Rai, addio a Campo Pd-Fi scelgono il loro dg per il voto
Non si è voluto aspettare il passaggio del G7 a Taormina: ieri pomeriggio Pier Carlo Padoan ha convocato al ministero dell’Economia Antonio Campo Dall’Or to che, durante l’incontro, gli ha comunicato le sue dimissioni da direttore generale della Rai. Dimissioni già annunciate nei giorni scorsi – dopo la bocciatura del piano sull’informazione – che sono arrivate ieri, anche se ora necessitano di un passaggio formale davanti al cda e alla presidente Monica Maggioni.
Campo Dall’Orto potrebbe quindi restare formalmente in carica per un altro paio di settimane, tempo in cui si è detto disponibile a fa- vorire la transizione sulle due emergenze più importanti: la questione del tetto degli stipendi, che entro il 2 giugno dovrà essere definita una volta per tutte, e i piani di produzione dei palinsesti (al momento incompleti per l’incertezza sulla presenza o meno di alcuni personaggi), la cui presentazione agli investitori pubblicitari è prevista il 28 giugno a Milano e il 4 luglio a Roma. Ma se ci sarà un vuoto di potere, a risolvere la grana dei tetti diventa ancor più pesante il ruolo della Maggioni, che potrebbe avocare a sé anche la delega all’informazione.
PADOAN NON HA provato a trattenere il dg e ha preso atto della sua volontà di andarsene. “Ho fatto tutto quello che potevo, sono sereno perché ho la coscienza a posto. Mi dispiace solamente di non poter portare a termine i progetti sui cui ho lavorato per quasi due anni”, ha detto Campo Dall’Orto. Sottolineando che le sue sono dimissioni “irrevocabili”.
E ora che succede? L’ipotesi più probabile è che si vada alla sostituzione del solo dg con un manager di transizione che traghetti la Rai verso le elezioni politiche. Ed è chiaro che a questo punto la nomina diventa un elemento in più all’interno della trattativa che Matteo Renzi e Silvio Berlusconi stanno portando avanti sulla legge elettorale. Se la nomina di Campo Dal l’Orto nell’agosto del 2015 era il frutto del renzismo spinto e il battistrada della rottamazione a Viale Mazzini, il nuovo dg sarà invece più che mai il risultato di una mediazione tutta politica, tra il segretario del Pd e il leader di Forza Italia che hanno ripreso a parlarsi.
Ma all’orizzonte c’è pure un altro scenario. Ieri, infatti, da più parti si è tornati a chiedere l’azzeramento di tutto il vertice. “Campo Dall’Orto non è l’unico responsabile del fallimento. Pertanto dopo le sue dimissioni dovrebbero arrivare quelle della presidente e del cda”, dicono Usigrai e Fnsi. “Per far ripartire l’azienda è necessario azzerare anche il cda ed eleggere i nuovi organi con la nuova legge”, affermano Gotor e Fornaro di Mdp. Sullo stesso fronte c’è anche l’M5S. Azzerare tutto, però, comporta il rischio di tempi lunghi: secondo la nuova legge, infatti, per eleggere i 4 membri (su 7) del cda di nomina Parlamentare vanno pubblicati dei bandi. E a quel punto non si può escludere che il governo possa pensare a un commissario.
AL MOMENTO, però, l’ipotesi più probabile è la sostituzione del solo dg. Resta solo da vedere se si sceglierà un traghettatore – e allora si opterà per una soluzione interna (Paolo Del Brocco o Luciano Flussi) – oppure si preferirà un esterno, una figura più forte, in grado di imporsi su un cda che, secondo alcuni, ha le stesse colpe di Campo Dall’Orto.
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