“Mi dimetto dal cda, troppe irregolarità nella gestione”
PaoloMessa Il consigliere lascia dopo gli scontri sulle nomine esterne: “Non escludo strascichi giudiziari per le scelte di questi mesi”
Paolo Messa, direttore del Centro studi americani, ha deciso di dimettersi dal consiglio di amministrazione Rai. E il cambio al vertice della televisione pubblica diventa più imminente: è vero che il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto non può essere sfiduciato dal cda, perché è nominato dal ministero del Tesoro. Ma se dopo la paralisi della gestione ormai conclamata – frutto della rottura del rapporto con il mandante politico, Matteo Renzi, con il cda e pare anche con il presidente Monica Maggioni – i consiglieri di amministrazione iniziano a lasciare, per il governo sarà quasi inevitabile accelerare la successione al vertice. Il primo a lasciare è Messa che in questi mesi si è trovato in netta contrapposizione con il direttore generale, soprattutto sulla questione delle nomine contestate dall’Anac, l’Autorità anti-corruzione.
Paolo Messa, se ne va? Lunedì scorso durante il cda, dopo aver preso atto della relazione dei sindaci, ho chiesto di poter fare una pausa e con i miei colleghi ci siamo riuniti per discutere cosa fare. Sono arrivato alla conclusione che il rapporto di fiducia con il direttore generale si è esaurito. Ho espresso questa mia opinione alla ripresa del consiglio e spero di averlo fatto con trasparenza, rigore e rispetto per Campo Dall’Orto. Subito dopo sono uscito e non credo ci siano le condizioni per il mio rientro.
E quindi ora si dimette? Provvederò a comunicarlo oggi con le modalità formali del caso. Mi pare inevitabile.
Cosa succederà adesso? Ho letto ricostruzioni fantasiose che vorrebbero l’azzeramento dell’intero consiglio, ma credo che anche la fantasia abbia dei limiti. Il cda c'è e ha molto lavoro da fare. Resterà in carica, spero più forte dopo la mia uscita. Che succede se Campo Dall’Orto si dimette, cambieranno anche i direttori di rete?
La domanda andrà rivolta al nuovo dg, se e quando ci sarà. Qualche cambiamento è possibile, in alcuni casi forse doveroso. Nei mesi scorsi ho consigliato di rilanciare il servizio pubblico investendo sulla tv dei ragazzi, sui canali culturali e soprattutto su quel canale inglese che solo noi, tra le grandi televisioni, non abbiamo. Non ho cambiato idea.
La caduta di Campo è colpa della rottura con Renzi o dei suoi errori gestionali? Alla politica rimprovero non l'eccesso di presenza ma l'assenza. I partiti si preoccupano giustamente del pluralismo, ma temo abbiano sottovalutato il nodo della funzionamento della go v er na nc e societaria dopo la riforma. I “superpoteri” del direttore generale non scavalcano codice civile, legge 231 e norme su trasparenza e la prevenzione della corruzione. A ogni peso deve corrispondere un contrappeso, come peraltro avviene nelle società quotate.
Perché sta finendo questa gestione?
Ho ravvisato diverse carenze, quando non irregolarità come accertato anche dall'Anac. Dalla insufficiente comunicazione verso il consiglio alle assunzioni di personale esterno, a una gestione economica generosa come nel caso del Giro d’Italia dove l’impegno finanziario della Rai è risultato più che raddoppiato.
Si aspetta strascichi giudiziari delle scelte aziendali di questi mesi?
Non ho la sfera di cristallo e non mi auguro il tanto peggio per il tanto meglio. Certo è che il quadro che è emerso in cda non induce all’ot t im ismo. In ogni caso le mie valutazioni sono, nero su bianco, nei verbali del cda. Andiamo verso un anno elettorale. Che rischi ci sono?
Io ho grande fiducia nei direttori delle testate e nei giornalisti Rai e quindi confido sapranno garantire il pluralismo dell’informazione. Se posso esprimere un’opinione, ormai da ex, servirebbero più spazi di approfondimento nelle reti affidati alle testate. Abbiamo un giacimento professionale straordinario, utilizzato solo in parte.
Che problema c’è stato sul nome di Milena Gabanelli? La stimo e ho sostenuto l’idea, mai formalizzata, di affidarle la direzione della testata web. Ma trasformare un piano dell’i nfo rm azi on e, molto modesto, in un referendum pro o contro la Gabanelli non ha aiutato né il piano né la fondatrice di Report.
Sono rimasti solo i Cinque Stelle a difendere Campo Dall’Orto.
Io ho cercato di svolgere il mio ruolo con il massimo rigore e senza assumere ruoli politici impropri. Sono rimasto colpito dal fatto che il mio impegno sul rispetto delle regole, da tanti nel consiglio definito “grillino”, sia stato censurato proprio da alcuni di quelli che in piazza gridano “onestà”.
Dicono che lei abbia fatto la guerra in Rai perché il ministro Alfano le ha promesso un seggio in Parlamento. Se il ministro degli Esteri mi stima, ne sono profondamente orgoglioso e di certo non lo oltraggerei con una ipotesi assai poco dignitosa per lui come per me. Dirigo il Centro Studi Americani e non immagino lavoro più lusinghiero.
Il dg crede di avere super poteri, ma codice civile e norme anti-corruzione sono in vigore pure in Viale Mazzini