Le Comunali nascoste che tutti temono di perdere
Due settimane Al voto l’11 giugno per l’ultima volta prima delle Politiche, ma i leader nazionali ne stanno lontani: ecco perché
MMilioni e qualche decina di migliaia di elettori: quelli chiamati al voto a giugno, il 18% circa del corpo elettorale ancano due settimane e, a parte alcune analisi sui giornali riguardo alle città più grandi, le Amministrative dell’11 giugno non esistono nell’agenda politica nazionale: una corsa a nascondere l’ultimo appuntamento elettorale prima delle Politiche. E dire che si vota in 1.012 Comuni su ottomila e dispari: quattro sono capoluoghi di Regione ( Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo), 21 di Provincia tra cui città che sono un simbolo per la politica italiana degli ultimi anni (Parma, Taranto, etc). Pure la platea elettorale non è disprezzabile: oltre 9 milioni di italiani, circa il 18% dell’intero corpo elettorale. Cosa succede nei principali partiti? Una breve panoramica.
PD. Dalla “non” campagna per le primarie, Matteo Renzi è passato alla “non” campagna per le Comunali. Per il segretario del Pd è come se le elezioni dell’11 giugno non ci fossero. In effetti, stando ai risultati, la sua strategia sembra l’unica possibile. Prima della sconfitta al referendum, il Pd di Renzi aveva perso nel 2016 Roma e Torino, e l’anno prima la Regione Liguria: una sconfitta che ha segnato il cambio di vento per l’ex premier. E così, il rischio che la prossima tornata elettorale fosse la débâcle definitiva era più che concreto. Tanto è vero che gli oppositori interni di Renzi guardano al voto di giugno come la prima occasione per rimettere in discussione il leader. In realtà, dicono dal Nazareno, gli ultimi sondaggi fanno registrare un moderato ottimismo: il Pd andrebbe al ballottaggio col centrodestra nelle principali città (tranne Taranto). I vertici rivendicano di aver tenuto unito quasi dovunque il centrosinistra e aver cercato candidature unitarie. In molte città, però, i democratici hanno subìto la scelta del candidato: è così a Genova, dove Gianni Crivello (il favorito) è un ex Sel; oppure a Palermo, dove il candidato è Leoluca Orlando o a Lecce, dove Carlo Salvemini è un ex Pd. A Vero- na, Orietta Salemi viene dalle primarie, ma a Padova Sergio Giordani è un civico. Insomma, il Pd renziano in questa partita è riuscito a imporre poco. E dunque, la campagna è tutta sui territori, con la moderata presenza dei big nazionale. Per adesso, non esiste un’agenda di Renzi: non si sa quali e quante iniziative farà, anche se l’intenzione è di legare la campagna alle presentazioni del suo libro (che, peraltro, più volte annunciato, non è ancora uscito).
CINQUE STELLE. La linea resta quella del profilo basso, perché in queste Comunali il M5S arrancherà di certo. Ma ora “serve più impegno”. Nella sua breve apparizione alla Camera di tre giorni fa, Davide Casaleggio ha riunito lo staff e alcuni parlamentari, e ha chiesto di intensificare il lavoro nei capoluoghi che andranno al voto. A partire da Genova, la città di Beppe Grillo, dove ad oggi il M5S pare non poter arrivare al ballottaggio. “I numeri di alcuni sondaggi però non sono così negativi”, riflettono (sperano) nel Movimento. Ma di certo nessuno si è sorpreso per il sondaggio diffuso mercoledì scorso dal Tg di La7, secondo cui i 5Stelle non andranno al secondo turno nelle quattro principali città in ballo. Un esito nelle cose, anche e soprattutto per gli autogol commessi dal M5S: nel capoluogo siciliano, con tre deputati indagati per l’inchiesta sulle firme false, e a Genova, dove Grillo ha sconfessato il risultato delle Comunarie estromettendo la vincitrice Marika Cassimatis. Ora, comunque, si accelera. Anche a Taranto, dove il M5S era ed è primo, nonostante sia frantumato in tre liste per le Comunarie, per una guerra interna che spinge molti parlamentari a girare al largo da iniziative in città.
È stato chiesto ai big anche di andare in massa a Palermo, più che altro per dare un segnale. Si è invece aperto un varco a Trapani, per effetto dei guai giudiziari del centrodestra: il candidato di Ap Fazio arrestato, il forzista D’Alì su cui pende la richiesta di soggiorno obbligato. E a giovarsene potrebbe essere il M5S, che batte a tappeto la Sicilia in funzione delle Regionali di novembre, dove è favorito. A margine, si confida nel traino della sindaca Appendino per Asti e Alessandria, e in un’impresa a Carrara. Speranze a fronte di una paura concreta: quella di non prendere neppure un capoluogo su 25.
MDP. Una pioggia di liste civiche, spesso e volentieri alleate con il Pd. Alle Amministrative gli ex dem (ed ex Si) di Articolo 1-Mdp non si presenteranno con il proprio simbolo. “Prima aspettiamo che si completi il processo di aggregazione a sinistra”, sostiene Massimiliano Smeriglio, il responsabile Enti locali del movimento. “N el 60-70 per cento dei capoluoghi siamo alleati con i Dem” ricorda Smeriglio, a conferma che sui territori la scissione è ancora più teorica che pratica. Mdp punta soprattutto su Genova, dove il candidato del centrosinistra è Gianni Crivello, assessore della giunta “rossa” di Doria, Palermo e L’Aquila. E confida in un ottimo risultato del suo candidato civico a Catanzaro, più alcuni centri lombardi ed emiliani.
CENTRODESTRA. Diviso alle Politiche, compatto alle Amministrative. A livello nazionale l’asse Berlusconi-Salvini perde consistenza giorno dopo giorno, con l’avanzare del Nazareno bis sulla legge elettorale. Nella maggior parte delle città, invece, il centrodestra ha ancora la capacità di riunirsi attorno allo stesso candidato. Succede soprattutto al Nord, dove la Lega conserva ovviamente un notevole peso negoziale. Il Carroccio, Forza Italia e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni corrono insieme a Genova, L’A q u il a , Lucca, Monza, Padova, Parma, Piacenza e Verona (solo per citare i Comuni principali). Nelle città del Sud la situazione è più fluida: a destra come a sinistra i partiti rinuncia- no volentieri al proprio simbolo per nascondersi nelle liste civiche. A Palermo, Lega e Fdi hanno appoggiato la candidatura “sovranista” di Ismaele La Vardera.
E Angelino Alfano? Alternativa popolare va dove soffia il vento. A Catanzaro, per esempio, appoggia il candidato (favoritissimo) di centrodestra, il sindaco uscente Sergio Abramo. A Palermo, invece, gli alfaniani si sciolgono in una lista unica col Pd, in sostegno a Leoluca Orlando (ancora più favorito).
LA PAURA DEL CAPPOTTO
I 5Stelle sperano a Taranto e Trapani ma il timore concreto è di non prendere nemmeno un capoluogo
MI SI NOTA DI PIÙ SE NON VENGO Renzi non fa campagna elettorale e si aggancia ai candidati degli altri, come Crivello e Orlando