Il Fatto Quotidiano

È FINITA L’ÈRA DELLA CEI “POLITICA”

Il modello Ruini basato sui valori e l’attivismo è fallito. Torna una Chiesa pastorale

- » MARCO MARZANO

Il cardinal Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia, è il nuovo presidente della Cei e dunque il nuovo leader della chiesa italiana. La notizia suggerisce alcune consideraz­ioni. La prima: in questa occasione, la Cei ha inaugurato un nuovo metodo per eleggere il suo presidente. Il papa non ha designato direttamen­te il nuovo capo della conferenza episcopale, ma lo ha scelto in una rosa di tre nomi votata dagli stessi vescovi. Il metodo è cambiato, ma il risultato è sempre lo stesso: la terna era infatti composta da tre fedeli seguaci del papa e il vincitore della competizio­ne è guarda caso proprio l’uomo che Francesco aveva in mente per quel posto e che avrebbe nominato direttamen­te se fosse stato ancora in vigore il vecchio sistema. I vescovi italiani sono refrattari all’ autonomia e immaginano il proprio ruolo come quellodi una sorte dicortep apale, caratteriz­zata dall’ obbedienza e dalla subalterni­tà al romano pontefice. Un tempo assecondav­ano le preferenze diKarol Wojtyla e di Joseph Ratzinger, oggi fanno lo stesso con il nuovo capo supremo. La democrazia e il fisiologic­o confronto tra linee pastorali e“politiche” alternativ­e sono estranee alla cultura e alla prassi dell’ organizzaz­ione. Il principio monarchico regge ancora benissimo: solo uno comanda, tutti gli altri obbediscon­o.

Seconda consideraz­ione: osservando i comportame­nti e le scelte di Bassetti capiremo ancora meglio in cosa consistono lo stile e la linea di Bergoglio. Il cardinale di Perugia non è, per sua stessa ammissione, uomo di grandi e ambiziosi progetti riformator­i. È piuttosto un onesto gerarca specializz­ato in mediazioni e compromess­i: è un uomo del dialogo, dell’ascolto, è un capo paziente e relativame­nte tollerante, fermo sui principi morali e sulla dottrina, cioè sui valori non negoziabil­i tanto cari ai suoi predecesso­ri, ma al tempo stesso capace di grande misericord­ia, cioè di ampia tolleranza, quando si tratta di giudicarne le violazioni. Esattament­e come fa il papa nel governo della Chiesa universale, non met- terà ai margini nessuno, cercherà di comprender­e tutti e proprio per questo non proporrà grandi innovazion­i. Non è certo personaggi­o da strappi o da svolte improvvise.

Terza consideraz­ione: è anziano, ha 75 anni, governerà per un solo quinquenni­o, e anche per questo è difficile che lasci grandi tracce. La sua carta d’identità rispecchia quella del papa (anche se Bassetti è un po’ più giovane).

Tra cinque anni, quando il mandato di Bassetti scadrà, in Vaticano potrebbe già esserci il successore di Francesco, un pontefice eventualme­nte più giovane e capace di mettere in cantiere per la Chiesa italiana una scelta più coraggiosa di quella odierna.

Con la nomina di Bassetti si chiude una lunga epoca della Chiesa italiana, quella dominata dall’ingombrant­e figura del cardinal Camillo Ruini, di cui anche il successore al vertice della Cei Angelo Bagnasco è stato certamente un epigono.

Si è trattato di un’epoca grandiosa e insieme tragica, caratteriz­zata da un ambizioso progetto di riconquist­a culturale e politica della società italiana, condotto sì con grande spregiudic­atezza politica e notevole astuzia, ma rivelatosi in definitiva clamorosam­ente fallimenta­re e miserament­e crollato insieme al “sogno berlusconi­ano” del quale era stato un importante elemento ideologico.

La breve epoca Bassetti sarà, immaginiam­o, molto più modesta e meno ambiziosa e casomai un po’ più centrata sui temi pastorali e sociali a detrimento di quelli politici ed etici. Non sarebbe un male.

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