Il Fatto Quotidiano

FARINA “BETULLA” E IL BUONGIORNO DI PRIMA PAGINA

- » ROBERTA DE MONTICELLI

Ieri mattina ho avuto un piccolo choc. Mi ha fatto bene: ho finito di svegliarmi. Sì, ma in un Paese più lontano ancora dagli standard di civiltà intellettu­ale e morale di quello che ricordavo quando sono partita, alcuni mesi fa, per fare ricerca in una università americana. Avevo fatto un salto sulla sedia, ascoltando l’attuale conduttore di Prima Pagina, il programma radiofonic­o di rassegna della stampa quotidiana, leggere per esteso un articolo di Renato Farina. Cioè di quel signore, noto alle cronache come l’agente Betulla, che scrive su Libero. Afferro la cornetta e telefono per mettermi in coda fra gli ascoltator­i che chiedono di intervenir­e a rassegna ultimata.

MI RISPONDEun­a voce che non mi chiede le generalità ma solo il nome (mi ha sempre un po’ turbata la circostanz­a che il cittadino che commenta possa essere solo la signora Maria? Dovrebbe almeno essere una rinuncia volontaria). Il signore dall’altra parte mi chiede su cosa voglia intervenir­e, e io sussurro, già un po’ intimidita – “ecco, sulla lettura del pezzo di Renato Farina”. La voce dell’interlocut­ore cambia un po’: “E cosa vuol dire?”. “Ma, comincio a balbettare io, non è l’Agente Betulla? Non è quel signore che fu radiato dall’Ordine dei giornalist­i per aver confessato di aver collaborat­o, quando era vicedirett­ore di Libero, con i Servizi segreti italiani, fornendo informazio­ni e pubblicand­o notizie false in cambio di denaro?”. La voce dall’altra parte mi interrompe, con tono seccato: “Sì, sì, la storia la sap- piamo. E allora?”. Un po’ sconcertat­a, proseguo: “… Come allora? Volevo sempliceme­nte dire che mi pare strano leggere per intero un articolo di un ‘ g io rn a l i s t a ’ così, cioè...”. Mentre cerco le parole per esprimere il concetto che in un Paese civile nessuno, e soprattutt­o nessun collega giornalist­a, dovrebbe più prendere sul serio uno che ha confessato di pubblicare notizie false in cambio di denari, la voce dall’altra parte si arrabbia veramente: “E allora? È un giornalist­a, esprime la sua opinione, e Sansonetti non fa che leggere quello che scrive!” – La cosa che sconcerta è più il tono di voce intimidato­rio che il concetto. Perché Piero Sansonetti è libero di tenere nel conto che crede i fatti accertati, e anche l’idea che, come scrisse Pulitzer, “la nostra Repubblica e la sua stampa vivranno o cadranno insieme. Una stampa disinteres­sata…. Con un’intelligen­za profession­almente attrezzata a conoscere ciò che è giusto e con il coraggio di farla può preservare la pubblica virtù senza la quale il governo del popolo è una finzione e una presa in giro… Una stampa cinica, mercenaria, demagogica, produrrà nel tempo un popolo spregevole come lei stessa”. Sansonetti ha tutto il diritto di pensarla diversamen­te e di dar voce al suo pensiero. Ma il cittadino, credo, dovrebbe avere il diritto di obiettare, in una trasmissio­ne pubblica proprio a questo dedicata. O no?

NATURALMEN­TE mica ci riesco ad articolare questo concetto abbastanza rapidament­e da prevenire la voce che a questo punto ha preso a schernire il mio sconcerto. “E allora? Non può Sansonetti fare il suo mestiere”? Lo choc cresce insieme all’aggressivi­tà della voce dall’altra parte, e così dico sempliceme­nte: “Guardi, non importa, rinuncio”. “Ecco bravissima”, fa la voce dall’altra parte.

Postilla. Sentirsi respinti con nome e cognome è una salutare lezione di umiltà. Ma sentirsi respingere nei panni della signora Maria, e della sua innocenza, è un vero olio di ricino da mandar giù. Perché ti fa toccare con mano, anzi con lo stomaco, quanto vere erano le parole di Pulitzer. Ma non può essere vero, nel cuore di Radio3 – una delle poche voci che ti fanno sperare nella residua civiltà morale e intellettu­ale del Paese! Amici, ditemi che ho sognato. Ditemi che è solo un incubo.

(A proposito: nessun altro ascoltator­e ha fatto una piega a sentirsi spiegare da Farina come stanno le cose sul terrorismo e i migranti).

TERRORE E MIGRANTI Piero Sansonetti legge per intero un articolo di colui che fu radiato (e poi riammesso) dall’Ordine dei giornalist­i

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