Isis: l’unico cristiano buono è quello morto
Attaccati due pullman di copti che si recavano in un monastero, 35 vittime
Sono comparsi tra le sabbie del deserto del Sinai come per effetto di un miraggio horror e dopo aver affiancato due pullman che viaggiavano verso il santuario copto di San Samuele hanno aperto il fuoco uccidendo 35 pellegrini egiziani, tra i quali numerosi bambini, e ferendone gravemente altre decine.
La più antica minoranza cristiana del Medio Oriente è finita nuovamente nel mirino del terrorismo islamico a nemmeno due mesi dalle stragi compiute a pochi giorni dalla Pasqua e dalla visita di Papa Francesco.
Il commando sembra fosse composto da una decina di uomini, di cui uno con il compito di filmare la strage: una prassi che riconduce ancora una volta all'Isis e ai suoi affiliati in Egitto.
“SULL'AUTOBUS c ' e ra n o anche tanti bambini. Prima di ucciderli a colpi di mitra hanno chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero salvati ma i pellegrini hanno rifiutato e così sono stati uccisi. Gli hanno messo la canna dei fucili sulla tempia e alla gola e dopo aver premuto il grilletto li hanno depredati di soldi e oro”, ha detto il parroco della chiesa copta San Mina a Roma, Padre Antonio Gabriel, in un’intervista a Tg2000.
Le forze speciali arrivate poco dopo l'eccidio, hanno bloccato tutti i punti d'in- gresso e di uscita da Minya, a circa 250 chilometri a sud del Cairo, per impedire al commando di fuggire mentre il presidente egiziano, Abdul Fattah al-Sisi, si affrettava a dichiarare lo stato di emergenza e a convocare una riunione con i respon- sabili della Sicurezza. Ma ormai i copti non si fidano più delle promesse del rais egiziano, che, nei fatti, si è dimostrato molto più orientato a reprimere la libertà di critica dell'opposizione laica, dei sindacati indipendenti e degli attivisti per i diritti umani anziché sgominare gli affiliati dello Stato Islamico.
Eppure proprio i copti - circa dieci milioni di persone su 80 milioni - sono coloro che più di ogni altro hanno sostenuto con convinzione e partecipato alle manifestazioni di piazza per chiedere il rovesciamento dell'ex presidente Muhammed Morsi, leader della Fratellanza Musulmana (movimento politico-religioso sunnita) nel 2013.
ORA I COPTI si sentono sfiduciati e abbandonati. Negli ultimi due anni hanno subito numerosi attentati: prima di quello della Domenica delle Palme ad Alessandria c'era stata la strage della vigilia di Natale nella chiesa di San Marco del Cairo e ancora prima altre tre attacchi.
Un incubo a cadenza bimestrale che li sta seguendo ovunque e che, purtroppo, promette di proseguire se i terroristi dell'Isis perderanno definitivamente quella fetta di terreno tra l'Iraq e la Siria che sarebbe dovuto diventare lo stato del Califfo nero.
Gli esperti ritengono infatti che più i jihadisti perdono terreno, più aumentano le azioni dei loro affiliati sparsi nel mondo.
Subito dopo la strage di ieri, un centinaio di copti è sceso per le vie del governatorato di Minya indirizzando slogan pieni di rabbia contro il ministro dell’Interno e chedendone le dimissioni.
Anche Ahmad al -Tayyib, il grande imam dell'università di Al-Azhar, la massima isitituzione dell'islam sunnita, con sede al Cairo, ha condannato la strage definendola “inaccettabile” e finalizzata “a destabilizzare l'Egitto”.
Il grande imam aveva accolto Francesco e condannato durante il loro colloquio il terrorismo in nome di Allah.
Il presidente Abdel Fattah al Sisi ha assicurato che colpirà i campi di addestramento dei miliziani responsabili degli attacchi nel Paese “ovunque essi siano”.
Condanna dell’Imam Ahmad al -Tayyib, dell'Università di AlAzhar, ha definito la strage “inaccettabile”