Sfruttati e sottopagati: in rivolta i presidi manager
Le proteste. “Siamo responsabili della sicurezza, ma le scuole non cadono a pezzi per colpa nostra”
Antonio
Caligiuri è un dirigente scolastico: dirige l’istituto Costanzo di Decollatura, in Calabria. Area interna, in via di spopolamento, coordina sei articolazioni: licei, istituti tecnici e professionali. Una diversa dall’altra, dai laboratori alle specializzazioni. Ognuna con le proprie necessità.
ANTONIO fa fatica: pochi soldi, troppe responsabilità, enti locali che non si occupano della sicurezza. E salari non equiparati a quelli degli altri dirigenti pubblici. “Da sei mesi scrivo alla provincia perché gli estintori non sono revisionati. Non rispondono. I Vigili del fuoco mi dicono ‘O denunci o i soldi ce li metti tu’, ma io ricevo complessivamente 27 mila euro. Con cui devo coprire Internet, telefonia, il medico competente obbligatorio, i trattori delle aziende agrarie, i labora- tori, la carta e tutto il resto. Facciamo anche le riffe per recuperare qualche spesa. Siamo sfiniti”. I dirigenti, spiegano, sono anche responsabili unici dei procedimenti per la ristrutturazione straordinaria: “Ho dovuto gestire un fondo da 700 mila euro, sono laureato in Filosofia. Nella Pa questo ruolo è assunto da un dirigente con almeno una laurea in Ingegneria edilizia. E mi hanno liquidato circa 300 euro per due anni di lavoro”.
Da giorni i presidi sono in protesta davanti al ministero dell’Istruzione, pettorina gialla e catene ai polsi (a loro oggi si uniranno altri manifestanti). Il ministro Valeria Fedeli li ha incontrati martedì. “P ro testiamo per due motivi: retribuzione e responsabilità – spiega Attilio Fratta, segreta- rio generale Di.S.Conf –. Un dirigente scolastico è un dirigente di seconda fascia, ma viene pagato molto meno”. Percepiscono circa 2.400 euro al mese, ma non possono accumulare anzianità. Le retribuzioni di posizione e risultato valgono poche centinaia di euro. “Poco più di 100 euro al mese. Per gli altri dirigenti, 2mila”. Il problema è la correlazione tra busta paga e mole di incarichi e responsabilità. I diri- genti sono a tutti gli effetti datori di lavoro: sicurezza e agibilità degli edifici sono sotto la loro responsabilità, ma nella maggior parte dei casi appartengono ai comuni e alle provincie, che non hanno soldi. “A Caserta, una scuola è stata multata per problemi di sicurezza e il presidente della Provincia ne ha chiesto la chiusura. Possibile che bisogna arrivare a questo?”. I dirigenti chiedono che almeno non gravino su di loro le responsabilità degli enti locali. “A Termoli, un preside aveva segnalato al Comune un problema di piastrelle – raccontano –. Non ha ricevuto risposta e ha chiamato ufficio igiene e vigili. Alla fine hanno multato lui”.
C’È POI il problema reggenze: ogni preside gestisce più scuole: 1500 posti vacanti e nessun concorso. Avrebbero dovuto farlo nel 2014, ma è stato rimandato ( l’ultima volta, il Consiglio di Stato ha bocciato il regolamento). E non si prevedono assunzioni prima del 2018. Ogni reggenza è pagata 400 euro e i dirigenti sono obbligati ad accettarle. Un risparmio anche per lo Stato rispetto al dover pagare nuovi dirigenti. “E per muoverci tra i plessi, che magari distano anche 50 chilometri – spiega Antonio - non riceviamo neanche il rimborso per il trasporto”.
Nessun concorso Sono dirigenti di seconda fascia, ma guadagnano meno dei loro pari. E gestiscono decine di plessi