Frenata sulla Federconsorzi e mancia ritirata a Coldiretti
Palazzo Chigi revoca l’emendamento in Commissione Bilancio alla Camera che assegnava ai consorzi agrari un bonus di 40 milioni per pagare le banche
La mancia alla Coldiretti in cambio del sostegno politico e finanziario al Pd di Matteo Renzi, infilata in una piega di quella che doveva essere solo una manovrina di aggiustamento dei conti richiesta dalla Commissione europea, si è schiantata contro i numeri della maggioranza in commissione Bilancio della Camera. Il governo ha ritirato l’emendamento che erogava una prima tranche di 40 milioni di euro a un fondo di sostegno ai consorzi agrari, sempre più esposti verso le banche e che “compensava” debiti e crediti maturati dallo Stato nei confronti della Federconsorzi.
AL MINISTERO d ell’Eco nomi a, che le cose si mettessero male per la leggina a favore della potente organizzazione dei coltivatori diretti si era capito fin dal mattino, quando le opposizioni e le altre maggiori organizzazioni agricole avevano serrato i ranghi dopo la denuncia dell’operazione comparsa sulle colonne del F att o. “Non possiamo accettare che invece di sostenere gli agricoltori duramente colpiti dal sisma si pensi a rimettere in piedi un sistema marcio” avevano scritto in una nota congiunta i presidenti regionali della Cia - la confederazione italiana agricoltori - delle a- ree terremotate, minacciando proteste di piazza se l’emendamento incriminato non fosse sparito. Alle proteste degli agricoltori si sono sommate le prese di posizione dei deputati di Forza Italia, 5stelle, Lega, Sinistra Italiana e Direzione Italiana. Ma quando alla voce “ufficiale” delle opposizioni si è lasciato trapelare, in direzione del banco del governo, anche il mal di pancia dei bersaniani di Mdp, a Palazzo Chigi deve essere scattato il campanello che preannuncia l’avvici narsi della tempesta perfetta. “Ho presentato la proposta su una base di una decisione collegiale del governo, si tratta di un atto di coraggio dopo cinquant’anni di codardia, chiedo il tempo di poter consultare il governo su questo punto”, si è giustificato il viceministro all’Economia Enrico Morando prima che i lavori della Commissione venissero sospesi e aggiornati al pomeriggio.
POI la decisione finale. Storico feudo della Democrazia cristiana fin dal secondo dopoguerra, la Federconsorzi viene commissariata il 17 maggio 1991 dal governo Goria per i gravi dissesti finanziari. In questi 26 anni la gestione dell’organizzazione dei consorzi agrari è stata messa sotto esame anche da una commissione parlamentare d’inchiesta costituita il 2 marzo del 1998. Una legge del 1999 aveva disposto lo sciogli- mento della vecchia Federconsorzi ma nel 2010 una nuova norma, introdotta ancora come emendamento nell’ambito del decreto milleproroghe, ha cancellato l’obbligo. L’attuale commissario ha concordato il pagamento da parte dello Stato di 72 milioni per liquidare, in alcuni casi anche dopo 30 anni, gli stipendi degli ultimi 800 dipendenti. Un accordo che sarebbe stato anche questo cancellato con l’emendamento bocciato ieri in commissione.
I soldi si erano trovati invece per puntellare i consorzi. Nel quinquennio 2011-2015, la perdita cumulata è di 89 milioni di euro. Circa la metà sarebbe stata sanata con la “mini manovra” del governo Gentiloni. Una parte delle perdite in bilancio sono le minus valenze conseguenti all’acquisto di azioni di banche oggi in grave dissesto, come la Popolare di Vicenza.
Contrordine
La retromarcia dopo le proteste delle opposizioni e del mondo agricolo non allineato