Il Fatto Quotidiano

L’idea del governo va bene solo alle imprese

Impedito il referendum, si ridanno i buoni alle micro-aziende, quelle che ne usano di più

- » MARTA FANA

Nel

weekend in cui si sarebbe dovuto votare per i referendum sul lavoro, il governo pensa a reintrodur­re i voucher con un testo blindato che arriverà in aula per il voto finale, probabilme­nte con la fiducia. Un’operazione alquanto sfacciata, non soltanto nei confronti della Cgil che aveva promosso i referendum, ma anche dei cittadini che avevano firmato quei quesiti affinché il sistema dei buoni lavoro, il cui uso è esploso negli ultimi anni, fosse ritirato dall’ordinament­o italiano.

CON L’ULTIMA trovata del governo il sistema dei buoni lavoro viene reintrodot­to con maggiori vincoli, che però non superano i limiti di fondo: nessun diritto previdenzi­ale e assistenzi­ale viene garantito ai prestatori di lavoro occasional­e, cioè quei diritti previsti tas- sativament­e dalla nostra Costituzio­ne: malattia e ferie pagate, ma neppure il diritto alla continuità di reddito attraverso l’assegno di disoccupaz­ione, maternità o anche diritto alla ricollocaz­ione.

Secondo lo schema, i nuovi voucher sarebbero destinati alle famiglie e alle piccole imprese con meno di cinque dipendenti. Stando ai dati Inps, queste ultime rappresent­ano buona parte del totale delle imprese che hanno usato i voucher nel 2015. Per le famiglie viene introdotto un modello simile a quello francese per cui ogni nucleo ha a disposizio­ne un libretto telematico presso l’Inps in cui registrare le prestazion­i di lavoro occasional­e richieste. In questo caso, ogni famiglia può pagare in voucher fino a 2.500 euro in un anno e deve registrare preventiva­mente il nominativo del lavoratore e gli estremi (data e orario) della prestazion­e. Questo meccanismo pare integrare di fatto la tracciabil­ità dei voucher, ma non previene in alcun caso l’uso estensivo di prestazion­i in nero. Si potrà continuare a dichiarare qualche ora e mantenere sommerso la quota rilevante del lavoro occasional­e, dati anche i con- trolli quasi inesistent­i presso i privati.

Per le imprese sotto i cinque dipendenti, il nuovo sistema introduce un limite di cinque mila euro annuali, che però viene esteso a 7.500 euro se i prestatori di lavoro occasional­e sono studenti, pensionati o disabili. Si riproduce così quel circolo vizioso per cui strumenti, già di per se precari, possono essere utilizzati in modo più intensivo proprio nei confronti dei lavoratori più vulnerabil­i e che avrebbero bisogno di maggiori tutele.

Per le piccolissi­me aziende, peraltro, il costo lordo dei buoni lavoro aumentereb­be a 12,5 euro per l’aumento della quota contributi­va (32% e non più 13%) che confluirà nella gestione separata. Contributi che l’Inps potrà usare per coprire i diritti di altre categorie di lavoratori visto che nessun diritto è garantito agli “occasional­i”. Infine, se da un lato per tutte le aziende sopra i 5 dipendenti viene esclusa la possibilit­à di ricorrere ai voucher, dall’altro si liberalizz­a il lavoro a chiamata ( o intermitte­nte). Cadono i limiti di età, estendendo a tutti i lavoratori la possibilit­à di essere assunti con questi contratti, finora limitati a lavoratori under

25 o over 55.

In questo caso rimane il limite delle 400 giornate lavorative in un triennio, ma non viene introdotto alcun limite per le imprese, che quindi possono dotarsi di lavoratori a chiamata per sopperire al fabbisogno di organico. E ora con una platea decisament­e più vasta e senza nessun dispositiv­o contro gli abusi. Molto spesso, infatti, le aziende possono richiedere la disponibil­ità dei lavoratori a chiamata per i turni eventuali senza però registrarl­a nel contratto, in modo da non dover retribuire la quota prevista così come disposto dalla legge. Nei fatti, i lavoratori restano a disposizio­ne delle imprese, che ne possono disporre, ma senza alcuna tutela ulteriore.

E per gli altri... Per chi ha più di sei dipendenti viene liberalizz­ato il cosiddetto lavoro a chiamata (via i limiti di età)

EPPUREdei sostituti dei voucher ci sono già, come ad esempio il contratto di lavoro a termine di durata giornalier­a. Nel qual caso, il lavoratore è considerat­o subordinat­o e gode di tutti i diritti negati dai ticket lavoro. Al governo, però, interessa accontenta­re solo le imprese.

 ?? Ansa ?? Ministro Giuliano Poletti
Ansa Ministro Giuliano Poletti
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy