta la nota dell’ultima pagina e l’orecchio, alla lettura, se la gode per intero questa lingua orale, socratica e perciò immune dalla fissità della parola morta.
Figurarsi se Camilleri resti inchiodato a un genere e, infatti – giallo, poliziesco, opera popolare che sia – in questo nuovo Montalbano non c’è un morto su cui indagare piuttosto un muro. Il commissario, meravigliando tutti, vi si perde. Vi lavora nei ritagli di tempo, giusto per curiosare nella memoria degli anni 50, e porta alla luce la storia terribile e struggente di due fratelli, uno dei quali – troppo adulto per restare bambino – amato di quell’amore malato, senza rete di protezione, che la voce di Camilleri restituisce in delicatezza. Una coppia di fatto come tante, nei paesi.
Camilleri riesce come pochi – come Borges ormai, ben più che Simenon – a strappare la verità più che la realtà dalle atmosfere in cui cala i beniamini del suo pubblico, sempre più numeroso nel mondo, coinvolto al punto nella miscela di storie e caratteri da
Lo scrittore stupisce per come sa spiegarsi e spiegare i millennials e l’infanzia come nessun quarantenne saprebbe fare
goderne il completo carosello delle combinazioni. Come accade per il manicomio paesano di una troupe svedese arrivata in Sicilia per girarvi una fiction (fino a svelare un’idiosincrasia del commissario forse condivisa dall’autore…).
I PERSONAGGI, da Livia a Catarella, raccontano il contesto e la contemporaneità e non certo il contrario, com’è purtroppo tipico della deriva narrativa degli egolatri, e quercia qual è Camilleri stupisce per come sa spiegarsi e spiegare i millennials e l’infanzia come già nessun quarantenne – o anche un Echo Boomers – saprebbe fare. E senza una sola oncia di acidità moralistica. Se c’è felicità di sorriso ne ll’accogliere il mondo nuovo, infatti, senza mai lo
gna-gna del bel tempo che fu, è tutta qui. Dalla sua postazione di lavoro Camilleri studia e coglie, fin nel dettaglio di una rinnovata antropologia, i segni e i presagi di “giornate di prima qualità”. Post scriptum “Ulisse”, racconta Montalbano, “tenta, parlando con Ettore, di scongiurare l’inizio della guerra di Troia; e quando Ettore, stupito, gliene domanda la ragione, Ulisse risponde: perché Andromaca, tua moglie, ha lo stesso battito di ciglia di Penelope”.