Arriva Trump, il Papa impietrito Poi ottimo feeling con Gentiloni
Inodi, le visioni opposte del mondo e persino le difficoltà di comunicazione sono ancora tutte lì. Ma la visita di Donald Trump in Vaticano è servita a ribadire un punto: l’America ha bisogno del Vaticano. E il Vaticano ha bisogno dell’America. Se l’incontro con il Papa è stato evidentemente di cortesia ed è durato il minimo indispensabile (30 minuti) in quelli con Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni, invece, è emerso qualche contenuto condiviso. Con tanto di ringraziamenti all’Italia per quanto fatto in Libia e sul terrorismo. A Villa Taverna, Trump si è lasciato anche andare a una dichiarazione inedita, che viene letta come il frutto del lavoro diplomatico fatto da Gentiloni: ha “riaffermato l’unità transatlantica nel mantenere la Russia responsabile per le sue azioni in Crimea e nell’Ucraina orientale” e ha “sottolineato l’importanza di convincere la Russia ad adempiere ai suoi impegni in base agli accordi di Minsk”. La posizione che è sempre stata dell’Italia, che con Putin ha mantenuto un filo diretto, chiedendo sempre il rispetto delle sanzioni ucraine.
“The Donald” ha cercato la captatio benevolentiae, le sue accompagnatrici, la moglie Melania e la figlia Ivanka hanno messo in campo fascino e arti diplomatiche.
L’INCONTRO tra Trump e Papa Francesco era molto atteso anche per le distanze siderali tra i due su tutto. Lo scarno comunicato finale della Santa Sede, che ha parlato di “negoziato politico” e “dialogo interreligioso” per promuovere la pace nel mondo, e in riferimento “alla situazione in Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane”, è lo specchio più evidente che la freddezza è rimasta. Ma anche che si è tenuta una linea di dialogo. Scortato da Ivanka e Melania (con il velo), il presidente Usa è apparso sorridente, ma meno baldanzoso del solito, mentre il Papa ha esibito un’espressione impietrita. Ma sembrerebbe che il presidente Trump si sia allontanato, conversando con il Papa, dalle politiche “muscolari” minacciate, tra l’altro, verso la Corea del Nord. Ieri, dando la mano a Trump gli ha concesso un sorriso. Poi ha offerto i suoi tre documenti magisteriali – la Evangelii gaudium, che disegna una Chiesa aperta e per i poveri; la esortazione sulla famiglia, Amoris laetitia e la enciclica “ecologica” Laidato sii. L’ostilità di Trump all’accordo di Parigi sul clima è nota (e non verrà sciolta neanche al G7).
Inoltre, Bergoglio ha consegnato il messaggio per la Giornata della pace 2017. Messaggi politicamente chiari. In cambio, Trump ha donato un cofanetto di libri di Martin Luther King. Dichia- razioni roboanti dopo da parte della Casa Bianca.
Nell’incontro al Quirinale (presente, tra gli altri, anche Alfano), Trump e i suoi collaboratori hanno chiesto insistentemente quale fosse la posizione dell’Italia sulla Libia.
IL CAPO DELLO STATOne ha evidenziato il legame con terrorismo e immigrazione. “L’Onu deve fare di più”. Un modo per chiedere una mano agli Usa, che però hanno nic- chiato. Tillerson, infatti ha ricordato che l’Ue sul territorio agirebbe in ordine sparso.
A Palazzo Chigi, la posizione espressa dal presidente Usa più filo-russo di sempre sugli accordi di Minsk è stata vista come un vero successo del lavoro diplomatico di Gentiloni, che da mesi cercava di porsi come una sponda nei confronti di Trump. D’altra parte, il legame con l’Italia può servirgi anche ad andare a battere cassa a Bruxelles per rinverdire la Nato, già da oggi.
DA NOTARE, infine, la photo opportunity che Maria Elena Boschi ha voluto fare con Ivanka. La figlia di Trump fa da ambasciatrice sul tema delle donne e la delega principale della sottosegretaria è alle Pari Opportunità: Boschi non si è voluta far sfuggire l’occasione di comparire in una giornata come quella di ieri.
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