Il Fatto Quotidiano

La tomba dell’Arte svenduta e perduta da Franceschi­ni

Tre anni di mala gestione dell’immenso patrimonio italiano, dalla guerra alle Soprintend­enze al liberismo sfrenato

- » GIAMPIERO CALAPÀ E VITTORIO EMILIANI

La gestione Franceschi­ni del prezioso patrimonio paesaggist­ico e culturale in poco più di tre anni ha provocato una concatenaz­ione di disastri. I modelli, se di modelli si può parlare, dell’iniziativa franceschi­niana sono rintraccia­bili in alcuni apparati scarsament­e funzionant­i dell’ottocentes­co Regno di Sardegna e del fascismo, in quest’ultimo caso addirittur­a corretti e rinnegati dal ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai nel 1939.

Al Capo non piacciono, caccia ai vecchi dirigenti

Dario Franceschi­ni è ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo dal 22 febbraio 2014, giorno in cui Matteo Renzi strappa la campanella di Palazzo Chigi dalle mani di Enrico Letta dando il ben servito anche a Massimo Bray. Qual è il vangelo che definisce l’azione di governo di Franceschi­ni, chiamato a sostituire una figura di prestigio come quella di Bray (ora reduce dal successo senza precedenti del Salone del libro di Torino, edizione 2017)? Ebbene le linee programmat­iche franceschi­niane sono state anticipate proprio dal libello di Matteo Renzi: Stil novo, la rivoluzion­e della bellezza da Dante a Twitter (Rizzoli, 2012). Infatti, è dall’esperienza fiorentina di Renzi sindaco – ai tempi in cui definiva Franceschi­ni “vicedisast­ro” – che nasce il fastidio per la figura del soprintend­ente. È un soprintend­ente che non permette di raschiare l’affresco del Vasari a Palazzo Vecchio (improbabil­e per gli esperti ritrovare là sotto “La battaglia di Anghiari” di Leonardo) e sempre le Soprintend­enze contestera­nno l’affitto di Ponte Vecchio per la festa della Ferrari di Montezemol­o e impedirann­o il rifaciment­o dell’incompiuta facciata di San Lorenzo. Quindi i soprintend­enti vanno depo- tenziati, meglio sarebbe cancellarl­i. Un primo scorporame­nto franceschi­niano riguarda “valorizzaz ione” e “tutela” dei beni culturali. La tutela rimane alle soprintend­enze ma la valorizzaz­ione viene posta in capo ad altri organismi dello Stato, una sorta di ufficio turistico nazionale. I meccanismi diventano più farraginos­i ma il vero colpo di grazia è la scissione dei musei dal proprio territorio, compresi quelli di scavo. Una mole immensa di patrimonio da dividere: sedi, archivi cartacei, fotografic­i e personale, poco e anziano (età media 55 anni, nessuno nato dopo il 1982).

Caos, paradossi e danni irreparabi­li

Caos e paradossi, e danni: un esempio sono gli 8.815 Nuraghe in Sardegna, vero museo a cielo aperto, inscindibi­le dal territorio; erano uno in più ma quello di Tertenia è crollato nell’autunno 2016 dopo anni di inascoltat­i allarmi e richieste di fondi da parte della Soprintend­enza. In Toscana, poi, c’è l’esempio migliore per spiegare il paradosso delle scissioni franceschi­niane: Populonia, frazione del comune di Piombino. Qui l’importante area di scavo è gestita dalla Soprintend­enza, ma al suo interno c’è il Museo Etrusco, gestito dal Polo museale, riproducen­do in piccolo quella che era la situazione di Berlino Ovest isola nel mare della Germania Est. Al Sud d’Italia la maggior parte del patrimonio artistico è culturale si trova nelle chiese, nelle abbazie, nelle cappelle e nelle regge. Al Nord nelle Pi- nacoteche, statali e civiche dopo le soppressio­ni degli ordini religiosi prima per mano di Napoleone e poi del nuovo Stato unitario risorgimen­tale. Va da sè come sia impossibil­e scindere anche fisicament­e i musei archeologi­ci dagli scavi e quindi dal territorio. È da questo aspetto che si capisce la vera ratio della riforma franc es chini ana: criteri e compensazi­oni politico- clientelar­i così come svelato dalla sentenza delTard el Lazio rispetto alle nomine bocciate dei cinque supermanag­er.

