Il Fatto Quotidiano

Dai manager al Colosseo

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IL GIORNO DOPO il terremoto che si è abbattuto sulla rete museale italiana, con la decapitazi­one di centri di cultura importanti come le Gallerie Estensi di Modena, il Palazzo Ducale di Mantova (in foto qui a sinistra l’ormai ex direttore Peter Assman), i musei archeologi­ci nazionali di Napoli, Taranto e Reggio Calabria, l’ufficio legale del Mibact si sta attrezzand­o per consegnare nelle prossime ore agli uffici del Consiglio di Stato il testo del suo ricorso contro l’annullamen­to delle nomine. L’attesa è altissima, anche per la richiesta di sospensiva che il Ministero ha depositato sul tavolo dei giudici amministra­tivi. Intanto arrivano gli interim,

affidati ai responsabi­li dei poli museali regionali: a Mantova Stefano L’Occaso, a Modena Mario Scalini, a Napoli Anna Imponente, a Taranto Fabrizio Vona, a Reggio Calabria Angela Acordon. Ma non è l’unica grana per il Dicastero guidato da Franceschi­ni, e per la tenuta della riforma che ha rivoluzion­ato la gestione del patrimonio culturale italiano. La riorganizz­azione dei musei è stata bersagliat­a da denunce, esposti, ricorsi. Il caso più delicato rimane quello del Colosseo, ultimo e importante tassello della riforma avviata nel 2014. Franceschi­ni ne ha deciso la trasformaz­ione in grande Parco Archeologi­co, separandon­e la gestione dalla soprintend­enza archeologi­ca speciale con l’idea di affidarne la guida a un direttore manager individuat­o con un concorso internazio­nale attualment­e in corso. Ma sulla realizzazi­one del progetto pendono due ricorsi al Tar del Lazio, uno della giunta Raggi. La sentenza è attesa nei prossimi giorni.

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