Il Fatto Quotidiano

Il papà lo voleva artigiano, ora sarà il capo dei vescovi

Gualtiero Bassetti Il Pontefice nomina presidente della Conferenza episcopale il cardinale di Perugia nel segno di Don Milani e La Pira

- » FERRUCCIO SANSA

“Le mani. Per capire chi è Gualtiero Bassetti e dove andrà la sua Cei, guardategl­i le mani”, dice un sacerdote che gli è stato vicino negli anni fiorentini. Quelle dita spesse dove l’anello pastorale sta stretto. Mani più da “bicicletta­io” che da cardinale. Era questo il lavoro che suo padre aveva immaginato per il piccolo Gualtiero quando ancora viveva sui monti dell’Appennino toscano. Anche nelle origini pare essere racchiuso il destino di questo sacerdote nato a Marradi, come il grande poeta Dino Campana. Un paese circondato da rilievi così ripidi che anche “le galline hanno bisogno di un freno alle zampe”, come dice Bassetti.

Il nuovo presidente della Cei, scelto ieri da papa Francesco. È nato nel 1942, primo figlio di un falegname. Una famiglia semplice e impegnata: il cugino Paolo era sindaco di Marradi. Gente di fede, con gli altri due cugini sacerdoti: don Giuseppe e don Luca Bassetti. Per Gualtiero fu quasi naturale a 14 anni chiedere di entrare in seminario, anche se non fu facile. Il padre lo voleva artigiano, meccanico di biciclette. Ce ne volle per fargli cambiare idea, dovette intervenir­e il parroco. Alla fine cedette, ma l’eco del desiderio paterno è rimasto: “Aveva ragione papà, a me resta ancora tanto da pedalare”, racconta ancora oggi il cardinale.

IL RESTO VENNE quasi contro la sua volontà. Perché Bassetti non è uomo di curia – anche in questo si vede la differenza con Angelo Bagnasco, oltre che nel tratto e proprio nelle mani – e forse era più a suo agio come vice-parroco nella chiesa di San Salvi, a Firenze, dove arrivò dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1966 dal cardinale Ermenegild­o Florit. Le cronache raccontano che con la tonaca addosso insieme con un gruppo di ragazzi sventò un disastro: l’esplosione di fusti di carburo che avrebbero devastato il quartiere.

Ma per lui era preparato un destino diverso: nel 1972 viene chiamato come assistente del Seminario Minore e poi nel 1979 diventa rettore di quello Maggiore. Bassetti è vicino a quella chiesa fiorentina e toscana che nel ‘900 cresce nel segno di don Lorenzo Milani e Giorgio La Pira, sindaco e terziario domenicano e francescan­o (non è un caso se il Papa il 20 giugno andrà a pregare sulle tombe di don Primo Mazzolari e don Milani). Figure, come anche quella del suo allievo e successore Mario Primicerio, che almeno nel tratto paiono lontane dagli ultimi sindaci fiorentini.

Bassetti viene notato dal cardinale Giovanni Benelli. E poi dal successore Silvano Piovanelli di cui diventa vicario, ma soprattutt­o collaborat­ore. Amico perfino. E così don Gualtiero diventa vescovo, gli affidano Massa Marittima-Piombino. Una diocesi “rossa”. Bassetti ci arriva in piena crisi industrial­e. E proprio a questo si dedica, al lavoro, alla sorte degli operai delle acciaierie. Come accade più tardi quando approda come vescovo ad Arezzo. In città ancora in molti ricordano la lettera, riportata ieri dal Corriere Fiorentino, che scrisse quando la Nestlé si apprestava a vendere la Buitoni. Si parlava della “preoccupaz­ione della comunità cristiana per le conseguenz­e sociali ed economiche... invitando Nestlé Italia a favorire una soluzione industrial­e che abbia piena consapevol­ezza del valore storico, sociale e culturale, oltre che economico, del pastificio”.

Lo spirito dell’azione di Bassetti, sostiene chi lavora con lui, si ritrova già quando sceglie come motto episcopale una frase di San Paolo: “In caritate fundati”, fondati nella carità, nell’amore.

Marradi e i rilievi intorno? È così ripido che le galline hanno bisogno di un freno alle zampe Affinità

È amico di Bergoglio, entrambi predicano accoglienz­a e sono lontani dalla Curia

ANNI INTENSI, prima ad Arezzo e poi a Perugia. E non sono mancate questioni dolorose da affrontare, come le polemiche e le accuse di pedofilia rivolte a sacerdoti della sua diocesi.

Di questi anni è la nascita del legame con Francesco. Che lo eleva cardinale, nonostante manchi così poco al limite di età dei 75 anni. Anzi, Bergoglio proroga il suo incarico. Non è solo stima, è proprio amicizia. Come dimostra la telefonata del Papa quando Bassetti viene ricoverato in ospedale. E poi quello sfogo che Bergoglio ripete anche al neo-cardinale: “Se parlo dei poveri e li aiuto, mi applaudono. Ma se cerco le ragioni della miseria, mi danno del comunista ”. Parole che ritrovi nei libri di Bassetti, come La gioia della carità: la Chiesa deve essere “accoglient­e”, deve vivere la “povertà”. Un uomo che punta sui laici e sul dialogo tra fedi e confession­i cristiane diverse. Francesco, nel 2016, gli affida le meditazion­i per la Via Crucis del Colosseo. Bassetti punta sui migranti “crocifissi della storia”.

Don Gualtiero è arrivato a Roma, ma chi lo conosce è pronto a giurare che continuerà a tornare a Marradi, dove doveva fare il “bi ci cl ettaio”.

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