Accorpamen­ti e ritorni al passato

Con una norma sbrigativa Franceschi­ni fa saltare le Soprintend­enze archeologi­che accorpando­le in un solo organismo con Belle arti e paesaggio. Antonio Paolucci, già sovrintend­ente, già direttore dei Musei Vaticani e ministro nel governo Dini (1995-96), definisce così l’operazione: “Un mostro”. Un accorpamen­to del genere era già stato approntato nel 1923 dal Partito nazionale fascista. Ma fu lo stesso fascismo ad accorgersi dell’imperdonab­ile errore nel 1939, quando il ministro Giuseppe Bottai, conscio del valore delle specializz­azioni, cancellò gli accorpamen­ti. Invece, i profeti della Rottamazio­ne hanno deciso di ritornare al pre- Bottai rottamando, in buona sostanza, controlli e procedure tecnico- scientific­he che spesso salvano la vita del patrimonio artistico e culturale.

Un salto indietro fino al Regno sabaudo

Laddove Franceschi­ni non arriva poi, ci ha pensato Marianna Madia, ministro della Pubblica amministra­zione, con unanormauc cidi-Soprintend­enze. L’ arma fine di mondo, l’ applicazio­ne definitiva dello Stilnovo renziano, infatti, è stato il depotenzia­mento dei soprintend­enti, che diventeran­no gerarchica­mente inferiori ai prefetti. Spetterà, infatti, ai prefetti, e non più ai soprintend­enti, decidere se inviare un archeologo, un dirigente Asl o un elettricis­ta, a un’importante e delicata Conferenza dei servizi, per esempio. Succedeva la stessa cosa, viaggiando a ritroso nel tempo, nel Regno di Sardegna, considerat­o arretrato in materia da studiosi e storici. Altro che inno- vazione e velocità nell’ epoca di Internet, il combinato Franceschi­ni-Madia proietta il patrimonio artistico- culturale direttamen­te nell’Ottocento e non nelle parti d’Italia considerat­e, invece, più avanzate nel sistema di tutela artistico-museale: Granducato di Toscana e Stato Pontificio.

L’ultimo affronto: l’articolo 68 svendi- arte

È l’articolo 68 della legge sulla concorrenz­a l’ ultimo soccorso alla concezione franceschi­niana del patrimonio artistico del Paese: liberalizz­azione totale dell’ esportazio­ne di opere d’arte di proprietà privata. L’Italia diventa, sotto questo punto di vista, col silenzio assenso di Franceschi­ni, un Paese iper- liberista per la gioia di ricchi antiquari e mercanti d’arte di tutto il mondo.

Scissioni

Il paradosso dei musei, anche di scavo, separati dal territorio come a Populonia 55 anni

È l’età-media del personale Mibact

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 ??  ?? MATTEO RENZIIl libello “Stil novo” (2012) è l’ispiratore delle politiche franceschi­niane
MATTEO RENZIIl libello “Stil novo” (2012) è l’ispiratore delle politiche franceschi­niane
 ??  ?? GIUSEPPE BOTTAI Ministro dell’Educazione riconobbe le disfunzion­i del modello ripreso oggi
GIUSEPPE BOTTAI Ministro dell’Educazione riconobbe le disfunzion­i del modello ripreso oggi
 ??  ?? MARIANNA MADIA Ministro della P.a. pone i prefetti a capo dei soprintend­enti
MARIANNA MADIA Ministro della P.a. pone i prefetti a capo dei soprintend­enti
 ??  ?? ANTONIO PAOLUCCI Già direttore dei Musei Vaticani, ex ministro, molto critico col governo
ANTONIO PAOLUCCI Già direttore dei Musei Vaticani, ex ministro, molto critico col governo

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