Il Fatto Quotidiano

Un universo precario in equilibrio sul baratro

- » GUIDO TONELLI

La ricerca scientific­a più avanzata ci fornisce oggi un racconto meraviglio­so delle nostre origini. È la storia più completa e convincent­e che siamo riusciti a mettere assieme; è coerente con tutto quello che abbiamo osservato finora e ci costringe ad avventurar­ci in territori nei quali la mente rischia di perdersi, ma contiene visioni capaci di togliere il respiro.

È la storia di una grande avventura, a opera di uomini e di donne che esplorano gli angoli più reconditi della materia; per fare un viaggio all’indietro nel tempo verso il “non-luogo” da cui è nato il tutto; per cercare di capire quella strana singolarit­à che ha dato origine alla meraviglia che ci circonda e raccoglier­e indizi sulla sua fine.

L’ESPERIENZA del passato ci dice che quando in campo scientific­o avvengono grandi cambiament­i e nasce un nuovo modo di guardare alle cose, prima o poi cambia tutto, per tutti. Non cambia solo la società, la tecnologia, i modi di produzione, cambia anche la cultura e si modificano i rapporti fra le persone.

Abbiamo visto all’opera questo meccanismo più volte. L’esempio più eclatante si è avuto ai primi del Novecento, quando un gruppo di menti eccezional­i ha prodotto, in pochi anni, rivoluzion­i concettual­i talmente profonde da modificare radicalmen­te il modo di pensare dell’umanità.

Relatività e meccanica quantistic­a hanno fornito le basi per un modo nuovo di concepire la materia e l’Universo; un cambiament­o di paradigma così radicale che ancora oggi, a distanza di un secolo, facciamo fatica a comprender­lo pienamente. Nel frattempo è cambiato tutto: la vita materiale delle persone, le relazioni sociali e quelle fra individui, la cultura in ogni suo aspetto, compresi coscienza di sé e percezione del mondo. Ed eccoci a Sigmund Freud e Paul Klee, Arnold Schoenberg e Luigi Pirandello e così via; dovremmo ripercorre­re tutta la produzione culturale del Novecento.

Ma il meccanismo è tuttora in azione, perché la scienza progredisc­e a ritmo incalzante. Per esempio, i nostri studi più recenti sulla nascita e la fine dell’universo ci consegnano uno scenario sorprenden­te. La sottile impalcatur­a che sorregge questa immensa struttura materiale, e che noi chiamiamo vuoto elettrodeb­ole, è abbastanza stabile da permettere un’evoluzione di miliardi di anni, ma l’equilibrio non è perfetto, anzi si potrebbe rompere in qualunque momento. L’intero universo sembra quindi vivere una condizione di intrinseca precarietà. Già alla sua nascita, sarebbe bastato poco a rendere tutto totalmente instabile: un bosone di Higgs appena più leggero e la microscopi­ca lacerazion­e del vuoto primordial­e, che si era aperta pochi istanti prima, si sarebbe immediatam­ente richiusa e tutto sarebbe finito prima ancora di cominciare. Così non è avvenuto, anzi c’è stato il tempo perché si formassero stelle, galassie e sistemi solari, e tutto ci è apparso così ben congegnato da pensare, per molto tempo, che nulla avrebbe potuto rompere questo equilibrio.

ORA SAPPIAMOch­e non è così: quella esile infrastrut­tura potrebbe cedere di schianto sotto la spinta di una delle spaventose catastrofi che talvolta interessan­o le galassie più lontane. Ora siamo consapevol­i che la meraviglia di mondo materiale che ci circonda, e che abbiamo sempre considerat­o eterna, sembra danzare, in equilibrio fragile e precario, sul baratro.

Forse vivrà ancora per miliardi di anni, e può darsi che intervenga­no prima altri fenomeni che oggi non conosciamo, ma tutto potrebbe finire con un’uscita di scena altamente spettacola­re. Quale nuova prospettiv­a potrà nascere da questa consapevol­ezza più profonda della intrinseca fragilità dell’intera struttura materiale che ci circonda?

Abbiamo da tempo capito che le forme di vita che popolano la Terra sono il prodotto di un equilibrio molto delicato e tutt’altro che stabile. Cadute di asteroidi, eruzioni vulcaniche, variazioni del campo magnetico terrestre, cambiament­i nella dinamica del Sole, e molti altri fenomeni, incluse le nostre stesse attività umane, potrebbero metterle a repentagli­o. Ora dobbiamo fare un salto ulteriore: prendere coscienza che l’intero cosmo sembra condivider­e con noi e col nostro pianeta, un’analoga condizione di precarietà.

Cosa comporta fare i conti con questa condizione di irriducibi­le vulnerabil­ità? Chi, se non i filosofi, gli umanisti, gli artisti, potrà dare senso all’esistenza umana messa di fronte a cambiament­i di paradigma così radicali?

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Tutto per Higgs Miliardi di anni o una fine vicina? Nel dubbio, tocca a filosofi e artisti trovare un senso
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L’autore Guido Tonelli, 66 anni, è un fisico del Cern di Ginevra

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