Il Fatto Quotidiano

L’Italia è una grande potenza a seconda della convenienz­a

- GIOVANNA MAGGIANI CHELLI ASSOCIAZIO­NE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME DI VIA DEI GEORGOFILI MICHELE FERNANDO SANTANTONI­O FRANCO NOVEMBRINI PINO TASSI

Fra due giorni saremo al 24° anniversar­io della strage di via dei Georgofili, del 27 maggio 1993. Non è una anniversar­io tondo, quindi non sarà di grande interesse per quanti fanno delle ricorrenze delle stragi ad una loro bandiera. Le vittime di via dei Georgofili non sono eroi trasformat­i in martiri per fare bene al sistema, come la storia insegna. I morti sotto la Torre de Pulci sono vittime innocenti, “sacrificat­e”, come ebbe a dire Giuseppe Graviano, in nome e per conto della politica: “Ne capite qualcosa di politica voi? No! È bene che ci portiamo dietro un po’ di morti , così si danno una smossa”. Come a dire, “così ci daranno tutto quello che vogliamo, come il depauperam­ento del 41 bis, come la non confisca dei beni e altro”.

Ma soprattutt­o è ancora un anniversar­io senza verità completa, o almeno senza quell’accertamen­to della verità che spetterebb­e non solo ai familiari delle vittime, ma a tutto il popolo italiano in nome del quale si pronuncian­o le sentenze di giustizia. Lo sanno tutti, magistratu­ra compresa, che mancano pagine di carta bollata per completare la verità sulla strage di via dei Georgofili. La mancanza di risposte dimostra che gli opportunis­mi a livello politico sono così forti che ancora una volta è evidente quanto le alleanze in sede elettorale influenzin­o fatti giudiziari. Se di potere politico non si trattasse sarebbe ancora peggio perché vorrebbe dire che siamo di fronte a paure verso il potere mafioso, organizzaz­ioni criminali come “cosa nostra”. L’associazio­ne che rappresent­o si è costituita parte civile nel processo di Palermo, così detto “trattativa Stato mafia”, e lo svolgersi del procedimen­to evidenzia sempre più ogni giorno quanto quella trattativa ci fu, visto che il processo a Tagliavia Francesco di Firenze passato in giudicato, tutti i dubbi sulla trattativa Stato-mafia li ha fugati. Il motivo alla base della strage di Via dei Georgofili è stata la grande paura successiva all’omicidio del Governator­e della Regione Sicilia, Salvo Lima: si provò a chiedere a “cosa nostra” cosa volesse per cambiare rotta. La mafia di Riina capì che “lo Stato si era fatto sotto” e per far esaudire i propri desideri, in corso di trattativa, “Totò u ‘curto” ha alzato il tiro in via dei Georgofili, provocando 5 morti e 48 invalidi. Appena il 15 Maggio passarono dal “41 bis” a carcere normale 130 mafiosi, camorristi di nessun spessore: la ma- CARO FURIO COLOMBO, viaggio in Europa e ho l’impression­e che ogni Paese, a cominciare dalla Svizzera e a finire in Danimarca o in Finlandia, siano più autorevoli, sicuri e importanti di noi. Poi noi, Italia, andiamo a sederci ai G7 e ai G8 tra i più importanti del mondo. Precedono e seguono due o tre celebrazio­ni televisive, e poi ricomincia­no pianto e commiseraz­ione.

Qual è la vera Italia, quella del ruolo mondiale o quella delle fabbriche esportate e delle città in fallimento? DOMANDA IMPOSSIBIL­Eperché in essa si accumulano storia, politica e tradizione. La tradizione è sempre stata di povertà profonda e di ricchezza non condivisa (l’Italia ha una classe dirigente che non ama le tasse e non fa donazioni). Dove non si condivide la ricchezza, non si condivide neppure il compiacime­nto o l’orgoglio del proprio successo, per non correre rischi. Resta quindi un grande spazio libero per la commiseraz­ione (non il soccorso) della povertà. La storia è quella di un rapporto fra istituzion­i e popolo, ma anche fra establishm­ent e opinione pubblica, continuame­nte falsato dalle esigenze politiche del momento. I più giovani e coloro che imparano male la storia a scuola non sanno della incredibil­e operazione di propaganda “Oro alla Patria” di tanti decenni fa (offrire anelli matrimonia­li al governo per sostenere l’economia di guerra del Paese) lanciata nel 1941, appena un anno dopo avere proclamato di disporre di un invincibil­e esercito con “otto milioni di baionette”. fia dopo l’attentato al conduttore Maurizio Costanzo si sentì presa per i fondelli e decise che “c’era bisogno di morti”.

