L’Italia è una grande potenza a seconda della convenienza
Fra due giorni saremo al 24° anniversario della strage di via dei Georgofili, del 27 maggio 1993. Non è una anniversario tondo, quindi non sarà di grande interesse per quanti fanno delle ricorrenze delle stragi ad una loro bandiera. Le vittime di via dei Georgofili non sono eroi trasformati in martiri per fare bene al sistema, come la storia insegna. I morti sotto la Torre de Pulci sono vittime innocenti, “sacrificate”, come ebbe a dire Giuseppe Graviano, in nome e per conto della politica: “Ne capite qualcosa di politica voi? No! È bene che ci portiamo dietro un po’ di morti , così si danno una smossa”. Come a dire, “così ci daranno tutto quello che vogliamo, come il depauperamento del 41 bis, come la non confisca dei beni e altro”.
Ma soprattutto è ancora un anniversario senza verità completa, o almeno senza quell’accertamento della verità che spetterebbe non solo ai familiari delle vittime, ma a tutto il popolo italiano in nome del quale si pronunciano le sentenze di giustizia. Lo sanno tutti, magistratura compresa, che mancano pagine di carta bollata per completare la verità sulla strage di via dei Georgofili. La mancanza di risposte dimostra che gli opportunismi a livello politico sono così forti che ancora una volta è evidente quanto le alleanze in sede elettorale influenzino fatti giudiziari. Se di potere politico non si trattasse sarebbe ancora peggio perché vorrebbe dire che siamo di fronte a paure verso il potere mafioso, organizzazioni criminali come “cosa nostra”. L’associazione che rappresento si è costituita parte civile nel processo di Palermo, così detto “trattativa Stato mafia”, e lo svolgersi del procedimento evidenzia sempre più ogni giorno quanto quella trattativa ci fu, visto che il processo a Tagliavia Francesco di Firenze passato in giudicato, tutti i dubbi sulla trattativa Stato-mafia li ha fugati. Il motivo alla base della strage di Via dei Georgofili è stata la grande paura successiva all’omicidio del Governatore della Regione Sicilia, Salvo Lima: si provò a chiedere a “cosa nostra” cosa volesse per cambiare rotta. La mafia di Riina capì che “lo Stato si era fatto sotto” e per far esaudire i propri desideri, in corso di trattativa, “Totò u ‘curto” ha alzato il tiro in via dei Georgofili, provocando 5 morti e 48 invalidi. Appena il 15 Maggio passarono dal “41 bis” a carcere normale 130 mafiosi, camorristi di nessun spessore: la ma- CARO FURIO COLOMBO, viaggio in Europa e ho l’impressione che ogni Paese, a cominciare dalla Svizzera e a finire in Danimarca o in Finlandia, siano più autorevoli, sicuri e importanti di noi. Poi noi, Italia, andiamo a sederci ai G7 e ai G8 tra i più importanti del mondo. Precedono e seguono due o tre celebrazioni televisive, e poi ricominciano pianto e commiserazione.
Qual è la vera Italia, quella del ruolo mondiale o quella delle fabbriche esportate e delle città in fallimento? DOMANDA IMPOSSIBILEperché in essa si accumulano storia, politica e tradizione. La tradizione è sempre stata di povertà profonda e di ricchezza non condivisa (l’Italia ha una classe dirigente che non ama le tasse e non fa donazioni). Dove non si condivide la ricchezza, non si condivide neppure il compiacimento o l’orgoglio del proprio successo, per non correre rischi. Resta quindi un grande spazio libero per la commiserazione (non il soccorso) della povertà. La storia è quella di un rapporto fra istituzioni e popolo, ma anche fra establishment e opinione pubblica, continuamente falsato dalle esigenze politiche del momento. I più giovani e coloro che imparano male la storia a scuola non sanno della incredibile operazione di propaganda “Oro alla Patria” di tanti decenni fa (offrire anelli matrimoniali al governo per sostenere l’economia di guerra del Paese) lanciata nel 1941, appena un anno dopo avere proclamato di disporre di un invincibile esercito con “otto milioni di baionette”. fia dopo l’attentato al conduttore Maurizio Costanzo si sentì presa per i fondelli e decise che “c’era bisogno di morti”.
Tutto questo ora resta soffocato in gola, mentre necessiterebbe di un processo a Firenze per i “concorrenti di cosa nostra” coinvolti nella strage di Via dei Georgofili. Destra e sinistra, ormai, mi fanno tornare alla mente solo una sconcia barzelletta su Pierino. Anche nel passato non mi pare di aver mai assistito a un autentico dibattito politico tra onorevoli, degni di essere chiamati tali. Lungi dal sapere cosa sia, questi cosiddetti “politici” vorrebbero far credere – e forse ci credono anche loro stessi – che la “politica” consista essenzialmente nelle schizofreniche argomentazioni farlocche, finalizza- E non sanno che, per fare i cannoni e tutto l’armamento celebrato in anticipo, nel 1942 sono stati divelti i cancelli di tutte le case, cascine, ville e castelli del Paese, comprese le carceri. Da molto prima, e per molto dopo, i cittadini hanno imparato a non fidarsi delle celebrazioni dall’alto sapendo ogni volta che precedevano nuove richieste a danno dei cittadini stessi. La politica, così come la conosciamo in tutto il dopoguerra (e con le sole eccezioni di De Gasperi e Prodi) è quasi sempre l’autocelebrazione di qualcuno che promette doni ai cittadini togliendo ad altri cittadini della stessa classe e categoria, e senza mai correre il rischio di intaccare i diritti della ricchezza. Potete partecipare alla festa, se volete, ma capite subito che è la festa di un altro, sostenuta da quel tanto in più che dovranno chiedervi “per solidarietà”. Irrita, naturalmente, che coloro che devono fare il gesto di solidarietà appaiono come beneficiari di un maltolto che un generoso governo adesso ridistribuisce. Forse giornali e televisioni potrebbero portare chiarimenti. Ma i governi, che hanno qualche peso sulle notizie, hanno interesse al clima di emergenza perché devono raccogliere altri fondi per altri loro progetti da celebrare al momento opportuno come un nuovo salvataggio di qualcuno, a spese del vicino. Il risultato è la percezione di un Paese sfinito, prostrato e privo di fiducia, anche quando siede al G7 o al G8.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
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Nell’arco della mia vita ne ho viste e sentite di tutti i colori: dall’esibizioni ideologico/religiose esaltate e violente del dopoguerra sono passato ad assistere ai lunghi e screanzati vaniloqui nonché alle demagogiche dissipazioni di ricchezza messe caritatevolmente in cantiere dal potere clerico-fascista, sempre rigororsamente a braccetto con la mafia. Ma mai, come in questi ultimi venticinque anni, avevo assistito alla paradossale, ma condivisa, assurzione della peggiore delinquenza comune ai vertici dello Stato. È una vergogna ed una beffa ai danni del popolo italiano, divorato da debiti, licenziamenti in massa e fallimenti di quelle che erano un tempo aziende di cui vantarsi in tutto il mondo. Mi chiedo se a partire da questa classe dirigente il nostro Paese si risolleverà mai. Il giornalismo destrorso è scatenato, come ogni volta davanti a queste stragi. Non si fa che parlare di persone note all’intelligence, dei nostri valori da difendere, ma mai un’autocritica. La storia insegna che quasi tutte le stragi, da Portella delle Ginestra alla strage di Bologna e tante altre ancora, nascono da una matrice politica e massonica e si avvalgono dell’aiuto delle mafie. Ma non mi pare sia mai stata fatta luce al riguardo. Alla stampa che rimprovera i servizi segreti esteri vorrei ricordare che essere “noti’’ non significa “arresto immediato”, almeno non in Europa. Paesi amici nostri non vanno tanto per il sottile con chi non è in linea con i loro regimi e forti delle forniture di armi di nostra fabbricazione possono reprimere gli oppositori e riempire le carceri, meglio se di giornalisti. I “nostri valori” non sono altro che miliardi di dollari. La famiglia Bianchi è benestante e vive nel centro di Milano. Sono contrari a sottoporre il proprio figlio, ora alla materna (privata), a dodici vaccinazioni obbligatorie. Quando il piccolo andrà alle elementari, siccome sono progressisti e di sinistra, lo iscriveranno alle scuole pubbliche e affronteranno la multa prevista dalla ministra Beatrice Lorenzin, tanto per loro non cambia proprio nulla. Sempre a Milano, in periferia, vive la famiglia Rossi, giovane coppia di precari. Anche loro sono contrari a sottoporre la figlia a tutte le vaccinazioni. Secondo voi avranno la stessa possibilità di scelta della famiglia Bianchi? Solo quando un magistrato, nel rispetto delle norme, chiederà la sospensione della patria potestà per qualche famiglia che non vorrà sottoporsi a questa coercizione si affronterà l’a rgomento e forse si tornerà a parlare di campagne di profilassi intelligenti e persuasive.