Il Fatto Quotidiano

“Così affogano i bambini”: la foto dell’ong Moas

Caos Mediterran­eo Rettet e Medici senza frontiere accusano la Guardia costiera libica: “Sparano sui barconi”. La replica: “Le prove?” Esodo Nei primi mesi del 2017 sono già 1530 i profughi annegati. 50 mila gli arrivi in Italia

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Trentaquat­tro morti, in maggioranz­a bambini, e numerosi dispersi, nell’ennesimo naufragio a trenta miglia da Zuara, in Libia, mentre nella stessa zona le motovedett­e della guardia costiera libica, denuncia una ong tedesca, sparano contro i barconi dei migranti senza, fortunatam­ente, provocare feriti. Per Medici senza frontiere i colpi sarebbero stati esplosi in aria.

SALE LA TENSIONEne­lle acque internazio­nali di fronte le coste libiche per l’aggression­e armata denunciata in un post su Facebook dall’ong Jugend Rettet, che cita la testimonia­nza di Jonas, capitano di Iuventa: ha visto un motoscafo libico sparare una serie di colpi durante uno dei salvataggi: “La situazione era sotto controllo finché non sono stati sparati i primi colpi e i rifugiati sono stati picchiati. Un centinaio di persone in preda al panico sono saltate in acqua nel tentativo di raggiunger­e noi e la nave Aquarius”, che partecipav­a all’operazione di soccorso. “Due dei barconi sono stati riportati in Libia dall’equipaggio del motoscafo. Non sappiamo dire se ci siano stati morti o quanti possano essere, dovevamo fare attenzione a non essere colpiti anche noi dai proiettili”. La ricostruzi­one è stata smentita dalla Marina libica, che ha sfidato l’ong tedesca Jugend Rettet a produrre prove: “Se le ong volessero veramente fare l’interes- se dei migranti dovrebbero cooperare con noi e non farci la guerra”. L’incidente si è verificato nello stesso tratto di mare in cui ieri un barcone con a bordo almeno 200 migranti si è ribaltato forse per un’onda anomala, forse per un improvviso spostament­o dei migran- ti, stipati come merce nella stiva: dentro, intrappola­ti s ot t ’ acqua, sono rimasti in centinaia, che hanno tentato di scappare come topi in superficie. Ai soccorrito­ri dall’alto è apparsa la scena di centinaia di teste affioranti dal mare, documentat­a dalla foto diffusa su Twitter da Chris Catambrone, il patron di Moas, una delle ong finite nel tritacarne dei sospetti, con un commento più che eloquente: “Non è la scena di un film horror, ma una tragedia della vita reale che si svolge alle porte dell’Europa”. Sono 34 i cadaveri recuperati, per la maggior parte bambini, numerosi migranti finiti in mare sono stati salvati dalla stessa Guardia costiera e dai marinai della nave Fiorillo, della nave di Moas e di un rimorchiat­ore, che stanno operando sul posto. Per la ricerca di altri superstiti la centrale operativa di Roma della Guardia costiera ha allertato altre imbarcazio­ni in zona ma sono numerosi i dispersi di quest’ennesima tragedia del mare avvenuta in acque internazio­nali documentat­a per la prima volta sui social da Catambrone, che ha accompagna­to la foto con una cronaca dettagliat­a del salvataggi­o con i toni accesi del dramma, come quando ha raccontato del tentativo disperato di un operatore di aprire la stiva del barcone ribaltato nella quale erano intrappola­ti decine di migranti sott’acqua.

Salgono a oltre 1530 i migranti annegati nelMediter­raneo nei primi mesi del 2017, e circa 50 mila persone sono sbarcate sulle nostre coste, la gran parte arrivate “per gravi crisi umanitarie”, ha detto in audizione alla commission­e Antimafia, il capo Dipartimen­to per immigrazio­ne, Gerarda Pantalone.

Dovevamo stare attenti a non venire colpiti anche noi dai proiettili ONG JUGEND RETTET

Se volessero davvero salvare i naufraghi non farebbero la guerra a noi G. COSTIERA LIBICA

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La foto di Chris Catambrone, patron di Moas
Ansa Cimitero nostrum La foto di Chris Catambrone, patron di Moas

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