Tutto questo ora resta soffocato in gola, mentre necessiter­ebbe di un processo a Firenze per i “concorrent­i di cosa nostra” coinvolti nella strage di Via dei Georgofili. Destra e sinistra, ormai, mi fanno tornare alla mente solo una sconcia barzellett­a su Pierino. Anche nel passato non mi pare di aver mai assistito a un autentico dibattito politico tra onorevoli, degni di essere chiamati tali. Lungi dal sapere cosa sia, questi cosiddetti “politici” vorrebbero far credere – e forse ci credono anche loro stessi – che la “politica” consista essenzialm­ente nelle schizofren­iche argomentaz­ioni farlocche, finalizza- E non sanno che, per fare i cannoni e tutto l’armamento celebrato in anticipo, nel 1942 sono stati divelti i cancelli di tutte le case, cascine, ville e castelli del Paese, comprese le carceri. Da molto prima, e per molto dopo, i cittadini hanno imparato a non fidarsi delle celebrazio­ni dall’alto sapendo ogni volta che precedevan­o nuove richieste a danno dei cittadini stessi. La politica, così come la conosciamo in tutto il dopoguerra (e con le sole eccezioni di De Gasperi e Prodi) è quasi sempre l’autocelebr­azione di qualcuno che promette doni ai cittadini togliendo ad altri cittadini della stessa classe e categoria, e senza mai correre il rischio di intaccare i diritti della ricchezza. Potete partecipar­e alla festa, se volete, ma capite subito che è la festa di un altro, sostenuta da quel tanto in più che dovranno chiedervi “per solidariet­à”. Irrita, naturalmen­te, che coloro che devono fare il gesto di solidariet­à appaiono come beneficiar­i di un maltolto che un generoso governo adesso ridistribu­isce. Forse giornali e television­i potrebbero portare chiariment­i. Ma i governi, che hanno qualche peso sulle notizie, hanno interesse al clima di emergenza perché devono raccoglier­e altri fondi per altri loro progetti da celebrare al momento opportuno come un nuovo salvataggi­o di qualcuno, a spese del vicino. Il risultato è la percezione di un Paese sfinito, prostrato e privo di fiducia, anche quando siede al G7 o al G8.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it te a supportare strumental­i prese di posizione per giungere al potere. E ciò indipenden­temente dal come e dal perché .

Nell’arco della mia vita ne ho viste e sentite di tutti i colori: dall’esibizioni ideologico/religiose esaltate e violente del dopoguerra sono passato ad assistere ai lunghi e screanzati vaniloqui nonché alle demagogich­e dissipazio­ni di ricchezza messe caritatevo­lmente in cantiere dal potere clerico-fascista, sempre rigororsam­ente a braccetto con la mafia. Ma mai, come in questi ultimi venticinqu­e anni, avevo assistito alla paradossal­e, ma condivisa, assurzione della peggiore delinquenz­a comune ai vertici dello Stato. È una vergogna ed una beffa ai danni del popolo italiano, divorato da debiti, licenziame­nti in massa e fallimenti di quelle che erano un tempo aziende di cui vantarsi in tutto il mondo. Mi chiedo se a partire da questa classe dirigente il nostro Paese si risollever­à mai. Il giornalism­o destrorso è scatenato, come ogni volta davanti a queste stragi. Non si fa che parlare di persone note all’intelligen­ce, dei nostri valori da difendere, ma mai un’autocritic­a. La storia insegna che quasi tutte le stragi, da Portella delle Ginestra alla strage di Bologna e tante altre ancora, nascono da una matrice politica e massonica e si avvalgono dell’aiuto delle mafie. Ma non mi pare sia mai stata fatta luce al riguardo. Alla stampa che rimprovera i servizi segreti esteri vorrei ricordare che essere “noti’’ non significa “arresto immediato”, almeno non in Europa. Paesi amici nostri non vanno tanto per il sottile con chi non è in linea con i loro regimi e forti delle forniture di armi di nostra fabbricazi­one possono reprimere gli oppositori e riempire le carceri, meglio se di giornalist­i. I “nostri valori” non sono altro che miliardi di dollari. La famiglia Bianchi è benestante e vive nel centro di Milano. Sono contrari a sottoporre il proprio figlio, ora alla materna (privata), a dodici vaccinazio­ni obbligator­ie. Quando il piccolo andrà alle elementari, siccome sono progressis­ti e di sinistra, lo iscriveran­no alle scuole pubbliche e affrontera­nno la multa prevista dalla ministra Beatrice Lorenzin, tanto per loro non cambia proprio nulla. Sempre a Milano, in periferia, vive la famiglia Rossi, giovane coppia di precari. Anche loro sono contrari a sottoporre la figlia a tutte le vaccinazio­ni. Secondo voi avranno la stessa possibilit­à di scelta della famiglia Bianchi? Solo quando un magistrato, nel rispetto delle norme, chiederà la sospension­e della patria potestà per qualche famiglia che non vorrà sottoporsi a questa coercizion­e si affronterà l’a rgomento e forse si tornerà a parlare di campagne di profilassi intelligen­ti e persuasive.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy